la spirale della rappresaglia

MO, l’Iran attacca Israele, Netanyahu: “Grave errore che pagherà”

Teheran ha lanciato 200 missili come risposta all’uccisione di Nasrallah. “La nostra azione è finita” ha dichiarato il ministro degli esteri iraniano

MO, l’Iran attacca Israele, Netanyahu: “Grave errore che pagherà”

A quasi un anno dall'inizio del conflitto tra Israele e Gaza, le tensioni in Medio Oriente si intensificano con una drammatica escalation: Teheran ha lanciato un massiccio attacco missilistico contro Israele, giustificandolo come una risposta all’uccisione di leader di Hezbollah e Hamas da parte dell’aviazione israeliana. Pur avendo intercettato la maggior parte dei missili, Israele ha reagito con raid aerei su Beirut, che hanno provocato la morte di 55 persone. La situazione geopolitica della regione, già gravemente compromessa, sembra ora sul punto di sfuggire a ogni controllo.

 

Iran-Israele: la spirale della rappresaglia

L'attacco iraniano, avvenuto nelle prime ore di ieri, è stato immediatamente descritto dalle autorità di Teheran come un'azione di legittima difesa. Abbas Araghchi, ministro degli Esteri iraniano, ha dichiarato che i 200 missili balistici lanciati verso Israele hanno colpito esclusivamente "obiettivi militari e di sicurezza". Teheran ha invocato il diritto alla difesa sancito dalla Carta delle Nazioni Unite, ritenendo l'azione una rappresaglia per l'assassinio di leader di Hezbollah e di alti funzionari iraniani, come il generale Abbas Nilforushan, ucciso in un attacco aereo israeliano a Beirut la scorsa settimana.

"La nostra azione è finita", ha dichiarato Araghchi in una serie di telefonate con Germania, Francia e Regno Unito, "ma se Israele dovesse reagire, risponderemo con maggiore severità". Il messaggio di Teheran non lascia spazio a interpretazioni: qualunque interferenza da parte di terzi, che si tratti di potenze occidentali o di alleati regionali, sarà considerata una minaccia diretta.

 

La risposta israeliana e l'impatto sul Libano

Israele non ha tardato a rispondere. Nel corso della notte, l’aviazione israeliana ha lanciato una serie di raid contro obiettivi nel sud del Libano, in particolare nei sobborghi meridionali di Beirut, noti come roccaforti di Hezbollah. Secondo fonti libanesi, 55 persone sono rimaste uccise nei bombardamenti, mentre le esplosioni hanno devastato interi quartieri. Tra le vittime, anche i familiari di un noto giornalista palestinese di Gaza, colpiti a Khan Yunis, ulteriore prova della brutalità di questo conflitto che colpisce indiscriminatamente civili e combattenti.

Hezbollah, dal canto suo, ha affermato di aver respinto le truppe israeliane che avevano tentato di penetrare nella città di Odaisseh, al confine tra Libano e Israele. In un comunicato diffuso sui social media, la milizia sciita ha dichiarato di aver inflitto "perdite significative" alle Forze di Difesa Israeliane (IDF), costringendole alla ritirata. Questo segna il primo vero scontro diretto tra Hezbollah e Israele da quando il conflitto si è intensificato, aprendo la strada a ulteriori azioni militari su vasta scala.

Nel frattempo, in Israele, le sirene di allarme hanno continuato a suonare in numerose città dell'Alta Galilea, segnalando il rischio di ulteriori attacchi. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, parlando durante una riunione del gabinetto di sicurezza, ha lanciato un avvertimento duro a Teheran: "L'Iran ha commesso un grave errore questa notte e lo pagherà. Chi ci attacca, sarà attaccato da noi con una forza ancora maggiore".

 

Le implicazioni geopolitiche: escalation o negoziato?

Il conflitto tra Israele e Iran, con Hezbollah a fungere da intermediario, è un esempio del complesso mosaico di alleanze e rivalità che caratterizza il Medio Oriente. La crescente tensione tra le due potenze regionali non è solo una questione di sicurezza militare, ma si inserisce in un quadro più ampio di rivalità geopolitiche che coinvolgono anche attori globali come gli Stati Uniti, la Russia e l'Unione Europea.  

Tuttavia, la retorica delle minacce reciproche sembra prevalere sulla diplomazia. L'Iran ha dichiarato lo "stato di guerra", avvertendo che ogni attacco contro il suo territorio riceverà una risposta "più dura e devastante". Lo stesso ex comandante della Forza Qods, Ahmad Vahidi, ha minacciato che, in caso di un’ulteriore risposta israeliana, "Tel Aviv sarà ridotta in cenere da un giorno all’altro".

 

Il futuro incerto di un conflitto senza fine

Con le sirene che continuano a suonare in Israele e l'Iran che promette di rispondere con forza a qualsiasi ulteriore azione, la possibilità di una de-escalation sembra sempre più lontana. Il rischio di un conflitto totale tra Israele e le forze iraniane, diretto o per procura attraverso Hezbollah, aumenta giorno dopo giorno.  

Inoltre, l'attuale fase dela guerra potrebbe avere ripercussioni devastanti non solo per le popolazioni coinvolte, ma anche per la stabilità dell'intero Medio Oriente, che già da decenni è intrappolato in una spirale di conflitti, rivolte e instabilità politica. Con entrambe le parti ferme sulle proprie posizioni, l'unico elemento certo è che la pace nella regione appare sempre più distante, mentre il mondo osserva preoccupato l’evolversi di un conflitto che sembra inarrestabile.

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