guerra di Gaza, giorno 349

Libano, seconda ondata di detonazioni colpisce radio e walkie-talkie

Le esplosioni dei dispositivi elettronici hanno causato morti e feriti. Tensioni tra Iran, Israele e Stati Uniti. L’UE invoca un’indagine indipendente.

Libano, seconda ondata di detonazioni colpisce radio e walkie-talkie

L’inasprimento del conflitto tra Israele e Hezbollah raggiunge un nuovo e drammatico livello in Libano. Dopo quasi un anno dall'inizio della guerra di Gaza, l’area del Medio Oriente si trova nuovamente sull’orlo di una vasta escalation militare. In Libano, esplosioni coordinate di dispositivi elettronici hanno causato decine di morti e migliaia di feriti.

Mentre Israele sposta le sue truppe verso il confine settentrionale, crescono le accuse da parte di Iran e Hezbollah, che promettono vendetta. Intanto, la comunità internazionale si divide tra chi condanna le azioni israeliane e chi chiede un'indagine indipendente per fare chiarezza sugli eventi. 

 

Un crimine contro l'umanità

L'Iran è stato tra i primi a reagire agli attacchi, definendo le esplosioni in Libano "un crimine contro l'umanità". Il portavoce iraniano all'ONU, Saeed Iravani, ha affermato che Teheran si riserva il diritto di rispondere in conformità con il diritto internazionale, puntando il dito contro Israele per quanto avvenuto. L’ambasciatore iraniano a Beirut, Mojtaba Amani, è rimasto ferito in una delle esplosioni, che hanno colpito diverse aree del Libano, causando almeno 20 morti e oltre 450 feriti. La situazione è ulteriormente peggiorata con una seconda ondata di detonazioni, che ha aggravato il bilancio delle vittime e delle tensioni tra i due paesi.

Iravani ha chiesto l'intervento del segretario generale dell'ONU, Antonio Guterres, affinché condanni apertamente l’attacco, sottolineando che queste esplosioni, orchestrate attraverso la manipolazione di dispositivi elettronici, costituiscono una grave violazione dei diritti umani e delle norme internazionali. Il rappresentante iraniano ha anche dichiarato che Israele deve essere ritenuto responsabile per questo "atto terroristico" e per il conseguente deterioramento della situazione regionale.

 

Preludio a un’offensiva terrestre?

Secondo un articolo pubblicato dal Wall Street Journal, i funzionari del Pentagono temono che queste esplosioni siano solo il preludio a una nuova offensiva di terra da parte di Israele. Le tensioni tra Israele e Hezbollah sono aumentate significativamente negli ultimi mesi, con continui attacchi aerei e il lancio di razzi da entrambe le parti. Israele ha recentemente trasferito una delle sue unità d'élite dalla Striscia di Gaza al confine settentrionale con il Libano, alimentando il sospetto che un'invasione terrestre potrebbe essere imminente.

Il governo israeliano ha dichiarato che non ha ancora richiamato i riservisti, suggerendo che, se un’offensiva dovesse avvenire, richiederebbe comunque settimane di preparazione. Tuttavia, fonti vicine all’amministrazione statunitense temono che Israele possa optare per un'operazione militare limitata ma rapida, che rischierebbe di scatenare una guerra su vasta scala con Hezbollah. Il gruppo libanese ha infatti accusato Israele delle esplosioni e ha promesso ritorsioni, con un discorso atteso oggi da parte del leader del movimento, Hassan Nasrallah.

 

La reazione della comunità internazionale

Le esplosioni in Libano hanno provocato una rapida reazione internazionale. La Casa Bianca ha immediatamente negato ogni coinvolgimento negli attacchi, con il portavoce John Kirby che ha sottolineato come gli Stati Uniti non abbiano preso parte agli eventi in Libano o Siria. Kirby ha evitato ulteriori commenti, limitandosi a ribadire che la situazione nella regione continua a destare profonda preoccupazione per il rischio di un’ulteriore escalation.

Anche l’Unione Europea è intervenuta, attraverso l'Alto rappresentante per la politica estera Josep Borrell, che ha chiesto un'indagine indipendente per accertare i responsabili delle esplosioni. Borrell ha condannato gli attacchi e sottolineato il pericolo di una guerra su larga scala che coinvolgerebbe l’intera regione del Medio Oriente. La richiesta di trasparenza, unita alla condanna espressa da diversi paesi, mira a frenare un'escalation che potrebbe avere conseguenze disastrose non solo per Libano e Israele, ma per tutta la comunità internazionale.

Nel frattempo, Medici Senza Frontiere ha intensificato le operazioni di soccorso, donando 710 kg di forniture mediche a tre ospedali nel sud del Libano e a Beirut. L’organizzazione si è detta pronta a fornire ulteriori aiuti, data la gravità della situazione sanitaria nel Paese. La crisi umanitaria in Libano è ormai esplosa, con migliaia di feriti che necessitano di cure immediate e il sistema sanitario nazionale che rischia il collasso sotto il peso delle nuove emergenze.

 

Mentre si attende il discorso di Nasrallah, il mondo osserva con apprensione l’evolversi della situazione. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha già fatto sapere che Israele si sta preparando a una "nuova fase della guerra", evidenziando che gli obiettivi principali del suo governo restano la sicurezza del nord del paese e il ritorno degli ostaggi. Al contempo, Netanyahu ha criticato duramente il Regno Unito per aver sospeso le licenze di fornitura di 30 sistemi d'arma a Israele, accusando Londra di minare il diritto israeliano alla difesa.

Le tensioni geopolitiche continuano dunque a montare, e la possibilità di una risoluzione diplomatica appare sempre più lontana. Con Hezbollah pronto alla vendetta, l’Iran deciso a reagire e Israele che si prepara a un conflitto prolungato, la regione del Medio Oriente rischia di sprofondare in una crisi di proporzioni mai viste.

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