Un virus in evoluzione

Mpox, l’OMS dichiara l’emergenza dopo oltre 14.000 casi e 524 decessi

La decisione in funzione della gravità dell’epidemia, delle nuove varianti e dall’aumento dei contagi, soprattutto tra i bambini, in diverse aree africane

Mpox, l’OMS dichiara l’emergenza dopo oltre 14.000 casi e 524 decessi

A poco più di un anno dalla dichiarazione della fine dell'emergenza internazionale legata al vaiolo delle scimmie, noto anche come mpox, il virus torna a destare preoccupazioni globali. Una nuova variante più pericolosa, unita a un aumento significativo dei contagi in Africa, ha costretto le autorità sanitarie del continente a dichiarare lo stato di emergenza sanitaria pubblica. La rapida diffusione del virus e la sua capacità di varcare nuovi confini, finora rimasti indenni, solleva interrogativi e richiama l'attenzione delle istituzioni sanitarie di tutto il mondo. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) si è riunita ieri mercoledì 14 agosto per valutare se il virus rappresenti nuovamente un pericolo di portata globale. 

 

L'OMS dichiara l'emergenza Mpox

Il vaiolo delle scimmie (mpox) è tornato ad essere un'emergenza sanitaria di rilevanza internazionale, come annunciato ieri dal direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus. La decisione è stata presa al termine di un'importante riunione del comitato di emergenza, incaricato di valutare i rischi legati all'epidemia scoppiata nei mesi scorsi nella Repubblica Democratica del Congo.

Tedros ha spiegato che la dichiarazione d'emergenza è motivata principalmente dalla gravità dell'epidemia, che ha già causato oltre 14.000 casi e 524 decessi nella Repubblica Democratica del Congo nella prima metà dell'anno, superando il bilancio totale del 2023. Un altro fattore di preoccupazione è la comparsa e la rapida diffusione di un nuovo ceppo del virus mpox nell'est del Paese, rilevato anche in Stati confinanti come Burundi, Kenya, Ruanda e Uganda, che in precedenza non avevano mai segnalato la presenza della malattia. Scenario, che unito a focolai rilevati in altre parti del continente africano e oltre, ha portato alla decisione di elevare l'allerta al livello massimo secondo le normative sanitarie internazionali. Tale livello di emergenza è stato utilizzato in passato per epidemie di influenza suina, polio, ebola, Zika, Covid-19 e per una precedente ondata di mpox nel 2022.

L'OMS ha già avviato una risposta all'epidemia, annunciando un piano che richiede un finanziamento iniziale di 15 milioni di dollari, di cui 1,45 milioni sono già stati stanziati. Anche l'Europa si è mobilitata attraverso l'autorità europea per le emergenze sanitarie, Hera, che ha acquistato 175.000 dosi di vaccino anti-mpox da destinare ai Paesi africani. Inoltre, l'azienda farmaceutica Bavarian Nordic donerà ulteriori 40.000 dosi. Complessivamente, si stima che circa 500.000 dosi di vaccino siano già disponibili, con la possibilità di produrne altri milioni entro la fine del 2025.

Parallelamente, sforzi sono in corso per garantire l'accesso ai vaccini nei Paesi più colpiti, con l'obiettivo di prevenire una ulteriore diffusione del virus. L'OMS sta anche lavorando per facilitare la donazione di un secondo vaccino, l'LC-16, prodotto in Giappone e già utilizzato durante la precedente epidemia.

 

Le nuove varianti e l'allarme in Africa

Il vaiolo delle scimmie ha riacceso i timori globali a causa dell'emergere di una nuova variante, denominata Clade 1b. Questa versione del virus si distingue per la sua virulenza, superiore a quella del ceppo che ha circolato tra il 2022 e il 2023, noto come Clade 2b. Sebbene meno letale del virus gemello Clade 1a, endemico in Africa centrale, il Clade 1b presenta una maggiore capacità di trasmissione, in particolare attraverso contatti ravvicinati, inclusi quelli di natura sessuale. Questa caratteristica ha portato a una rapida diffusione dei contagi, con la Repubblica Democratica del Congo che si è trasformata nell'epicentro dell'epidemia

I dati diffusi dall'Oms stimano che solo nel mese di giugno si siano verificati 567 casi nel continente africano, sebbene le cifre effettive siano probabilmente più elevate. Secondo l'Africa Centers for Disease Control and Prevention, dall'inizio dell'anno sono stati registrati circa 15.000 contagi e 461 decessi. Questi numeri, seppur significativi, non rappresentano l'unica preoccupazione. Il virus sta infatti varcando nuovi confini: recenti rilevazioni riportano i primi casi anche in Burundi, Kenya, Rwanda e Uganda, paesi fino a oggi non toccati dal vaiolo delle scimmie. 

