945° giorno di guerra in Ucraina

Il presidente Zelensky all’ONU: “Costringere la Russia alla pace”.

Zelensky chiede la pace forzata alla Russia, attacca Iran e Corea del Nord. Meloni conferma il sostegno italiano, Trump critica impegno USA e nuove armi

Il presidente Zelensky all’ONU: “Costringere la Russia alla pace”.

Nel 945° giorno della guerra in Ucraina, la situazione sembra essere ancora lontana da una risoluzione. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha preso la parola all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ribadendo la necessità di costringere la Russia alla pace. La sua missione diplomatica ha puntato anche sull’ottenimento di nuove armi per il suo Paese, inclusi sistemi di attacco a lungo raggio, che possano intensificare le operazioni contro l’invasore russo. Contemporaneamente, gli Stati Uniti hanno annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari da 375 milioni di dollari, comprendente bombe a grappolo, razzi, artiglieria e veicoli blindati. Un ulteriore passo nella strategia di rafforzamento del fronte ucraino, con l’obiettivo di ridurre il vantaggio tattico di Mosca.

 

Zelensky: la Russia, l'Iran e la Corea del Nord

Il discorso di Zelensky al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non ha lasciato spazio a dubbi: "La Russia deve essere costretta alla pace", ha dichiarato con fermezza. Il presidente ucraino ha sottolineato che Mosca non si fermerà da sola, accusando apertamente Iran e Corea del Nord di essere complici nel conflitto, fornendo armi e supporto al Cremlino. Il riferimento al coinvolgimento di questi Paesi ha acceso nuovi dibattiti tra i membri delle Nazioni Unite, portando in evidenza come la guerra in Ucraina sia ormai un conflitto che coinvolge potenze globali con interessi diversi. La pace, secondo Zelensky, non sarà raggiunta con concessioni o compromessi con Vladimir Putin, ma solo attraverso l’imposizione di una fine al conflitto: "Non scambieremo nulla con Putin, la guerra finirà perché prevarrà il diritto internazionale e l’autodeterminazione".

 

Trump e Meloni: due visioni opposte sulla guerra

Mentre Zelensky spinge per un sostegno più deciso da parte degli alleati, l’ex presidente statunitense Donald Trump ha manifestato un’opinione diametralmente opposta. Durante un comizio in Georgia, Trump ha duramente criticato l’amministrazione Biden per aver "infilato" gli Stati Uniti in una guerra da cui non riescono a uscire. "Ogni volta che Zelensky viene qui, se ne va con miliardi di dollari", ha dichiarato ironicamente, definendo il leader ucraino "il miglior venditore del mondo". Trump ha promesso che, se rieletto, porrà fine alla partecipazione degli USA al conflitto, negoziando una via d’uscita

Dall’altra parte dell’Atlantico, il primo ministro italiano Giorgia Meloni ha confermato la posizione di fermo sostegno dell’Italia all’Ucraina. Rispondendo alle speculazioni su un possibile disimpegno italiano, Meloni ha chiarito che il supporto non è in discussione: "L’incontro con Zelensky dimostra che la nostra posizione non cambia e non cambierà", ha affermato a margine dell’Assemblea ONU. Zelensky ha pubblicamente ringraziato Meloni per il suo impegno e per il ruolo dell’Italia all'interno del G7, elogiando gli sforzi della premier per una pace duratura.

 

La sfida diplomatica: Erdogan e la fine delle armi

Tra i numerosi interventi all’ONU, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha proposto una visione alternativa per il cessate il fuoco. Erdogan ha chiesto la fine del flusso di armi verso l’Ucraina, sottolineando come la corsa agli armamenti stia riducendo i margini per la diplomazia. "Siamo ancora lontani dalla pace", ha dichiarato, sostenendo la necessità di riavviare il dialogo con Mosca. La posizione della Turchia, storicamente in bilico tra Oriente e Occidente, mostra una chiara preferenza per una soluzione diplomatica piuttosto che militare. Erdogan ha promesso di continuare a lavorare per facilitare i negoziati tra le parti, una strada che tuttavia sembra ancora impervia, visto il netto rifiuto di Zelensky a qualsiasi concessione a Putin.

 

Con il conflitto che si prolunga e si complica ulteriormente, l’Assemblea Generale dell’ONU ha mostrato un’ampia gamma di opinioni contrastanti. Da un lato, vi è chi, come Zelensky, invoca una pace che passi attraverso la forza e l’imposizione, dall’altro ci sono leader come Erdogan e Trump, che preferiscono mettere fine alla guerra attraverso la diplomazia o il disimpegno. Tuttavia, sul campo, il flusso di armi e l’intensificazione degli scontri sembrano indicare che la guerra in Ucraina è tutt'altro che vicina a una risoluzione pacifica.

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