dopo il voto francese

Macron: calcoli e trattative per escludere Mélenchon dal nuovo governo

La Francia vive una fase politica complessa dopo le elezioni, con una possibile maggioranza parlamentare senza La France Insoumise. Macron conferma Attal

Macron: calcoli e trattative per escludere Mélenchon dal nuovo governo

I giorni successivi alle elezioni in Francia sono caratterizzati dalla delusione e dalla frustrazione degli elettori, influenzate dall'intervento del Fronte Repubblicano che ha modificato le prospettive politiche attese. I principali partiti si trovano ora impegnati nella formazione di una nuova coalizione di governo, con negoziati in corso per definire la maggioranza parlamentare necessaria. Le prossime settimane saranno cruciali per capire quale direzione prenderà il paese, mentre diversi leader politici si preparano a rinegoziare alleanze e strategie per affrontare sfide economiche e di governance imminenti.

 

La Francia all'indomani delle elezioni

Dopo le recenti elezioni, il panorama politico francese appare frastagliato e confuso. Molti elettori, dopo l'euforia iniziale per l'intervento del Fronte Repubblicano, si sentono ora insoddisfatti: chi perché non ha vinto, chi perché ha dovuto votare per un partito diverso dal proprio. I più frustrati sono coloro che, pur avendo votato per La France Insoumise, rischiano di essere esclusi dalla gestione del potere, perché la formazione di una coalizione popolare, con macroniani e Républicains, e quindi senza di loro, potrebbe superare agevolmente la maggioranza assoluta con 350 seggi, escludendo di fatto il tribuno Jean-Luc Mélenchon e i suoi alleati più radicali.

 

Possibili scenari e trattative: chi rimarrà e chi se ne andrà?

La questione chiave è se ci saranno deputati de La France Insoumise disposti a lasciare Mélenchon, come già fatto da François Ruffin e Clémentine Autain, o se si creerà un gruppo parlamentare autonomo abbastanza numeroso da influenzare le dinamiche politiche. La risposta definitiva arriverà entro il 18 luglio, data della prima riunione della nuova Assemblée, quando sarà eletto il nuovo presidente e si delineeranno i gruppi parlamentari.

Nel frattempo, Emmanuel Macron ha confermato Gabriel Attal come premier dimissionario con l'incarico di garantire la stabilità del Paese. Macron ha anche incontrato i rappresentanti del suo partito, Renaissance, per discutere di possibili coalizioni moderate e delle controparti politiche accessibili. Intanto, il ministro dell'Interno Gérald Darmanin ha già dichiarato di non voler rimanere nel governo, preferendo concentrarsi su un nuovo progetto politico nel nord della Francia, un chiaro segnale di riposizionamento in vista delle elezioni presidenziali del 2027.

 

Il futuro del governo: tempistiche e incognite

Il rebus sul nuovo primo ministro e sulla formazione del governo è ancora tutto da decifrare. Il ministro dell'Economia Bruno Le Maire ha avvertito che un prolungato stallo potrebbe portare a una crisi finanziaria e al declino economico del Paese. La Confindustria francese, il Medef, ha chiesto una politica economica chiara e stabile per evitare ulteriori incertezze.

Mathilde Panot, una delle fidate di Mélenchon, ha respinto l'idea di una coalizione senza di lui, sostenendo che Mélenchon è ancora fondamentale per la sinistra. Darmanin ha ribadito che un accordo con gli Insoumis è fuori discussione per la maggioranza macroniana. Il sindacato CGT ha chiesto a Macron di rispettare i risultati delle urne.

François Bayrou, centrista e membro di Ensemble!, ha previsto che ci vorranno settimane per trovare una soluzione. Nonostante si parli meno di un governo tecnico, circolano ancora i nomi di figure super partes come gli ex premier Lionel Jospin e Bernard Cazeneuve come possibili candidati alla carica di primo ministro. Anche l'ex presidente socialista François Hollande è stato menzionato, ma ha elegantemente declinato, evitando di alimentare ulteriori speculazioni.

 

La Francia si trova dunque a un bivio, con trattative politiche intense e incertezze sul futuro. La possibile esclusione di Mélenchon e dei suoi alleati potrebbe portare a una nuova maggioranza più centrista, ma le negoziazioni saranno cruciali per definire gli equilibri di potere e la direzione del Paese nei prossimi anni. Macron, con la conferma di Attal e i colloqui con i moderati, sembra puntare a una stabilità necessaria per affrontare le sfide economiche e politiche che attendono la Francia.

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