giorno 378 del conflitto

Ucciso il leader di Hamas Sinwar, Netanyahu: “La fine vicina”

La morte di Sinwar scuote Gaza. Israele celebra, Iran e Hezbollah intensificano la resistenza. Pressioni per cessate il fuoco e liberazione ostaggi.

Ucciso il leader di Hamas Sinwar, Netanyahu: “La fine vicina”

Il conflitto tra Israele e Hamas ha raggiunto un nuovo punto di svolta con la morte del leader di Hamas Yahya Sinwar. Ucciso durante un’operazione israeliana a Rafah, Sinwar era una delle figure più influenti del gruppo. Mentre Israele celebra questo evento come un passo cruciale verso la conclusione della guerra, le reazioni nel mondo arabo sono diverse: Iran e Hezbollah promettono una intensificazione della resistenza, mentre pressioni internazionali per un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi si fanno sempre più forti. Intanto, le operazioni militari continuano sia a Gaza che in Libano.

 

Uccisione di Sinwar: una svolta nella guerra di Gaza

La morte di Yahya Sinwar rappresenta uno dei colpi più duri per Hamas dall’inizio del conflitto con Israele. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che l’uccisione del leader segna “l’inizio della fine della guerra a Gaza”. Sinwar, ucciso per caso e riconosciuto grazie all’arcata dentale, era considerato il principale architetto degli attacchi del 7 ottobre 2023, che scatenarono una risposta militare israeliana senza precedenti. La sua morte ha provocato reazioni contrastanti: mentre in Israele si festeggia l’evento, l’Iran ha promesso che lo “spirito della resistenza sarà rinforzato e che Sinwar diventerà un modello per le nuove generazioni palestinesi.

 

Reazioni internazionali: tra celebrazioni e minacce

Il capo del Comando Centrale degli Stati Uniti (Centcom), il generale Michael Kurilla, ha elogiato Israele per l’eliminazione di Sinwar, sottolineando che coloro che scelgono la via del terrorismo devono aspettarsi un simile destino. Gli Stati Uniti hanno ribadito il loro impegno a sostenere Israele, specialmente nella liberazione degli ostaggi ancora trattenuti a Gaza, tra cui sette cittadini americani.

Nel frattempo, la missione permanente dell’Iran alle Nazioni Unite ha reagito con toni molto diversi, definendo la morte di Sinwar un “martirio” che rafforzerà la resistenza contro Israele. Hezbollah, il gruppo sciita libanese, ha dichiarato di aver ucciso 55 soldati israeliani e ferito oltre 500 in Libano, annunciando una nuova fase di escalation nel conflitto con Israele, con l’uso di missili guidati di precisione.

 

Le conseguenze umanitarie

Sul piano umanitario, il conflitto continua a devastare le vite dei civili sia in Gaza che in Libano. Secondo il Ministero della Salute di Gaza, dal 7 ottobre 2023, oltre 42.000 palestinesi sono stati uccisi e quasi 100.000 feriti dagli attacchi israeliani. Solo nelle ultime 24 ore, 29 palestinesi sono morti e 93 sono stati feriti. In Libano, le autorità locali hanno confermato la morte di 45 persone, di cui oltre la metà nella città di Nabatiyeh, a causa dei bombardamenti israeliani.

La presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, ha chiesto un immediato cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. “Con la morte di Sinwar si apre una nuova fase: è tempo che tutti gli ostaggi siano rilasciati e che inizi la ricostruzione di Gaza”, ha dichiarato Meloni, ribadendo il supporto dell’Italia per una soluzione politica che porti alla creazione di due Stati.

 

Il futuro rimane incerto

Sebbene Israele celebri l’eliminazione di Sinwar come una vittoria significativa, la guerra a Gaza è tutt’altro che conclusa. Netanyahu ha promesso di continuare l’offensiva fino a quando tutti gli ostaggi non saranno liberati e Hamas sarà completamente smantellato. “La morte di Sinwar segna la fine del potere di Hamas a Gaza”, ha dichiarato in una conferenza stampa, ma resta da vedere se questa affermazione si tradurrà in una pace duratura.

Con le pressioni internazionali per un cessate il fuoco che aumentano, i prossimi giorni saranno cruciali per determinare l’evoluzione del conflitto. Da un lato, Israele cerca di mantenere il controllo della situazione, dall’altro, gruppi come Hezbollah e l’Iran sembrano pronti a intensificare la resistenza, alimentando così l’incertezza su un futuro risolutivo per la regione.

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