botta e risposta

Tajani sfida la Lega sullo ius scholae: dibattito acceso a Rimini

Il Meeting si è trasformato in un’arena politica dove Antonio Tajani e Matteo Salvini, hanno hanno ribadito le loro posizioni sul diritto di cittadinanza

Tajani sfida la Lega sullo ius scholae: dibattito acceso a Rimini

Al Meeting di Rimini, organizzato da Comunione e Liberazione, il vicepremier Antonio Tajani ha acceso il dibattito politico sulla riforma della cittadinanza, sfidando apertamente la Lega di Matteo Salvini. Mentre la destra italiana si confronta sul tema dello ius scholae, Tajani cerca il sostegno dei cattolici, richiamando la necessità di una discussione libera e non imposta sulle questioni di cittadinanza. Le dichiarazioni di Tajani non sono passate inosservate, scatenando un vivace confronto con la Lega, che si oppone fermamente a qualsiasi modifica della legge vigente

 

Il confronto a Rimini: Tajani contro la Lega

Il Meeting di Rimini si è trasformato in un’arena politica dove Antonio Tajani e Matteo Salvini, leader rispettivamente di Forza Italia e della Lega, hanno ribadito le loro posizioni sullo ius scholae. Tajani, appena arrivato al meeting, ha subito rivendicato la libertà di discutere di una possibile riforma della cittadinanza. "Non impongo niente a nessuno, ma non voglio che nessuno imponga qualcosa a me", ha dichiarato con fermezza, mettendo in chiaro che intende portare avanti il dibattito senza subire imposizioni, un messaggio diretto alla Lega.

La risposta del partito di Salvini non si è fatta attendere: in rete è stato rilanciato un video di Silvio Berlusconi, risalente a una sua intervista da Fabio Fazio, in cui l'ex premier esprimeva la sua contrarietà allo ius soli e in parte anche allo ius scholae, paventando il rischio di un'invasione di migranti. Il video è stato accompagnato dal commento "Ascoltate le parole inequivocabili del grande Silvio", sottolineando una distanza tra la posizione di Tajani e quella che sarebbe la linea storica di Forza Italia. La mossa ha sorpreso e irritato Tajani, che ha risposto duramente: "Conosco bene il pensiero di Berlusconi e non credo che debba essere utilizzato per polemiche politiche", ha replicato il vicepremier, criticando l’uso strumentale delle parole di Berlusconi.

 

Un tema ricorrente: la cittadinanza italiana

La questione della cittadinanza italiana non è nuova nel panorama politico italiano. Già quindici anni fa, l'ex presidente della Camera Gianfranco Fini, uno dei sostenitori dello ius scholae, si batteva per una legge che favorisse l'integrazione dei figli di immigrati nati o cresciuti in Italia. All'epoca, la proposta di legge era sostenuta da esponenti sia del Pdl che del Pd, ma trovò una forte opposizione nella Lega di Umberto Bossi. Oggi, lo scontro si ripete con argomentazioni simili, ma con un contesto politico diverso. 

Tajani ha utilizzato il palco di Rimini per proporre un’apertura sui temi della cittadinanza, cercando una sponda tra i cattolici di Comunione e Liberazione, vicini agli elettori di Forza Italia e tradizionalmente sensibili ai temi dell'integrazione e della solidarietà. "Essere italiano, essere europeo, ed essere patriota non è legato a sette generazioni, ma a quello che sei tu", ha affermato Tajani, sottolineando l'importanza della formazione e dell'identità culturale come elementi fondanti dell’appartenenza nazionale. Le sue parole hanno riscosso consensi tra i presenti, ma hanno ulteriormente inasprito il dibattito con la destra sovranista, che vede in queste proposte un rischio per la stabilità del governo.

 

Il no della Lega e l’avvertimento di Romeo

Mentre Tajani tenta di portare avanti la discussione sullo ius scholae, Lega e Fratelli d’Italia mantengono una posizione rigida. La Lega, in particolare, ha ribadito più volte che la riforma della cittadinanza non è prevista dall'attuale programma di governo e che non rappresenta una priorità per il Paese. Massimiliano Fedriga, governatore leghista, ha sottolineato che "i diritti dei minori sono assolutamente garantiti" e ha ammonito dal creare "confusione nella maggioranza", un avvertimento rilanciato dal capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, in un’intervista televisiva.

Romeo ha espresso preoccupazione per l’insistenza di Tajani sul tema, affermando che questa potrebbe minare seriamente la stabilità del governo. "Lo ius scholae non è nel programma elettorale del centrodestra, non è una priorità e non è nell'agenda di governo", ha dichiarato Romeo, evidenziando la difficoltà di comprendere l’obiettivo di Forza Italia. La Lega teme che l’apertura di Tajani possa fornire un assist alle opposizioni, creando spaccature all'interno della maggioranza. "Insistere in questa direzione non so dove possa portare", ha concluso Romeo, lasciando intendere che la questione potrebbe avere ripercussioni politiche significative.

In un clima politico sempre più teso, la discussione sullo ius scholae rischia di diventare un terreno di scontro interno alla coalizione di governo, con potenziali ricadute sulla sua tenuta complessiva.

 

Le proposte di riforma della cittadinanza: tra ius soli e ius scholae

Nel dibattito politico attuale, le possibili modifiche alla legge sulla cittadinanza del 1992 sono al centro dell'attenzione. La normativa vigente, basata sul principio dello ius sanguinis o "diritto di sangue", stabilisce che la cittadinanza italiana viene acquisita alla nascita se almeno uno dei genitori è cittadino italiano. Per i nati in Italia da genitori stranieri, la cittadinanza può essere richiesta solo dopo aver risieduto legalmente e ininterrottamente nel Paese fino al raggiungimento della maggiore età, e solo se dichiarano entro un anno di volerla ottenere.

Tuttavia, nel corso degli anni sono emerse diverse proposte per aggiornare questa legge, riconoscendo il cambiamento sociale e demografico avvenuto in Italia. Tra queste, lo ius soli prevede l'acquisizione della cittadinanza per chi nasce sul territorio italiano, sebbene nella versione attualmente discussa, detta ius soli temperato, venga concessa solo a coloro che, oltre a nascere in Italia, abbiano almeno un genitore residente legalmente da un certo numero di anni. Una proposta alternativa è lo ius scholae, che lega la cittadinanza al completamento di un percorso scolastico nel Paese: un minore nato in Italia, o che vi sia arrivato entro i 12 anni, potrebbe diventare cittadino se ha frequentato almeno cinque anni di scuola nel territorio nazionale. Infine, lo ius culturae si concentra sull'acquisizione dei valori e riferimenti culturali italiani, veicolati soprattutto attraverso l'istruzione, come criterio per ottenere la cittadinanza.

 

Proposte queste che riflettono il tentativo di aggiornare una legge di oltre trent'anni, in un Paese che ha visto crescere la presenza di seconde generazioni di immigrati, spesso più integrate culturalmente rispetto ai genitori, ma ancora prive di una piena cittadinanza. Le modifiche proposte mirano a rendere la normativa più aderente alla realtà attuale, ma incontrano forti resistenze politiche, soprattutto da parte di chi teme che tali cambiamenti possano incentivare ulteriori flussi migratori e creare divisioni all'interno della maggioranza di governo.

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