in Libano e Siria

I cercapersone esplosi: un’operazione tra cyber-guerra e spionaggio

L’esplosione simultanea dei dispostivi attribuita al Mossad ha scosso profondamente Hezbollah, causando 18 vittime e rischiando un’escalation del conflitto

I cercapersone esplosi: un’operazione tra cyber-guerra e spionaggio

Nel mezzo del già fragile equilibrio politico e militare del Medio Oriente, un nuovo episodio ha scosso la regione, coinvolgendo tecnologia apparentemente obsoleta, come i cercapersone. Un’ondata di esplosioni simultanee di migliaia di dispositivi ha colpito operativi di Hezbollah ma anche civili in Libano e Siria. L’evento, che ha causato morte e distruzione, solleva interrogativi sulla vulnerabilità tecnologica e sulle conseguenze della crescente sofisticazione nelle operazioni di spionaggio e cyber-guerra. Di seguito analizziamo le dinamiche di un attacco senza precedenti che potrebbe innescare nuove tensioni nella regione.

 

Un attacco coordinato di proporzioni devastanti

Alle 15:30, ora locale, del giorno dell’attacco, migliaia di cercapersone, utilizzati da Hezbollah per evitare intercettazioni tramite cellulari, sono esplosi simultaneamente in Libano e Siria. Le esplosioni hanno colpito duramente gli operativi dell’organizzazione sciita, provocando 18 vittime tra cui due figli di deputati di Hezbollah e circa 4.000 feriti. I danni non si sono limitati ai membri dell’organizzazione: le detonazioni hanno coinvolto anche civili nelle aree circostanti, con molte vittime che potrebbero aumentare ulteriormente a causa del già precario stato del sistema sanitario libanese.

Secondo le prime ricostruzioni, gli attacchi sarebbero stati orchestrati da agenti esterni che hanno preso il controllo dei cercapersone. Hezbollah e il governo libanese hanno accusato l'intelligence israeliana di aver organizzato l’operazione, insinuando che i servizi di sicurezza israeliani siano riusciti a violare i sistemi utilizzati dall’organizzazione sciita. Questo scenario rappresenta una seria minaccia non solo per Hezbollah, ma per l’intera regione, già devastata da anni di conflitti e instabilità politica.

 

La scelta dei cercapersone: un’arma a doppio taglio

Hezbollah aveva adottato i cercapersone, una tecnologia considerata obsoleta rispetto ai moderni telefoni cellulari, per ragioni di sicurezza. Secondo il leader Hassan Nasrallah, i cellulari erano troppo vulnerabili agli attacchi informatici e alle intercettazioni. La scelta era stata presa dopo l’assassinio del comandante Fuad Shukr, ucciso da un missile mentre si trovava in un appartamento segreto, probabilmente tracciato tramite cellulare. Tuttavia, l’attacco recente ha dimostrato che anche i cercapersone possono essere compromessi, con risultati devastanti.

Le autorità libanesi e i vertici di Hezbollah stanno indagando sulla falla di sicurezza che ha permesso l’esplosione simultanea di questi dispositivi. "Nasrallah non è stato colpito," hanno precisato i portavoce dell’organizzazione, insinuando che il leader prenda misure particolarmente severe per evitare di essere monitorato. Tuttavia, la sicurezza dei membri dell’organizzazione sembra essere stata gravemente compromessa.

 

Reazioni internazionali e conseguenze geopolitiche

Immediatamente dopo l’attacco, il consiglio di sicurezza israeliano si è riunito d’urgenza, e fonti militari hanno considerato "altamente probabile" una rappresaglia da parte di Hezbollah. Negli ultimi mesi, il gruppo sciita ha intensificato i suoi attacchi contro Israele, con l’aviazione e l’artiglieria israeliane che rispondono regolarmente. La situazione ai confini tra Libano e Israele è da tempo sull’orlo di una guerra aperta, con entrambi i contendenti che spostano gradualmente la prima linea verso uno scontro totale.

Il ruolo degli Stati Uniti nella regione appare cruciale. Diversi emissari americani sono impegnati a tentare di disinnescare la crisi, nel tentativo di evitare un conflitto su larga scala. Amos Hochstein, inviato della Casa Bianca, è giunto nella regione subito dopo l'attacco, mentre il segretario di Stato Antony Blinken e il capo del Pentagono, Lloyd Austin, sono attesi nei prossimi giorni per incontri cruciali. L’obiettivo dichiarato degli Stati Uniti è raggiungere un cessate il fuoco duraturo tra Hamas e Israele a Gaza, ma l’attacco ai cercapersone potrebbe complicare ulteriormente gli sforzi diplomatici.

 

Cyber-guerra e il rischio di nuovi attacchi

Le indagini sull’attacco indicano che i cercapersone potrebbero essere stati acquistati da una società iraniana vicina al regime degli Ayatollah, e che le unità israeliane per la cyber-guerra sarebbero riuscite a penetrare nei sistemi di produzione, compromettendo i dispositivi prima della loro distribuzione a Hezbollah. Questa ipotesi non è stata confermata, ma pone inquietanti interrogativi sulle capacità tecnologiche di entrambe le parti coinvolte nel conflitto.

Gli episodi di infiltrazione tecnologica non sono una novità nella regione. Solo pochi mesi fa, l’esplosione di un ordigno controllato a distanza ha ucciso un leader di Hamas in Iran, suggerendo che la capacità dei servizi di sicurezza israeliani di colpire i propri nemici è in costante evoluzione. Se le responsabilità dell’attacco ai cercapersone fossero confermate, il rischio di ulteriori operazioni simili aumenterebbe esponenzialmente, gettando nuove ombre sulla sicurezza di Teheran e dei suoi alleati.

 

l’esplosione simultanea di migliaia di cercapersone in Libano e Siria ha segnato un capitolo senza precedenti nella guerra tecnologica tra Hezbollah e Israele. Mentre le indagini continuano, il rischio di una rappresaglia da parte dell’organizzazione sciita resta alto, e le implicazioni di questo attacco potrebbero influenzare gli equilibri geopolitici dell’intera regione.

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