Giustizia

Stretta sulla pubblicazione delle ordinanze: nuove regole dal Cdm

Il decreto introduce il divieto di pubblicazione integrale prima del termine delle indagini preliminari o dell’udienza preliminare. Tensioni nel Csm

Stretta sulla pubblicazione delle ordinanze: nuove regole dal Cdm

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il testo del decreto legislativo che introduce il divieto di pubblicazione integrale delle ordinanze di custodia cautelare prima del termine delle indagini preliminari o dell’udienza preliminare. La norma, che adegua la legislazione italiana alle direttive europee, mira a proteggere la riservatezza degli atti durante le fasi più delicate del processo penale. La proposta è stata oggetto di discussione per mesi e ha suscitato non poche polemiche tra gli operatori del diritto e i media. Con la nuova regolamentazione, infatti, si potrà divulgare soltanto il contenuto dell’ordinanza in maniera generica, evitando la citazione testuale dell’atto.

Questo provvedimento segna un significativo passo indietro rispetto alla riforma del 2017 voluta dall'allora ministro della Giustizia Andrea Orlando, che aveva permesso la pubblicazione senza limitazioni delle ordinanze di custodia cautelare. Le nuove disposizioni, invece, consentono di riportare integralmente solo il capo di imputazione, lasciando margini più stretti per la pubblicazione di dettagli specifici prima della chiusura delle indagini preliminari. Il percorso legislativo che ha portato all'adozione di queste nuove norme è stato avviato con un emendamento presentato dal deputato Enrico Costa (Azione) e ha visto la sua ratifica finale nel Parlamento italiano diversi mesi fa.

 

Il dibattito sulle nuove regole

L’introduzione di queste limitazioni ha riaperto il dibattito su temi centrali come il diritto all’informazione e la tutela delle indagini giudiziarie. Da un lato, sostenitori del provvedimento, tra cui lo stesso Costa, ritengono che la norma contribuisca a evitare processi mediatici sommari, salvaguardando la presunzione di innocenza degli indagati. Dall’altro, i critici sottolineano che tale restrizione rischia di limitare il controllo pubblico su vicende giudiziarie di rilevante interesse e, soprattutto, di limitare la libertà di stampa.

Il testo approvato dal governo, tuttavia, non è ancora definitivo. Nelle prossime settimane, verrà sottoposto all’esame delle commissioni Giustizia di Camera e Senato, che avranno sessanta giorni per esprimere eventuali osservazioni. Sebbene le loro indicazioni non siano vincolanti, potrebbero portare a ulteriori modifiche o chiarimenti prima dell’entrata in vigore della norma. L’iter procedurale è quindi ancora in corso, ma la direzione sembra ormai tracciata verso un maggiore riserbo sugli atti giudiziari durante le fasi preliminari del processo.

 

Le polemiche interne al Consiglio Superiore della Magistratura

Parallelamente, l’attenzione del mondo giudiziario è concentrata anche su un’altra vicenda di grande rilievo, che coinvolge il Consiglio Superiore della Magistratura (Csm). In queste ore, infatti, Rosanna Natoli, componente laica del Csm in quota Fratelli d’Italia, ha avanzato una richiesta di annullamento delle delibere approvate durante il plenum del 17 luglio scorso. Natoli ha denunciato di essere stata esclusa dalla seduta in modo irregolare e di aver subito pressioni psicologiche da parte di alcuni consiglieri appartenenti ai gruppi di Area e Magistratura Democratica.

La sua denuncia fa riferimento a un episodio particolarmente controverso. Secondo Natoli, una consigliera del Csm avrebbe informato il vice presidente che, qualora lei avesse preso parte alla seduta del plenum, sarebbe stata resa pubblica la lettura della trascrizione di un contenuto riservato conservato su una chiavetta USB. Il documento in questione conterrebbe le dichiarazioni spontanee rilasciate dalla magistrata Maria Fascetto Sivillo, implicata in un’inchiesta che coinvolge la stessa Natoli. Questo materiale è attualmente oggetto di un procedimento disciplinare.

 

La nomina del procuratore capo di Catania e le tensioni nel Csm

A complicare ulteriormente la situazione, c’è anche la questione legata alla nomina del nuovo procuratore capo di Catania. Durante il plenum del 17 luglio, è stato scelto Francesco Curcio per ricoprire questo delicato incarico. Tuttavia, la decisione ha sollevato perplessità tra alcuni degli altri candidati, che ora stanno valutando di presentare ricorso contro tale nomina. In particolare, i procuratori aggiunti Sebastiano Ardita, Ignazio Fonzo e Francesco Puleio (quest'ultimo proposto come nuovo procuratore di Ragusa), stanno analizzando la possibilità di chiedere un differimento della presa di possesso dell’incarico da parte di Curcio, in attesa di una revisione della procedura.

Il clima all'interno del Csm appare dunque particolarmente teso, tanto che il comitato di presidenza ha fissato una nuova seduta plenaria per l'11 settembre, in cui verrà discussa una mozione che chiede la rimozione della stessa Natoli dal suo ruolo. Quest’ultima fase del dibattito potrebbe ulteriormente infiammare le già accese dinamiche interne all'organo di autogoverno della magistratura, con possibili ripercussioni anche sugli equilibri futuri.

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