giorno 935 di guerra

Missili all’Ucraina: Usa, Gran Bretagna e la minaccia nucleare russa

Biden e Starmer discutono sull’invio di missili a lungo raggio, mentre cresce la preoccupazione per la cooperazione nucleare tra la Russia e l’Iran.

Missili all’Ucraina: Usa, Gran Bretagna e la minaccia nucleare russa

Il conflitto in Ucraina continua a essere al centro della scena internazionale, con il giorno 935 che si carica di nuove tensioni e discussioni tra i leader occidentali. Al centro delle preoccupazioni, l’uso di missili a lungo raggio da parte di Kiev contro obiettivi russi e il timore di una crescente cooperazione nucleare tra Iran e Russia. L'incontro tra il presidente americano Joe Biden e il primo ministro britannico Keir Starmer ha aperto uno spiraglio su un possibile cambio di rotta nella politica occidentale riguardo l'invio di missili, mentre i timori per un accordo nucleare tra Mosca e Teheran crescono sempre di più.

Nella cornice della Casa Bianca, Biden e Starmer hanno avuto un colloquio che, pur non prevedendo annunci ufficiali, ha lanciato segnali significativi sulla possibilità di consentire all'Ucraina di usare missili occidentali per colpire in profondità il territorio russo. Tale scenario, che già aveva messo in allerta Mosca, continua a generare tensioni, con Dmitry Medvedev, ex presidente russo, che ha ribadito la minaccia di un uso potenziale di armi nucleari, sebbene non auspicato, qualora la Russia percepisse un pericolo imminente.

 

La posizione di Usa e Regno Unito

L'incontro tra Biden e Starmer ha lasciato intendere che gli Stati Uniti potrebbero presto allentare le loro restrizioni riguardo all'uso di missili a lungo raggio da parte dell’Ucraina, anche se per il momento non includono i missili Atacms americani. Starmer ha dichiarato che la discussione sui missili continuerà nei giorni successivi, con incontri a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, dove saranno coinvolti altri partner occidentali, tra cui il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Nonostante l’evidente apertura verso la possibilità di fornire nuove armi a Kiev, permangono divergenze all'interno della NATO. Alcuni alleati, come l'Italia, si oppongono fermamente all’uso di armi in territorio russo, mentre Finlandia e Svezia, le ultime nazioni entrate a far parte dell’Alleanza, hanno espresso parere favorevole, a condizione che vengano rispettate le norme del diritto internazionale. Zelensky, dal canto suo, continua a chiedere un supporto più robusto, soprattutto sul fronte della difesa aerea, sottolineando come i recenti attacchi russi con droni kamikaze abbiano evidenziato la necessità di migliorare lo scudo aereo del Paese.

 

Allarme nucleare Iran-Russia

Mentre l’attenzione internazionale è focalizzata sull’uso di missili, un’altra questione cruciale è emersa dall’incontro tra Biden e Starmer: la crescente cooperazione tra Russia e Iran sul fronte nucleare. Il timore che Mosca possa condividere segreti nucleari con Teheran in cambio della fornitura di missili balistici ha sollevato l'allarme tra i leader occidentali. Questa collaborazione potrebbe accelerare il programma nucleare iraniano, già vicino alla soglia critica dell'arricchimento dell’uranio necessario per la costruzione di un'arma nucleare.

L’Iran, che ha già fornito alla Russia droni Shahed utilizzati per colpire obiettivi in Ucraina, è stato al centro delle preoccupazioni anche del G7, che ha condannato duramente le esportazioni di armi da Teheran verso Mosca. Biden e Starmer, durante il loro vertice, hanno espresso profonda preoccupazione per questa situazione, sottolineando come l'intensificazione dei legami militari tra Iran e Russia rappresenti una minaccia non solo per l'Ucraina, ma per la stabilità globale.

 

Il futuro della strategia occidentale

Sullo sfondo di queste preoccupazioni, la pressione politica interna al Regno Unito per un'azione più decisa non accenna a diminuire. Sei ex ministri britannici, tra cui figure di spicco come Grant Shapps e Boris Johnson, hanno esortato Starmer a consentire all'Ucraina di usare i missili a lungo raggio anche senza l’appoggio degli Stati Uniti. Secondo questi leader, ulteriori ritardi nell’approvazione di tale decisione non farebbero altro che rafforzare Vladimir Putin e prolungare il conflitto. Johnson, in particolare, ha sostenuto che non ci sia motivo di posticipare ulteriormente l’uso di tali armamenti.

Nonostante le pressioni, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha chiarito che la Germania non fornirà missili a lungo raggio all’Ucraina, citando il rischio di una pericolosa escalation del conflitto. Durante un evento a Prenzlau, Scholz ha ribadito che, anche se i partner della NATO dovessero decidere diversamente, Berlino non intende prendere parte a operazioni che potrebbero portare il conflitto oltre i confini ucraini.

Nel frattempo, sul campo, le forze russe continuano ad avanzare, con la recente conquista del villaggio di Jelannoe Pervoe nella regione di Donetsk. Tuttavia, Kiev spera che i nuovi attacchi ucraini nel nord possano costringere Mosca a spostare parte delle sue truppe dal Donbass verso altre zone, alleggerendo così la pressione sulle linee difensive ucraine.

 

In conclusione, l’evolversi del conflitto in Ucraina e le decisioni strategiche dei governi occidentali continueranno a essere cruciali per il futuro della guerra. La questione dei missili a lungo raggio e l’allarme nucleare sono due delle principali sfide che i leader mondiali dovranno affrontare nelle prossime settimane, con l’obiettivo di trovare un equilibrio tra il sostegno a Kiev e la prevenzione di un’escalation incontrollabile con la Russia.

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