nel sud del libano

Unifil, tensioni in Medio Oriente: Israele-ONU in rotta di collisione

L’esercito israeliano ha colpito delle basi della missione di pace, ferendo due caschi blu indonesiani. Forte condanna internazionale e dell’Italia

Unifil, tensioni in Medio Oriente: Israele-ONU in rotta di collisione

Nel conflitto in corso tra Israele e le forze armate di Hezbollah, la situazione nel sud del Libano e nella Striscia di Gaza continua a degenerare. Le tensioni tra Israele e la missione di pace Unifil, guidata dalle Nazioni Unite, hanno subito un’escalation dopo che due soldati indonesiani sono stati feriti da un attacco israeliano. Dichiarazioni internazionali di condanna si moltiplicano, con i leader globali che richiedono il rispetto del diritto umanitario internazionale. Nel frattempo, le forze israeliane intensificano le operazioni militari contro la Jihad islamica, aggiungendo ulteriore pressione su un quadro già teso e delicato.

 

Attacco a Unifil: tensioni tra Israele e la comunità internazionale

Il conflitto tra Israele e i gruppi militanti palestinesi ha subito un’ulteriore escalation dopo che l’esercito israeliano ha colpito delle basi della missione di pace Unifil nel sud del Libano, ferendo due caschi blu di nazionalità indonesiana. Questo episodio ha suscitato una forte condanna internazionale. Il premier italiano Giorgia Meloni ha definito l’attacco “inaccettabile”, mentre il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha dichiarato che “Italia e ONU non prendono ordini da Israele”. Anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha espresso la sua preoccupazione, affermando che “gli attacchi alle missioni di pace delle Nazioni Unite sono irresponsabili e non possono essere tollerati”.

In risposta, Israele ha giustificato l’azione militare, dichiarando che l’operazione faceva parte di una più ampia campagna per neutralizzare le minacce provenienti dai territori controllati da Hezbollah. Tuttavia, le tensioni restano alte, con l’Unifil che ha scelto di mantenere la propria posizione nel sud del Libano nonostante le richieste israeliane di ritirarsi di almeno cinque chilometri a nord per garantire la sicurezza del personale.

 

Escalation militare: la Jihad islamica palestinese nel mirino

Parallelamente agli sviluppi nel sud del Libano, le forze di difesa israeliane (Idf) hanno condotto un’operazione in Cisgiordania, dove è stato ucciso Mohammad Abdullah, comandante della Jihad islamica palestinese a Tulkarem. Abdullah, che aveva preso il posto del suo predecessore ucciso ad agosto, era ritenuto responsabile di numerosi attacchi contro le truppe israeliane utilizzando esplosivi. Nel raid, oltre a Abdullah, è stato ucciso un altro combattente, Awad Omar, e le truppe israeliane hanno sequestrato i loro corpi.

L'attacco fa parte di una più ampia strategia israeliana per colpire i leader militari delle fazioni palestinesi, che rappresentano una minaccia costante per la sicurezza del paese. Le operazioni israeliane in Cisgiordania e Gaza si sono intensificate negli ultimi mesi, con un focus particolare sulla neutralizzazione delle capacità militari della Jihad islamica e di Hamas.

 

Reazioni internazionali: solidarietà e critiche contro Israele

Le reazioni internazionali non si sono fatte attendere. Il governo indonesiano ha condannato con forza l’attacco contro i suoi soldati di Unifil. L’ambasciatore indonesiano alle Nazioni Unite, Hari Prabowo, ha criticato aspramente Israele, accusandolo di agire al di sopra del diritto internazionale e dei valori di pace condivisi. Anche il Canada, tradizionalmente alleato di Israele, ha definito l’attacco “allarmante e inaccettabile”, sottolineando l’importanza di garantire la sicurezza delle forze di pace.

Dalla parte opposta, il rappresentante israeliano all’ONU, Danny Danon, ha giustificato l’azione militare, affermando che il silenzio della comunità internazionale ha armato la mano di Israele. Danon ha anche rivolto un appello alle forze di pace di Unifil, esortandole a spostarsi più a nord per evitare di essere coinvolte negli scontri in corso tra Israele e Hezbollah.

 

Prospettive future: la questione iraniana

Sul fronte diplomatico, Israele continua a pianificare le sue mosse strategiche contro l’Iran. Dopo l’attacco missilistico da parte di Teheran il 1° ottobre, Israele ha intensificato i preparativi per una rappresaglia. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha discusso del piano con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden in una recente telefonata, durante la quale è emersa una generale sintonia tra i due paesi riguardo alle sfide strategiche in Medio Oriente. Tuttavia, alcune fonti americane ritengono che i piani israeliani siano ancora troppo aggressivi.

Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha dichiarato che l’operazione sarà “mortale, precisa e soprattutto sorprendente”. Israele attende ora solo il via libera formale dal suo Gabinetto di guerra per agire contro l’Iran, una mossa che potrebbe scatenare nuove tensioni nella regione e alimentare ulteriormente il conflitto con i gruppi armati filo-iraniani in Libano e Gaza.

 

Il conflitto tra Israele e i gruppi armati nella regione continua a evolversi rapidamente, con conseguenze potenzialmente disastrose per la stabilità del Medio Oriente. Le tensioni tra Israele e la comunità internazionale, in particolare con l’ONU, sono destinate a crescere se non verranno trovate soluzioni diplomatiche. La situazione rimane critica e, con l’Iran sempre più coinvolto, gli sviluppi futuri potrebbero determinare un nuovo capitolo nella già lunga e complessa storia di conflitti della regione.

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