282ESIMO GIORNO DI GUERRA

Netanyahu dagli Usa contesta un’intesa su Gaza sotto la regia cinese

Il premier israeliano critica l’accordo raggiunto tra Hamas e Fatah. Oggi parlerà al Congresso americano e incontrerà Biden e Kamala Harris, venerdì Trump

Netanyahu dagli Usa contesta un’intesa su Gaza sotto la regia cinese

A poche ore dal discorso di Benjamin Netanyahu al Congresso degli Stati Uniti, Hamas e Fatah hanno annunciato un significativo accordo per la formazione di un governo di riconciliazione nazionale ad interim nella Striscia di Gaza, facilitato dalla Cina. Questa mossa, che mira a rafforzare l'unità palestinese nel dopoguerra, ha immediatamente sollevato polemiche. Il futuro assetto politico di Gaza è una questione altamente controversa tra Netanyahu e l'amministrazione Biden, e l'intesa ha scatenato una reazione furiosa da parte di Israele. Il governo israeliano ha criticato duramente l'accordo, accusando il presidente palestinese Abu Mazen di rivelare la sua vera natura attraverso questo patto.

 

Le reazioni e le dichiarazioni

Hamas ha presentato l'accordo come un passo cruciale verso l'unità nazionale tra le diverse fazioni palestinesi. Mussa Abu Marzuk, figura di spicco di Hamas, ha dichiarato che con la "Dichiarazione di Pechino" è stato firmato un accordo che potrebbe rappresentare una svolta per la causa palestinese. Tuttavia, ha anche riconosciuto che restano da vedere i risultati concreti di tale intesa, poiché in passato tentativi simili sono falliti a causa delle complessità politiche e della situazione a Gaza.

Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha espresso con veemenza la posizione di Israele, affermando che Abu Mazen, invece di condannare il terrorismo, sta collaborando con Hamas, che considera una minaccia diretta per la sicurezza di Israele. Katz ha ribadito che Israele non permetterà mai a Hamas di governare indisturbato e che la sicurezza israeliana resterà saldamente nelle mani delle autorità israeliane.

 

Netanyahu al Congresso: un discorso di sicurezza e difesa

Netanyahu si appresta a rivolgersi al Congresso americano, dove tratterà temi fondamentali come la sicurezza di Israele, la giustificazione della guerra a Gaza, la necessità di una vittoria decisiva su Hamas, e il rilascio degli ostaggi, alcuni dei quali cittadini americani. Il premier israeliano sfrutterà l'occasione per evidenziare la pressione che Israele sta esercitando su Hamas, affermando che le condizioni per la liberazione degli ostaggi stanno migliorando grazie alle azioni militari israeliane. Ha espresso ottimismo riguardo a un possibile accordo per il rilascio degli ostaggi, a patto che la pressione su Hamas continui.

Accompagnato da famiglie di rapiti e da ex ostaggi, come Noa Argamani, Netanyahu ha sottolineato l'urgenza della situazione. Noa, recentemente liberata, ha ricordato al premier che gli ostaggi devono essere liberati immediatamente, sottolineando la sofferenza continua di chi è ancora prigioniero.

 

Incontri diplomatici: Netanyahu tra Biden e Trump

Gli incontri diplomatici di Netanyahu negli Stati Uniti sono stati oggetto di un curioso gioco di date. Inizialmente, Donald Trump aveva annunciato un incontro con il premier israeliano prima del previsto appuntamento con il presidente in carica Joe Biden e la vicepresidente Kamala Harris. Tuttavia, è stato lo stesso Netanyahu a confermare che vedrà Biden alla Casa Bianca giovedì, mentre l'incontro con Trump si terrà venerdì a Mar-a-Lago, su richiesta dello stesso Netanyahu.

Questi incontri, cruciali per definire le prossime mosse diplomatiche e militari di Israele, avvengono in un momento di grande tensione e incertezza. La visita di Netanyahu negli Stati Uniti non solo mira a rafforzare il sostegno americano a Israele, ma anche a cercare nuove strategie per affrontare le complessità del conflitto israelo-palestinese e la minaccia percepita dell'Iran.

 

In conclusione, l'annuncio dell'accordo tra Fatah e Hamas e la risposta di Netanyahu rappresentano un ulteriore sviluppo in un conflitto che continua a evolversi. Le prossime mosse diplomatiche e militari saranno decisive per il futuro della regione e per le relazioni internazionali che coinvolgono il Medio Oriente.

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