La governance

Recovery Fund, una cabina di regia Conte-Mef-Mise e 6 manager

Allo studio del governo una Cabina di regia per gestire il Recovery Fund, con l’aiuto di circa 300 esperti: cos'è, a cosa serve e chi ne fa parte

Recovery Fund, una cabina di regia Conte-Mef-Mise e 6 manager

Il governo continua a cercare la quadra sulla cabina di regia del Recovery Fund, per gestire al meglio i 209 miliardi di euro in arrivo dall'Europa per il Piano di ripresa e resilienza (Pnrr), ribattezzato Next Generation Eu.

 

In particolare, si sta cercando di definire la governance del Recovery Plan, basandosi su una struttura piramidale composta da due pilastri: un organo politico in capo a Palazzo Chigi ed un organo tecnico-esecutivo indipendente.

 

Si parla di una regia composta da Conte-Mef-Mise e da sei manager per gestire sei differenti macro-progetti, con l’aiuto di circa 300 esperti. In forse la figura di un super commissario che funga da raccordo tra l’organo politico e quello esecutivo.

 

Vediamo insieme cos’è la cabina di regia del Recovery Fund, chi sono i partecipanti e a cosa servono.


Recovery Plan: allo studio la cabina di regia, cos’è e a cosa serve

L'esecutivo non ha ancora trovato la quadra sulla governance del Recovery Plan

 

La cabina di regia serve per gestire al meglio i fondi Ue del Recovery Fund, ossia i 209 miliardi di euro del Next Generation Eu in arrivo da Bruxelles, per ricostruire e rilanciare l’economia del nostro paese dopo lo tsunami Coronavirus.

 

Conte ne ribadisce l’importanza dichiarando che i 209 miliardi di euro fra prestiti e finanziamenti a fondo perduto "sono per il nostro Paese la sfida della vita" ecco perché sulla gestione dei fondi Ue "ci sarà un grande confronto pubblico e coinvolgeremo tutto il Parlamento", aprendosi all’idea di una gestione meno accentrata da parte di Palazzo Chigi su suggerimento di Pd e Italia Viva.

 

Il presidente del Consiglio ha poi smentito le voci di un possibile rimpasto di governo circolate in relazione alla trattativa: “Smentisco tutto in modo categorico, una cosa sono le aspirazioni di alcuni, del tutto legittime, un’altra sono i dati di fatto”.

 

Siamo nel pieno di una tempesta. In questa pandemia abbiamo superato i 50mila morti, contiamo più di 800 decessi al giorno. Non c’è settore del nostro Paese che non sia soggetto ad un fortissimo stress. Dobbiamo approvare la legge di bilancio più importante degli ultimi decenni. Chi dinnanzi a tutto questo parla di rimpasto, è fuori dal mondo”, ha aggiunto il leader del M5S, Vito Crimi.

 

Tornando al Recovery Plan, secondo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, “grazie al Next Generation EU l'Italia potrà reinventarsi ancora una volta”. “Questo è un Paese di innovatori. Nel corso dei secoli siete sempre stati capaci di ripensare le vostre tradizioni, il vostro artigianato, la vostra industria, e persino la vostra cucina. È grazie a questo spirito che oggi l'Italia può vantare la seconda base industriale d'Europa”.

 

Recovery Fund: da chi sarà composta la cabina di regia

La governance del Recovery Plan per gestire i finanziamenti in arrivo dall’Ue per la ripresa economica post Covid, potrebbe basarsi su due pilastri, ossia essere formata da una componente politica e da una tecnico-esecutiva, in una struttura piramidale.

A guidare l’organo politico potrebbe essere il Ciae, Comitato interministeriale per gli affari europei diretto dal ministro Amendola in simbiosi con il premier Conte, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli (Conte-Mef-Mise).

 

Per quanto riguarda invece l’organo esecutivo si parla di sei manager responsabili ognuno di sei aree specifiche indicate nella bozza del Recovery Fund:

 

  • digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo;

  • rivoluzione verde e transizione ecologica;

  • infrastrutture per la mobilità;

  • istruzione, formazione, ricerca e cultura;

  • equità sociale, di genere e territoriale;

  • salute

 

Ogni manager avrà la responsabilità di un singolo cluster, col potere di sostituirsi ai soggetti attuatori, ed insieme potranno contare sulla collaborazione di circa 300 esperti. La scelta dei manager ricadrebbe sul governo.

 

Spunta anche un “super dirigente” che funga da raccordo tra Conte, Gualtieri e Patuanelli ed i 6 manager, per riferire sullo stato di avanzamento dei progetti, ma l’idea sembra essere ampiamente dibattuta.

 

Una volta definito l’intero assetto della governance del Recovery Fund bisognerà inserirlo con una norma nella legge di Bilancio 2021, la cui approvazione definitiva è attesa entro la fine dell’anno.

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