371° giorno di conflitto

La guerra di Gaza prosegue tra pressioni diplomatiche e avvertimenti

Continuano le tensioni tra Israele e ONU, ma la crisi umanitaria e gli sforzi diplomatici per evitare un conflitto regionale sono sempre più difficili

La guerra di Gaza prosegue tra pressioni diplomatiche e avvertimenti

L’area mediorientale resta immersa nel caos, con la guerra tra Israele e Gaza che raggiunge il 371° giorno. Le forze israeliane continuano le operazioni militari nella Striscia di Gaza, mentre i timori di un’escalation in Libano crescono. Nel frattempo, Hezbollah lancia nuovi attacchi e gli Stati Uniti e l’Iran intensificano gli sforzi diplomatici per contenere la crisi. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha sottolineato la necessità di una soluzione diplomatica, mentre le Nazioni Unite continuano a denunciare la crisi umanitaria, con aiuti ridotti al minimo nella regione. Dal 1° ottobre, infatti, nessun aiuto alimentare è entrato nel nord di Gaza. Farhan Haq, portavoce dell’Onu, ha dichiarato che i principali valichi sono stati chiusi, rendendo impossibile l’accesso ai rifornimenti. “Gli aiuti per Gaza sono ai minimi storici,” ha avvertito, mentre le riserve di cibo stanno per esaurirsi.

 

Unifil e le evacuazioni di Gaza

Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha respinto con forza le accuse nei confronti dei militari italiani, dopo che le truppe di Unifil sono state coinvolte in scontri con Hezbollah nel sud del Libano. “I nostri militari non sono terroristi di Hezbollah,” ha dichiarato Tajani in un’intervista, rimarcando il fatto che la loro presenza è stata decisa dalle Nazioni Unite. 

Anche il ministro della Difesa Guido Crosetto, durante una visita ai militari italiani in Kosovo per il passaggio di consegne del contingente ONU della missione Kfor, ha ribadito la posizione dell’Italia in merito alla presenza delle sue truppe in Libano nell’ambito della missione Unifil, nonostante i recenti attacchi israeliani. “Siamo lì con il mandato delle Nazioni Unite e non ci muoveremo su imposizione di altri. Pretendo rispetto da Israele, una nazione amica, ma l’Italia non prende ordini da nessuno” ha dichiarato Crosetto, riferendosi a pressioni per lo spostamento delle truppe italiane.

In tono provocatorio, il ministro ha poi aggiunto: “La prossima volta cosa facciamo, rispondiamo?”. Crosetto ha sottolineato che la gravità dell’attacco non deve essere sottovalutata e ha precisato che qualsiasi decisione sul futuro della missione verrà presa dalle Nazioni Unite. Riguardo le motivazioni dell’incursione israeliana in Libano, Crosetto ha evidenziato che Israele ha giustificato l’azione come necessaria per garantire la sicurezza, a causa della minaccia rappresentata dai missili di Hezbollah. Tuttavia, ha assicurato che l’Italia è stata tra le nazioni che hanno reagito con maggiore fermezza, chiedendo spiegazioni ufficiali.

Per quanto riguarda una possibile missione italiana in Cisgiordania, il ministro ha dichiarato che l’Italia valuterà attentamente le condizioni di sicurezza prima di inviare qualsiasi contingente. “Non manderemo mai nessuno senza la garanzia di sicurezza. I carabinieri sono stati scelti per formare le forze di polizia locali, ma questo avverrà solo se tutte le parti in gioco ci rispetteranno e se ci saranno le condizioni per operare in tranquillità.

Nel frattempo, l’Idf (Israeli Defense Forces) ha emesso un nuovo ordine di evacuazione per i residenti di Gaza Nord, esortandoli a spostarsi a sud attraverso i corridoi umanitari. L’esercito israeliano, tramite il portavoce Avichay Adraee, ha affermato che l’area designata è ora una zona di combattimento pericolosa.

 

Hezbollah e il timore di un conflitto regionale

Sul fronte libanese, Hezbollah ha rivendicato il lancio di missili contro una base israeliana nei pressi di Haifa. Nonostante l’attacco, non sono stati attivati gli allarmi antiaerei, secondo quanto riportato dal Times of Israel. Hezbollah ha anche avvertito i residenti israeliani di allontanarsi dai siti militari nel nord del Paese. Questa escalation ha alimentato i timori di un conflitto più ampio, mentre Blinken ha sottolineato l’importanza di evitare che la guerra si estenda al Libano.

Gli Stati Uniti stanno cercando di convincere Israele a evitare attacchi ai siti nucleari e petroliferi iraniani, secondo fonti citate dalla Cnn. Preoccupazioni simili sono state espresse dagli alleati americani nel Golfo Persico, che temono un impatto devastante sull’economia regionale in caso di attacco agli impianti petroliferi iraniani.

 

Crisi umanitaria e diplomazia internazionale

La situazione umanitaria continua a peggiorare. Il ministero della Salute del Libano ha riferito che negli ultimi 24 ore, 60 persone sono state uccise negli attacchi israeliani, con un bilancio complessivo del conflitto che sale a oltre 2.200 morti. Anche nella Striscia di Gaza, la protezione civile ha denunciato la morte di 30 persone, tra cui donne e bambini, a seguito di bombardamenti israeliani contro il campo profughi di Jabalia.

In questo drammatico scenario, la comunità internazionale è divisa. Il governo iraniano sta conducendo intensi sforzi diplomatici per limitare le possibili rappresaglie israeliane, mentre il Nicaragua ha annunciato l’inizio della rottura dei legami diplomatici con Israele. Dall’altra parte, l’inviato speciale degli Stati Uniti in Libano, Amos Hochstein, ha dichiarato che Washington sta lavorando senza sosta per un cessate il fuoco nel Paese.

Nonostante questi tentativi, la tensione rimane alta. Il primo ministro irlandese Simon Harris ha esortato Israele a interrompere gli attacchi contro le forze di pace dell’Unifil, sostenendo che tali azioni minano gli sforzi della comunità internazionale per trovare una soluzione pacifica al conflitto.

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