giorno 352 del conflitto

Pioggia di missili su Israele: allerta massima, evacuazioni in Libano

Oltre 100 razzi dal Libano su Israele. Hezbollah rivendica l’uso dei nuovi missili Fadi. Gli Stati Uniti invitano i connazionali a lasciare il Libano.

Pioggia di missili su Israele: allerta massima, evacuazioni in Libano

Nel giorno 352 del conflitto tra Israele e Gaza, la tensione si è estesa nuovamente al confine settentrionale israeliano, dove sono stati registrati intensi scambi di fuoco con il Libano. L’escalation si è intensificata con l’utilizzo di nuovi armamenti da parte di Hezbollah e la chiusura di importanti vie di comunicazione, incluso lo spazio aereo settentrionale. La situazione è talmente grave che gli Stati Uniti hanno invitato i propri cittadini a lasciare immediatamente il Libano, mentre Israele ha ordinato la chiusura delle scuole nelle zone di confine e la limitazione di tutte le attività pubbliche non essenziali.

Intanto, l'occupazione della sede di Al Jazeera a Ramallah da parte delle forze israeliane ha sollevato preoccupazioni a livello internazionale, aggiungendo ulteriore complessità a una crisi che sembra non avere fine.

 

Pioggia di missili sul nord di Israele

L’area settentrionale di Israele, compresa la città di Haifa, è stata colpita da una massiccia pioggia di missili provenienti dal Libano. Secondo quanto riportato dai media israeliani, sono stati lanciati oltre 100 razzi, alcuni dei quali hanno causato gravi danni a strutture urbane e ferito diverse persone. Particolarmente colpita è stata la cittadina di Kiryat Bialik, dove si registrano feriti e danni considerevoli. Hezbollah ha rivendicato l’utilizzo per la prima volta dei missili Fadi-1 e Fadi-2, capaci di colpire obiettivi a una distanza di 80 km. Fonti israeliane confermano che queste nuove armi hanno causato gravi danni in città come Beit Shearim e Moreshet, situate nella valle di Jezreel e nella zona del Misgav, a nord di Haifa.

Il gruppo libanese ha dichiarato di aver colpito complessi industriali militari nel nord di Israele, in risposta alle operazioni israeliane sul suolo libanese. Il portavoce di Hezbollah ha affermato che si è trattato di una "prima risposta" alle esplosioni che nei giorni scorsi hanno provocato numerose vittime civili in Libano. La violenza crescente ha portato alla chiusura delle scuole nelle aree a rischio e alla sospensione delle attività economiche che non dispongono di rifugi antiaerei nelle vicinanze.

 

La risposta di Israele

Le Forze di difesa israeliane (IDF) hanno effettuato raid aerei sul sud del Libano in risposta al lancio di 140 razzi e droni da parte di Hezbollah contro la Galilea, che ha causato il ferimento di sei persone. Secondo il Jerusalem Post, la radio dell'Esercito e l'emittente Kan, i miliziani libanesi hanno colpito per la prima volta dall'inizio del conflitto la base aerea di Ramat David, vicino a Haifa. Questa base era stata visitata pochi giorni prima dal ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, che aveva annunciato una "nuova fase della guerra" nel mezzo delle esplosioni in Libano.

 

Al Jazeera e la chiusura della sede a Ramallah

Un altro elemento di forte tensione in Cisgiordania è stato il raid dell’esercito israeliano nella sede di Al Jazeera a Ramallah. Le forze israeliane hanno ordinato la chiusura del canale televisivo qatariota per 45 giorni, senza fornire spiegazioni pubbliche. Secondo quanto riportato dai giornalisti presenti, l’ordine è arrivato a seguito di una decisione del tribunale israeliano, e durante l'operazione sono stati sequestrati documenti e attrezzature. Al Jazeera, che negli ultimi mesi ha subito diverse accuse da parte del governo israeliano di essere "al servizio di Hamas e della Jihad islamica", ha interrotto le trasmissioni in diretta al momento del raid.

La chiusura della sede ha sollevato un’ondata di critiche a livello internazionale, in quanto rappresenta un duro colpo alla libertà di stampa nella regione. L’episodio si inserisce in un contesto di crescente pressione sui media stranieri operanti in Israele e nei territori occupati, e segue la decisione del governo israeliano, presa a settembre, di revocare i permessi ai giornalisti di Al Jazeera.

 

L’allerta massima e l’esodo dei cittadini stranieri

Di fronte al rapido deteriorarsi della situazione, gli Stati Uniti hanno emesso un avviso di allerta massima per i propri cittadini in Libano, invitandoli a lasciare immediatamente il paese. Il Dipartimento di Stato americano ha avvertito che i voli commerciali sono ancora disponibili, ma potrebbero diventare inaccessibili se la situazione dovesse ulteriormente peggiorare. Già a luglio, dopo l’uccisione di un comandante di Hezbollah a Beirut, gli Stati Uniti avevano sconsigliato viaggi in Libano, classificandolo come "destinazione da evitare". Ora, con l’intensificarsi del conflitto, l’evacuazione è diventata una priorità.

Anche la Giordania ha seguito l’esempio americano, esortando i propri cittadini a lasciare il Libano il prima possibile. Le ambasciate dei due paesi hanno messo in guardia sui rischi di rimanere in un paese sempre più destabilizzato dai continui raid israeliani e dalle risposte militari di Hezbollah. Le opzioni di evacuazione si stanno riducendo rapidamente, mentre la situazione sul campo continua a peggiorare.

 

Israele proroga la chiusura dello spazio aereo

In risposta ai continui attacchi missilistici dal Libano, Israele ha prorogato la chiusura dello spazio aereo a nord del paese fino a nuovo ordine. Le autorità israeliane hanno precisato che questa misura mira a garantire la sicurezza delle operazioni militari e a prevenire il rischio di ulteriori attacchi aerei su obiettivi civili e militari. Lo spazio aereo rimarrà chiuso al traffico commerciale da Hadera, a nord di Tel Aviv, fino al confine con il Libano, per consentire alle forze aeree israeliane di operare liberamente nella regione.

La chiusura del cielo settentrionale, inizialmente prevista fino a martedì prossimo, potrebbe essere ulteriormente prorogata in base all’evolversi della situazione. La decisione conferma il clima di estrema tensione che si respira in tutto il paese, dove le sirene d’allarme continuano a suonare senza tregua, mentre il conflitto con Hezbollah sembra destinato a intensificarsi ulteriormente.

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