danni collaterali

Gaza, raid israeliano devastante: morti e feriti nel campo profughi

L’attacco di Tel Aviv, mirato a eliminare due capi militari di Hamas, ha causato la morte di almeno 90 persone e il ferimento di oltre 300 persone

Gaza, raid israeliano devastante: morti e feriti nel campo profughi

L'ultimo raid israeliano sulla Striscia di Gaza ha provocato una strage nel campo profughi di Al-Mawasi a Khan Younis. L'attacco, mirato a eliminare due capi militari di Hamas, ha causato la morte di almeno 90 persone e il ferimento di oltre 300. La metà delle vittime sono donne e bambini, secondo il ministero della Sanità di Gaza. L'operazione militare, sebbene abbia avuto un impatto devastante sulla popolazione civile, non ha confermato se i leader di Hamas, Muhammad Deif e Rafa Salameh, siano stati effettivamente colpiti.

 

Raid a Khan Younis: vittime e danni collaterali

Il campo profughi di Al-Mawasi a Khan Younis è stato il bersaglio di un raid israeliano destinato a eliminare Muhammad Deif e Rafa Salameh, figure chiave nelle operazioni militari di Hamas. L'attacco ha causato la morte di 90 persone e ferito altre 300, molte delle quali donne e bambini. Secondo fonti di Hamas riportate dal quotidiano arabo 'al-Sharq al-Awsat', Salameh è stato ucciso e subito sepolto, mentre non ci sono conferme sulla sorte di Deif.

Israele, attraverso il premier Benjamin Netanyahu, ha dichiarato che "non c'è certezza assoluta" riguardo all'eliminazione dei due capi di Hamas. L'operazione, condotta con precisione militare, ha avuto come obiettivo principale la neutralizzazione di queste figure chiave, ma ha anche sollevato un'ondata di critiche internazionali per l'alto numero di vittime civili. Le immagini del campo devastato, con macerie e corpi sparsi, hanno fatto il giro del mondo, suscitando indignazione e richieste di cessate il fuoco immediate da parte di numerosi attori internazionali.

 

Diplomazia e reazioni internazionali

La situazione sul campo è ulteriormente complicata dalle mosse diplomatiche. Nei prossimi giorni, il consigliere per la Sicurezza nazionale israeliano Tzachi Hanegbi e il ministro degli Affari strategici Ron Dermer saranno alla Casa Bianca per incontri nel quadro del Forum di dialogo strategico tra Stati Uniti e Israele. Questi incontri arrivano in un momento critico, con la comunità internazionale che osserva attentamente gli sviluppi nel conflitto.

Gli Stati Uniti, principali alleati di Israele, stanno cercando di mediare una tregua, ma la situazione rimane tesa. L'amministrazione americana ha espresso preoccupazione per l'alto numero di vittime civili e ha sollecitato entrambe le parti a cercare una soluzione pacifica. Tuttavia, l'impegno americano nel sostenere Israele dal punto di vista strategico rimane saldo, con nuovi accordi di difesa in discussione.

 

Condanne e reazioni di Hamas e Hezbollah

Il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha denunciato i "massacri spaventosi" perpetrati da Israele, accusando il primo ministro Netanyahu di voler bloccare il cessate il fuoco attraverso operazioni militari devastanti. Haniyeh ha chiesto l'intervento dei mediatori internazionali per fermare le violenze. Anche Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, ha condannato l'attacco a Khan Younis, descrivendolo come un massacro contro i profughi. Nasrallah ha affermato che Hezbollah ha il dovere di sostenere i palestinesi e ha criticato le giustificazioni di Israele per l'attacco.

Le dichiarazioni di Haniyeh e Nasrallah hanno trovato eco in diverse capitali del mondo arabo, dove manifestazioni di solidarietà con il popolo palestinese si sono moltiplicate. Le tensioni tra Israele e i suoi vicini regionali potrebbero intensificarsi ulteriormente, con il rischio di un'escalation del conflitto su scala più ampia.

 

Prospettive di tregua e futuri colloqui

Nonostante i colloqui sulla tregua a Gaza siano in fase di stallo, Hamas ha dichiarato attraverso fonti riportate da Haaretz che non permetterà al premier Netanyahu di attribuire loro la colpa di un eventuale fallimento. Il gruppo islamista sembra determinato a mantenere aperti i canali di dialogo, malgrado le pesanti perdite subite e le accuse reciproche che complicano ulteriormente la situazione.

La prospettiva di una tregua duratura appare ancora lontana, ma la pressione internazionale potrebbe giocare un ruolo chiave nel riavviare i negoziati. Gli sforzi diplomatici saranno cruciali nei prossimi giorni, con l'obiettivo di evitare ulteriori perdite di vite umane e di stabilizzare la regione. La comunità internazionale, inclusi organismi come le Nazioni Unite e l'Unione Europea, continuerà a monitorare la situazione e a cercare di mediare tra le parti in conflitto.

 

Il raid israeliano a Khan Younis rappresenta un ulteriore grave capitolo nel conflitto israelo-palestinese, con pesanti conseguenze umanitarie e ripercussioni diplomatiche che potrebbero influenzare i tentativi di raggiungere una tregua duratura. La situazione rimane estremamente volatile, con il rischio di ulteriori escalation che potrebbero compromettere gli sforzi di pace nella regione.

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