i diritti dei pensionati

Manovra, tagli alle rivalutazioni pensioni 2025: allarme dei sindacati

Il governo valuta la proposta di nuovi tagli alle rivalutazioni pensionistiche in base all’inflazione, sollevando un coro di proteste di Cgil, Uil e Cisl

Manovra, tagli alle rivalutazioni pensioni 2025: allarme dei sindacati

La proposta del governo di tagliare nuovamente le rivalutazioni delle pensioni sulla base dell'inflazione ha sollevato forti critiche da parte dei sindacati, in particolare dalla Cgil. Questa misura, già attuata negli ultimi due anni, porterebbe, secondo le stime della Cgil, a risparmi significativi per lo Stato, ma a un grave impoverimento dei pensionati. L’organizzazione sindacale prevede che nel triennio 2023-2025 i pensionati potrebbero perdere fino a 40.000 euro. Si tratta di una misura che, per la Cgil e altre sigle sindacali come Cisl e Uil, andrebbe ulteriormente a penalizzare coloro che hanno già subito i contraccolpi delle recenti leggi di bilancio. 

 

Tagli alle pensioni: la preoccupazione della Cgil

La Cgil ha esposto chiaramente la sua opposizione alla proposta del governo di ridurre la rivalutazione delle pensioni, ipotesi che mira a contenere i costi del sistema previdenziale. Secondo il sindacato, la rivalutazione limitata all'inflazione rappresenterebbe una sottrazione di risorse significative per i pensionati, in particolare quelli con redditi medi. Nel loro report, la Cgil e il sindacato pensionati Spi hanno calcolato che un pensionato con un assegno netto di 2.029 euro mensili nel 2022 vedrebbe, nel periodo 2023-2025, una riduzione di 3.571 euro. Ancora più preoccupante è la prospettiva a lungo termine: sulla base dell'aspettativa di vita, la perdita complessiva potrebbe raggiungere i 40.000 euro.

La Cgil sottolinea come il governo abbia già "tagliato" 10 miliardi di euro dalle pensioni negli ultimi due anni, attraverso una mancata perequazione, e che la nuova proposta porterebbe a un ulteriore risparmio di un miliardo per il 2025. Se si considera l'intero decennio 2023-2032, i tagli cumulati potrebbero raggiungere i 61 miliardi lordi, una cifra che rappresenterebbe un significativo peso economico sulle spalle dei pensionati italiani.

 

Simulazioni sui tagli: l'impatto sui pensionati

Le simulazioni riportate dalla Cgil mostrano l'effetto devastante di queste misure per diverse fasce di pensionati. Una pensione netta di 1.732 euro nel 2022 perderebbe circa 968 euro a causa della mancata rivalutazione. Un assegno pensionistico di 2.337 euro, invece, subirebbe un taglio di 4.487 euro nello stesso triennio. Le pensioni più elevate, tra le quattro e le cinque volte il minimo, recupererebbero solo l'85% dell'inflazione, mentre quelle tra cinque e sei volte vedrebbero una rivalutazione ridotta al 53%. Per le pensioni superiori a dieci volte il minimo, la percentuale di recupero dell'inflazione scenderebbe drasticamente al 22%.

L’impatto di queste perdite si moltiplica su base annua e, proiettato sull’aspettativa di vita media, diventa allarmante. Secondo le stime, un pensionato con un reddito netto di 2.646 euro potrebbe perdere fino a 44.462 euro, una cifra che riflette l'effetto cumulativo dei tagli e dell'inflazione.

 

I sindacati: "È un attacco ai pensionati"

La segretaria confederale della Cgil, Lara Ghiglione, ha denunciato con fermezza l’atteggiamento del governo, accusandolo di utilizzare le pensioni come una “riserva” da cui attingere per risolvere i problemi di bilancio. “Il governo torna nuovamente a colpire le pensioni per fare cassa”, ha affermato Ghiglione, sottolineando come le misure degli ultimi due anni abbiano peggiorato la situazione già critica dei pensionati italiani. “Dopo aver peggiorato la legge Monti-Fornero, eliminando ogni flessibilità in uscita, si prospettano nuovi tagli per il 2025. È inaccettabile che il governo non abbia mai avviato un vero confronto con le organizzazioni sindacali su un tema così delicato come quello delle pensioni”, ha concluso.

Anche dalla Cisl e dalla Uil sono arrivate forti critiche. Emilio Didonè, segretario generale del sindacato pensionati Fnp Cisl, ha ribadito l'urgenza di un incontro con il governo per discutere della questione previdenziale. “Il governo non deve intervenire con misure a discapito dei pensionati, ma provvedere a rivalutare tutte le pensioni per contrastare un'inflazione che colpisce duramente soprattutto i redditi medio-bassi", ha dichiarato Didonè. Ha poi evidenziato come la questione della separazione tra previdenza e assistenza sia cruciale per un sistema più equo, dato che il 32% della spesa previdenziale è attualmente destinato all’assistenza, anziché gravare sulla fiscalità generale.

 

Le pensioni non sono un privilegio: la rivendicazione dei sindacati

L’argomento delle pensioni, secondo Didonè, viene spesso mal interpretato dai governi, che sembrano dimenticare che queste non sono un privilegio, ma un diritto conquistato con anni di lavoro e di contributi. "Le pensioni non sono un regalo", ha ribadito il leader della Cisl, sottolineando come i pensionati italiani siano lontani dall’immagine di “nababbi” spesso evocata nel dibattito pubblico. Con una pensione media di poco più di 1.468 euro, la maggior parte dei pensionati lotta per mantenere il proprio potere d’acquisto di fronte a un’inflazione galoppante.

Infine, anche dalla Uil è arrivato uno stop netto alla proposta del governo. La segretaria confederale Vera Buonomo ha dichiarato: “Siamo contrari a qualsiasi ipotesi di taglio alla rivalutazione delle pensioni. Temo che il governo voglia far cassa sulle spalle dei pensionati”. Buonomo ha poi chiesto un incontro urgente con l'esecutivo per discutere di una riforma strutturale della previdenza, inclusa la separazione tra previdenza e assistenza.

 

In un clima di crescente tensione, la battaglia sulle pensioni si preannuncia come uno dei nodi cruciali della prossima legge di bilancio. Con i sindacati compatti nel difendere i diritti dei pensionati, il confronto con il governo appare inevitabile.

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