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Riforma Rai 2024: M5s e Avs favorevoli al voto, il Pd si chiama fuori

La maggioranza prosegue spedita verso il rinnovo dei vertici Rai, ma il Partito Democratico si sfila dal voto. La riforma della tv pubblica prende forma

Riforma Rai 2024: M5s e Avs favorevoli al voto, il Pd si chiama fuori

La questione della riforma Rai continua a dividere le forze politiche italiane, con la maggioranza decisa a rinnovare i vertici dell'azienda pubblica e l’opposizione che preme per un cambiamento radicale prima delle nuove nomine. Da un lato, i partiti della coalizione governativa e una parte dell’opposizione vogliono procedere celermente per nominare i nuovi membri del Consiglio di amministrazione; dall’altro, il Partito Democratico ha scelto una linea di intransigenza, rifiutando di partecipare al voto, sostenendo che non vi siano le condizioni per un rinnovo trasparente e non politicizzato. Il dibattito si è infiammato con le dichiarazioni della segretaria del Pd, Elly Schlein, e le posizioni di altre forze politiche come il Movimento 5 Stelle (M5s) e Alleanza Verdi e Sinistra (Avs), che invece intendono partecipare alla votazione per non lasciare campo aperto al governo Meloni.

 

L'avanzata della maggioranza e il no del Pd

La maggioranza di governo, guidata da Fratelli d’Italia, spinge con determinazione per rinnovare i vertici della Rai e contemporaneamente avviare una riforma strutturale dell’emittente pubblica. Dopo giornate di incontri e consultazioni, M5s e Avs hanno confermato la loro partecipazione al voto sui quattro consiglieri di nomina parlamentare, che avverrà sia alla Camera che al Senato. Questi partiti, pur in opposizione, condividono l’obiettivo di evitare che tutte le cariche della Rai siano monopolizzate dalla maggioranza, vedendo nella partecipazione al voto uno strumento di bilanciamento politico.

Di diverso avviso il Partito Democratico, che ha scelto di non partecipare alla votazione. Elly Schlein, segretaria del Pd, ha spiegato che “non c'è ragione di rinnovare il Cda, visto che già controllano la Rai”. Schlein ha sottolineato come il Pd voglia portare avanti una battaglia di principio per garantire che la riforma dell’azienda pubblica sia realizzata prima delle nomine, mantenendo una posizione di “coerenza inattaccabile”. La sua strategia mira a boicottare l’elezione del presidente della Rai in Commissione di Vigilanza, impedendo così il raggiungimento del quorum necessario per la nomina.

 

La riforma Rai e la posizione di Forza Italia

Sullo sfondo del dibattito politico, Forza Italia ha annunciato di voler procedere rapidamente con la riforma della Rai. Il senatore Claudio Fazzone, presidente dell’ottava Commissione di Palazzo Madama, ha dichiarato che il primo ottobre verranno incardinati tutti i disegni di legge necessari per avviare il processo di riforma. L’obiettivo è favorire un confronto costruttivo tra maggioranza e opposizione, aprendo uno spiraglio di dialogo su un tema che da anni divide il Parlamento.

Nel frattempo, però, le nomine restano un nodo difficile da sciogliere. Il nome di Simona Agnes, voluto da Forza Italia per la presidenza della Rai, insieme a quello di Giampaolo Rossi come amministratore delegato, non sembra incontrare il favore dell’opposizione, che giudica queste figure troppo legate alla maggioranza. Il rischio è che il mancato accordo porti a una bocciatura delle nomine, aprendo la strada a un nuovo tentativo della maggioranza dopo le elezioni in Liguria, o, in alternativa, all'individuazione di un presidente di garanzia, una soluzione che potrebbe complicare ulteriormente gli equilibri interni al centrodestra.

 

Le nomine parlamentari e la spaccatura a sinistra

Oggi si attende l’indicazione dei quattro consiglieri di nomina parlamentare. Fratelli d’Italia ha già indicato Federica Frangi, che sarà la seconda donna a ricoprire il ruolo di consigliera insieme a Simona Agnes. La Lega, invece, sembra ancora indecisa tra Alessandro Casarin e Antonio Marano, entrambi candidati anche per il ruolo di presidente pro-tempore. Il Movimento 5 Stelle ha confermato la nomina di Alessandro Di Majo, con una nota che evidenzia l’importanza di non lasciare il Cda nelle mani delle sole forze di maggioranza.

La sinistra radicale, rappresentata da Avs, ha espresso una linea simile. “Non lasciamo che quel presidio sia messo a disposizione per rafforzare Meloni, quindi ci saremo anche noi”, ha affermato Angelo Bonelli, deputato di Avs e portavoce dei Verdi. Un segnale chiaro di come la sinistra non voglia abbandonare il campo, seppur tra differenze interne. Circola il nome di Roberto Natale, che potrebbe essere il candidato di compromesso tra Avs e Pd, qualora quest'ultimo decidesse di partecipare al voto. Tuttavia, la linea di Elly Schlein sembra ferma sul boicottaggio, con la convinzione che non si debba partecipare a quella che ha definito una “spartizione di poltrone”.

 

Il dibattito sulla riforma Rai appare ancora lontano da una risoluzione. La maggioranza punta a chiudere le nomine nel breve termine, mentre l’opposizione si divide tra chi partecipa al voto per garantire una presenza bilanciata e chi, come il Pd, si chiama fuori per non legittimare un processo che ritiene viziato alla radice. Il rischio è che, senza un accordo condiviso, la riforma della Rai diventi l'ennesima battaglia politica, con l’azienda pubblica destinata a riflettere gli equilibri di potere piuttosto che garantire un’informazione pluralista e indipendente.

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