crisi in medio oriente

Guerra a Gaza, tensioni tra alleati: Biden e Netanyahu ai ferri corti

Attriti tra Stati Uniti e Israele sull’accordo di Gaza e sugli ostaggi di Hamas, mentre Londra riduce la fornitura di armi. Le proteste infiammano Israele.

Guerra a Gaza, tensioni tra alleati: Biden e Netanyahu ai ferri corti

Il conflitto tra Israele e Hamas continua a intensificarsi, con gravi ripercussioni sul piano diplomatico. Gli sforzi per raggiungere un accordo di cessate il fuoco e per la liberazione degli ostaggi detenuti da Hamas sono finiti al centro delle tensioni internazionali. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha recentemente espresso il suo disappunto nei confronti del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, accusandolo di non fare abbastanza per concludere un accordo. Questa critica arriva in un momento di crescente pressione su Netanyahu, sia interna che esterna, con manifestazioni di massa in Israele e l'insolita decisione del governo britannico di ridurre la fornitura di armi a Tel Aviv.

 

Biden contro Netanyahu su ostaggi e accordo

Joe Biden non ha mai nascosto la sua frustrazione per l'approccio adottato da Netanyahu nella gestione del conflitto con Hamas. Le trattative per un cessate il fuoco e per la liberazione degli ostaggi, sequestrati durante l'offensiva del 7 ottobre, si sono protratte per mesi senza risultati concreti, e ora sembrano essere giunte a un punto critico. Le parole di Biden, che ha risposto con un deciso "no" alla domanda se Netanyahu stesse facendo abbastanza, hanno aggiunto ulteriore benzina sul fuoco. Le dichiarazioni del presidente americano sono state seguite da un meeting nella Situation Room con i suoi consiglieri più fidati, tra cui il segretario di Stato Antony Blinken e il capo della CIA Bill Burns, per discutere una proposta finale che potrebbe essere presentata entro la settimana.

Netanyahu, dal canto suo, ha risposto con fermezza. In una conferenza stampa, il premier israeliano ha definito "sconcertante" l'accusa di Biden e ha escluso qualsiasi ritiro dal corridoio Filadelfia, un'area strategica al confine tra la Striscia di Gaza e l'Egitto. Netanyahu ha illustrato l'importanza di mantenere il controllo su questo corridoio, descritto come vitale per la sicurezza israeliana e come arteria principale per il contrabbando di armi da parte di Hamas. "Non credo che qualcuno ci possa chiedere altre concessioni", ha dichiarato Netanyahu, avvertendo che la sicurezza di Israele non può essere compromessa.

 

Le proteste in Israele e la pressione internazionale

Nel frattempo, la situazione interna in Israele si fa sempre più tesa. Le manifestazioni di piazza contro Netanyahu si sono intensificate, con centinaia di migliaia di persone che chiedono al governo di fare di più per riportare a casa gli ostaggi. Le proteste, accompagnate da uno sciopero generale che ha minacciato di paralizzare l'economia israeliana, riflettono un malcontento crescente non solo nei confronti della gestione del conflitto, ma anche della leadership in generale. Anche all'interno del governo israeliano emergono dissensi, con il ministro della Difesa Yoav Gallant, che è stato criticato indirettamente da Netanyahu per la sua posizione più favorevole a un compromesso.

La pressione internazionale su Israele si è ulteriormente intensificata con la decisione del Regno Unito di sospendere parzialmente la fornitura di armi a Tel Aviv. Londra ha giustificato questa mossa con il "chiaro rischio che possano essere utilizzate per commettere o facilitare una grave violazione del diritto umanitario internazionale". Questo atto senza precedenti sottolinea la crescente impazienza della comunità internazionale nei confronti di un conflitto che sembra non avere fine.

 

La risposta di Hamas e le implicazioni future

Sul fronte opposto, Hamas ha reagito alle dichiarazioni di Biden ribaltando le accuse contro Netanyahu. Un alto dirigente del movimento islamista, Abu Zuhri, ha affermato che le critiche di Biden rappresentano una chiara ammissione da parte degli Stati Uniti che è Netanyahu il principale ostacolo a un accordo. Hamas ha ribadito che qualsiasi intesa deve includere un cessate il fuoco permanente e il completo ritiro di Israele da Gaza, compreso il corridoio Filadelfia.

Per Joe Biden, la risoluzione di questa crisi rappresenta una questione cruciale non solo per la sua presidenza ma anche per il futuro del Partito Democratico, che vede crescere al suo interno una corrente progressista sempre più critica nei confronti delle politiche israeliane. L'incapacità di raggiungere un accordo potrebbe avere ripercussioni anche sulle elezioni presidenziali americane, con il rischio di mettere in difficoltà la vicepresidente Kamala Harris, considerata l'erede naturale di Biden.

 

Mentre i negoziati continuano, con l'Egitto e il Qatar che svolgono un ruolo di mediatori, resta da vedere se le parti riusciranno a trovare un compromesso che ponga fine alle ostilità e garantisca la liberazione degli ostaggi. Nel frattempo, la situazione sul campo rimane esplosiva, con Israele che continua le sue operazioni militari a Gaza e Hezbollah che lancia razzi dal Libano meridionale, aumentando il rischio di un conflitto regionale più ampio.

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