giorno 328 del conflitto

Israele, maxi operazione in Cisgiordania. Sì a tregue per i vaccini

Dopo il fallito attentato del 18 agosto, Tel Aviv ha lanciato una delle sue più vaste operazioni militari. Preoccupazione per l’impatto umanitario

Israele, maxi operazione in Cisgiordania. Sì a tregue per i vaccini

L'intensificazione delle operazioni militari israeliane in Cisgiordania ha scatenato un'escalation di tensioni e violenze, con conseguenze gravi per la popolazione civile. Mentre i combattimenti continuano, Israele ha approvato tregue temporanee per consentire la distribuzione dei vaccini, ma la situazione rimane estremamente tesa. L'Autorità Palestinese e le Nazioni Unite esprimono forte preoccupazione per l'impatto umanitario delle operazioni. Le fazioni armate palestinesi, intanto, hanno reagito con forza, complicando ulteriormente il contesto di una regione già martoriata da anni di conflitto.

 

Un’operazione militare su larga scala

L’operazione militare israeliana, in preparazione da settimane, ha avuto un’accelerazione improvvisa dopo il fallito attentato del 18 agosto a Tel Aviv. In quell’occasione, un attentatore, Jaafar Mona, originario di Nablus, ha tentato di far esplodere una bomba di otto chilogrammi in una sinagoga, ma un malfunzionamento del detonatore ha evitato la strage. L’ordigno, assemblato in Cisgiordania, ha portato l’attenzione delle forze di sicurezza israeliane sulla necessità di agire con urgenza per neutralizzare le minacce provenienti da quell’area.

Nelle prime ore di mercoledì, Israele ha lanciato una delle sue più vaste operazioni militari degli ultimi anni, come riportato dai testimoni palestinesi. Centinaia di soldati israeliani, supportati da carri armati e aerei da combattimento, hanno invaso le zone di Jenin, Tulkarem e il campo profughi di Al Farah, vicino a Tubas. Le strade sono state chiuse, i villaggi palestinesi sigillati, e il presidente dell'Autorità Palestinese, Abu Mazen, è stato costretto a interrompere una visita ufficiale in Arabia Saudita per tornare immediatamente a Ramallah.

Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha espresso profonda preoccupazione per la situazione in Cisgiordania, condannando la perdita di vite umane, inclusi bambini, e ha chiesto la cessazione immediata delle operazioni militari israeliane.

 

Obiettivi strategici e reazioni internazionali

L’obiettivo dichiarato dell’operazione, secondo le autorità israeliane, è distruggere i laboratori di esplosivi e interrompere la catena di approvvigionamento per la costruzione di bombe, oltre a catturare o eliminare i terroristi che pianificano di estendere il conflitto dalla Striscia di Gaza alla Cisgiordania. Il leader di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, avrebbe invocato una guerra estesa contro Israele da parte di tutti i palestinesi. Secondo fonti dell'intelligence israeliana, Sinwar si starebbe nascondendo utilizzando come scudi umani 22 ostaggi, tra cui donne e bambini, per evitare di essere colpito dai raid israeliani

Questa operazione militare in Cisgiordania ha mostrato analogie con l’attacco preventivo lanciato da Israele in Libano solo qualche giorno prima, mirato a distruggere armi e neutralizzare i terroristi che pianificavano attacchi contro Tel Aviv e altre città israeliane. Tuttavia, la violenza ha innescato una dura reazione da parte delle fazioni armate palestinesi. Il braccio armato di Fatah ha rivendicato la partecipazione ai combattimenti, mentre la Jihad Islamica Palestinese ha dichiarato l’inizio di una “guerra aperta” e Hamas ha accusato Israele di voler espandere il conflitto di Gaza alla Cisgiordania.

Intanto, nonostante l’assenza di un annuncio ufficiale di evacuazione, l’agenzia palestinese Wafa ha riferito che l’esercito israeliano ha ordinato l’evacuazione del campo profughi di Nur Shams, imponendo un coprifuoco nell’area est di Jenin e procedendo a perquisizioni e interrogatori nelle abitazioni. Gli ospedali di Jenin e Tulkarem sono stati circondati dalle truppe israeliane, alimentando ulteriori tensioni. L’esercito israeliano ha smentito l’intenzione di entrare negli ospedali, ma ha confermato l’assedio, giustificandolo con la presenza di terroristi rifugiati nelle strutture.

 

La sfida umanitaria e le prospettive future

In parallelo all’escalation militare, Israele ha approvato tregue temporanee per consentire la distribuzione di vaccini nelle aree coinvolte, un gesto che, sebbene dettato da necessità umanitarie, riflette la complessità della situazione. Le operazioni militari, sebbene mirate a prevenire futuri attacchi, hanno avuto un impatto devastante sulla popolazione civile, già duramente colpita dalla crisi economica e sanitaria. L’ONU ha denunciato le violazioni del diritto internazionale umanitario da parte di Israele, ma la questione resta irrisolta. Le pressioni internazionali per un cessate il fuoco si intensificano, mentre la situazione sul campo rimane critica. La possibilità di un’estensione del conflitto a livello regionale rappresenta una minaccia concreta, aggravata dalla mancanza di un dialogo costruttivo tra le parti.

In questo contesto, le prospettive di pace appaiono sempre più remote. Le tensioni potrebbero continuare ad alimentare un ciclo di violenza difficile da interrompere, con gravi conseguenze non solo per Israele e i Territori Palestinesi, ma per l'intera regione. Gli sforzi diplomatici dovranno intensificarsi per evitare un’ulteriore escalation e per garantire una soluzione che tenga conto delle esigenze di sicurezza e umanitarie di tutte le parti coinvolte.

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