332esimo giorno di guerra

Guerra a Gaza, lo sciopero generale in Israele e l’accordo definitivo

Il ritrovamento di sei corpi ha innescato un’ondata di proteste. Cresce la tensione con Hamas mentre gli Stati Uniti lavorano a un accordo finale.

Guerra a Gaza, lo sciopero generale in Israele e l’accordo definitivo

A 332 giorni dall'inizio della guerra a Gaza, la situazione si è ulteriormente inasprita dopo il tragico ritrovamento dei corpi di sei ostaggi israeliani nella Striscia di Gaza. Eventi che hanno scatenato un'ondata di proteste in Israele, culminate con la convocazione di uno sciopero generale da parte del principale sindacato del Paese. Le strade di Tel Aviv, Gerusalemme e altre città sono state invase da manifestanti che chiedevano al governo un'azione più decisa per liberare gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Il drammatico sviluppo ha riacceso il dibattito su come gestire la crisi in corso, mettendo sotto pressione il governo guidato da Benjamin Netanyahu. L'urgenza della situazione ha spinto anche gli Stati Uniti, insieme a Egitto e Qatar, a lavorare su un accordo definitivo da presentare alle parti in conflitto.

 

Sciopero generale e proteste

La morte dei sei ostaggi ha scatenato una risposta immediata e potente da parte della società israeliana. Lo sciopero generale, indetto dopo il ritrovamento dei corpi, ha visto decine di migliaia di persone scendere in strada per protestare contro la gestione del governo. A Tel Aviv, la protesta è stata particolarmente accesa, con l'autostrada Ayalon bloccata per ore dai manifestanti. La polizia, nel tentativo di disperdere la folla, ha utilizzato granate stordenti, provocando diversi feriti, tra cui una parlamentare. Le accuse rivolte al premier Netanyahu sono state forti e dirette: molti manifestanti lo hanno accusato di non fare abbastanza per garantire il rilascio degli ostaggi ancora in mano a Hamas, gridando slogan come "Bibi sta uccidendo gli ostaggi!". 

Nel frattempo, l'inviato israeliano alle Nazioni Unite, Danny Danon, ha chiesto la convocazione urgente del Consiglio di Sicurezza per affrontare la questione degli ostaggi e condannare le azioni di Hamas. In una lettera indirizzata al Segretario Generale dell'ONU Antonio Guterres, Danon ha lamentato la mancanza di una condanna internazionale contro Hamas e ha sottolineato che Israele ha accettato diverse proposte per il rilascio degli ostaggi, mentre Hamas continua a rifiutare ogni compromesso.

 

L'accordo definitivo: "prendere o lasciare"

A livello internazionale, gli Stati Uniti continuano a lavorare con Egitto e Qatar per finalizzare un accordo "prendere o lasciare" che possa porre fine alla crisi. Secondo fonti del governo americano, il ritrovamento dei corpi degli ostaggi non dovrebbe bloccare i negoziati, ma anzi accelerarne la chiusura. Tuttavia, la situazione rimane complessa e delicata, con un crescente senso di urgenza tra le parti coinvolte.

Intanto, il premier israeliano Benjamin Netanyahu, sotto una crescente pressione interna, ha dichiarato di voler rispondere con estrema durezza all'uccisione degli ostaggi. Secondo fonti israeliane, Netanyahu ha chiesto al suo gabinetto di sicurezza di formulare entro 48 ore un piano per una risposta rapida e decisa contro Hamas. Questa posizione ha sollevato ulteriori preoccupazioni sia a livello nazionale che internazionale, poiché potrebbe portare a un'escalation militare con conseguenze imprevedibili.

Le Brigate al-Qassam, ala militare di Hamas, hanno diffuso un video in cui accusano Netanyahu di aver preferito mantenere le truppe israeliane nel corridoio Filadelfia, tra Egitto e Gaza, piuttosto che negoziare il rilascio degli ostaggi ancora vivi. Una dichiarazione, che qualora fosse confermata, metterebbe in dubbio la gestione della crisi da parte del governo israeliano e alimenterebbe ulteriormente le proteste già in atto.

 

Attacco aereo su una scuola di Gaza

Nelle stesse ore in cui Israele viveva un’escalation interna, un raid aereo israeliano ha colpito una scuola a Gaza City, causando la morte di almeno 11 persone, tra cui molti sfollati palestinesi che vi avevano trovato rifugio. Il portavoce dell'agenzia di difesa civile, Mahmud Bassal, ha confermato il bilancio delle vittime e ha aggiunto che diverse persone sono rimaste ferite. L'esercito israeliano ha giustificato l'attacco dichiarando di aver colpito un gruppo di militanti di Hamas che operava all'interno della scuola, utilizzata come centro di controllo. Tuttavia, la gravità dell'accaduto ha sollevato nuove critiche e condanne a livello internazionale, aumentando ulteriormente la tensione.

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