giorno 364 del conflitto

MO, spirale di violenza senza tregua. In Iran i funerali di Nasrallah

Lo Stato Ebraico intensifica i raid in Libano e Cisgiordania, tra gli obiettivi anche Hashem Safi Al Din. Biden: “Possiamo evitare una guerra totale”.

MO, spirale di violenza senza tregua. In Iran i funerali di Nasrallah

Nel 364° giorno dall’inizio del conflitto tra Israele e Hamas, il Medio Oriente è sempre più in bilico. I raid israeliani continuano a colpire obiettivi sensibili in diverse aree del Libano, della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, mentre la tensione internazionale cresce. Gli attacchi hanno provocato vittime civili, e alcuni leader chiave di gruppi come Hamas ed Hezbollah sono stati eliminati. Le dichiarazioni delle parti coinvolte fanno temere un allargamento delle ostilità, con l’Iran che minaccia apertamente di intervenire contro chiunque supporti Israele. Sul fronte diplomatico, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha espresso fiducia nella possibilità di evitare una guerra totale, ma riconosce che la situazione resta estremamente complessa. Sullo sfondo, i funerali di Hassan Nasrallah a Teheran segnano un momento di alta tensione simbolica, accendendo ulteriormente il conflitto.

 

Raid su Beirut e Khan Younis: Israele punta Safi Al Din

Nelle ultime ore, le forze armate israeliane hanno intensificato gli attacchi aerei su Beirut, con l’obiettivo di colpire Hashem Safi Al Din, considerato il possibile successore di Hassan Nasrallah alla guida di Hezbollah. Secondo quanto riportato da fonti israeliane a Axios, Safi Al Din è ritenuto una figura centrale nella strategia del gruppo libanese, il che ha spinto Israele a tentare di eliminare la sua leadership in anticipo. Beirut è stata colpita da almeno 11 raid consecutivi nella notte, con forti esplosioni che hanno fatto tremare edifici nella capitale libanese e nelle zone circostanti.

Contemporaneamente, nella Striscia di Gaza, un attacco su Khan Younis ha causato numerosi morti e feriti. L’agenzia palestinese Wafa riferisce che una delle case colpite appartiene alla famiglia Abu Jazar, senza però fornire ulteriori dettagli sul numero delle vittime. Gli scontri nella regione non accennano a diminuire e si allarga il bilancio delle vittime.

 

Cisgiordania sotto assedio: ucciso leader di Hamas

In Cisgiordania, un attacco aereo israeliano ha colpito il campo profughi di Tulkarm, provocando almeno 18 morti. Tra le vittime, secondo quanto confermato dall’esercito israeliano, figura un importante leader locale di Hamas, Zahi Yaser Abd al-Razeq Oufi. Questo raid è stato uno dei più letali degli ultimi decenni nella regione, e ha ulteriormente alimentato l’indignazione tra la popolazione palestinese. Il ministro della Sanità palestinese ha denunciato l’azione militare, dichiarando che le vittime sono state tutte “martiri dell’occupazione”.

Nonostante l’intensificarsi degli attacchi, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha espresso ottimismo sulla possibilità di evitare una guerra totale. “Non credo che ci sarà una guerra su larga scala. Possiamo ancora evitarla, ma c’è molto lavoro da fare”, ha affermato Biden in un discorso rivolto alla stampa. Parole che riflettono una preoccupazione crescente all’interno della comunità internazionale, dove si teme che il conflitto possa rapidamente degenerare, coinvolgendo altri attori regionali, tra cui l’Iran.

 

Il ruolo dell’Iran e il monito agli alleati di Israele

Teheran ha reagito duramente all’uccisione di Nasrallah e all’intensificarsi dei raid israeliani. Durante i funerali del leader di Hezbollah, la Guida Suprema Ali Khamenei ha condotto la preghiera del venerdì, un evento che ha sottolineato l’importanza simbolica della morte di Nasrallah per il mondo sciita. Ma la risposta iraniana non si è limitata al campo retorico. L’Iran ha lanciato un chiaro avvertimento: chiunque sostenga Israele diventerà un “obiettivo legittimo. La missione iraniana presso le Nazioni Unite ha ribadito che l’Iran risponderà a qualsiasi aggressione, sottolineando che Paesi coinvolti indirettamente nel conflitto saranno trattati alla stessa stregua di Israele.

Se un Paese aiuta l’aggressore, sarà considerato complice e diventerà un obiettivo legittimo”, ha dichiarato la missione iraniana in un comunicato. L’avvertimento è diretto principalmente ai Paesi occidentali, ma anche agli alleati regionali di Israele, come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, che potrebbero essere trascinati nel conflitto.

 

Mentre i cieli di Haifa e della Galilea risuonano di sirene antimissile e la popolazione tenta di trovare riparo dagli attacchi, la diplomazia internazionale è al lavoro per cercare di disinnescare una crisi che sembra avvicinarsi pericolosamente a un punto di non ritorno. Tuttavia, le prospettive di una pace stabile restano lontane, con troppe parti in gioco e troppi interessi contrapposti. La possibilità di una guerra totale non è ancora scongiurata.

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