 

I più giovani sono i più colpiti

Un altro elemento che desta allarme riguarda il cambiamento del profilo epidemiologico del virus. Durante l'epidemia del 2022-2023, il vaiolo delle scimmie aveva colpito principalmente maschi adulti. Oggi, invece, a soffrire maggiormente della malattia sono i minori. Secondo i dati dell'Oms, nella Repubblica Democratica del Congo, il 39% dei contagi e il 62% dei decessi riportati dall'inizio dell'anno fino a maggio riguardano bambini sotto i cinque anni. Di questi, il 20% delle vittime non aveva ancora compiuto un anno.

La testimonianza di Jacques, epidemiologo e esperto di mpox presso un partner di Save the Children, descrive la gravità della situazione: "Il caso peggiore a cui ho assistito è quello di un bambino che aveva solo due settimane quando ha contratto l'mpox. Aveva eruzioni cutanee su tutto il corpo, la febbre alta e la pelle cominciava ad annerirsi". Questo piccolo paziente, come molti altri, è attualmente in cura, ma il timore è che migliaia di altri minori possano essere esposti al virus, soprattutto in contesti vulnerabili come i campi per sfollati intorno a Goma, dove circa 354.000 bambini vivono in condizioni insalubri.

 

L'appello delle autorità sanitarie: una crisi globale, non solo africana

Di fronte a una situazione che rischia di esplodere, le autorità sanitarie africane richiamano l'attenzione della comunità internazionale. Jean Kaseya, direttore generale del Centro africano per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), ha sottolineato che la dichiarazione di emergenza sanitaria pubblica per la sicurezza continentale non è solo una formalità: "Questa dichiarazione non è semplicemente una formalità, è un chiaro invito all'azione. Dobbiamo essere proattivi e aggressivi nei nostri sforzi per contenere ed eliminare questa minaccia". 

Kaseya ha inoltre evidenziato la necessità di un'azione politica collettiva, sottolineando che l'mpox non è un problema esclusivo dell'Africa, ma una minaccia globale. "Questa non è semplicemente un'altra sfida ma è una vera crisi che richiede un'azione politica collettiva. Ma lasciatemi essere chiaro: questo non è solo un problema dell'Africa, mpox è una minaccia globale", ha concluso. Con l'avvicinarsi della riunione dell'Oms, la comunità internazionale è chiamata a riflettere sulla necessità di una risposta coordinata e tempestiva per evitare che il vaiolo delle scimmie possa causare una nuova emergenza sanitaria globale.

 

Vaiolo delle scimmie: sintomi, cure e trasmissione

Il vaiolo delle scimmie si manifesta con una serie di sintomi che possono variare in gravità. Nella fase iniziale, il virus provoca febbre alta, mal di testa, dolori muscolari e stanchezza. Questi sintomi generali sono spesso seguiti dall'ingrossamento dei linfonodi e dalla comparsa di un'eruzione cutanea caratteristica, che si sviluppa inizialmente sul viso e si diffonde al resto del corpo, trasformandosi in pustole dolorose.

La trasmissione avviene principalmente attraverso il contatto diretto con le lesioni cutanee infette, fluidi corporei, o materiali contaminati, come biancheria o vestiti. Anche il contatto ravvicinato, inclusi rapporti sessuali, può facilitare la diffusione del virus. Non esistono cure specifiche per il vaiolo delle scimmie, ma la gestione dei sintomi prevede l'uso di antivirali e terapie di supporto. L'isolamento dei pazienti infetti è cruciale per prevenire ulteriori contagi, e la vaccinazione può offrire protezione, soprattutto per le persone più esposte al rischio. Tuttavia, l'accesso alle cure e ai vaccini rimane una sfida in molte aree colpite, specialmente in Africa.

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