276esimo giorno di guerra

Gaza: nove mesi di conflitto e proteste crescenti contro Netanyahu

Le manifestazioni in Israele chiedono la fine della guerra e la liberazione degli ostaggi. Hamas aperto a negoziati sugli ostaggi senza tregua permanente

Gaza: nove mesi di conflitto e proteste crescenti contro Netanyahu

A nove mesi dall'inizio del conflitto, la guerra tra Israele e Hamas continua a devastare la Striscia di Gaza e a scuotere l'opinione pubblica israeliana. Mentre il bilancio delle vittime cresce vertiginosamente, con oltre 38.100 palestinesi uccisi e quasi 88.000 feriti, le tensioni interne in Israele si intensificano. Le proteste contro il primo ministro Benjamin Netanyahu si sono amplificate, chiedendo una tregua immediata e la liberazione degli ostaggi. Nel frattempo, Hamas ha mostrato apertura ai negoziati anche senza un cessate il fuoco permanente, aprendo nuove possibilità per un dialogo che potrebbe portare alla fine delle ostilità.

 

La voce delle proteste

A nove mesi dall'inizio della guerra, le strade di Tel Aviv e Gerusalemme sono tornate a riempirsi di manifestanti. Per il secondo giorno consecutivo, migliaia di israeliani hanno marciato, gridando slogan come "non ci arrenderemo", nel tentativo di esercitare pressione sul governo per raggiungere un accordo di tregua e liberare gli ostaggi. La protesta è iniziata simbolicamente alle 6:29 del mattino, l'ora esatta in cui, il 7 ottobre, Hamas lanciò il suo attacco. Le città di Tel Aviv e Gerusalemme sono state bloccate, con decine di migliaia di persone che hanno interrotto il traffico principale, mentre la polizia ha cercato di disperderli con idranti. Secondo l'esercito israeliano, dei 116 ostaggi ancora in mano ad Hamas, 42 sono stati confermati deceduti.

Le voci dei manifestanti riflettono un crescente scontento verso la leadership di Netanyahu. Yehuda Cohen, padre del soldato rapito Nimrod, ha dichiarato: "Il nostro messaggio al governo è molto semplice. C'è un accordo sul tavolo. Accettatelo." Cohen ha espresso la frustrazione condivisa da molti manifestanti, che ritengono che il prolungamento del conflitto stia solo aumentando le sofferenze senza prospettive di risoluzione. Inbar R., una giovane lavoratrice tecnologica, ha affermato: "Questa guerra è un fallimento. L'unico risultato è che il mondo ci odia."

 

Pressioni sul governo Netanyahu

La crescente insoddisfazione nei confronti del primo ministro Benjamin Netanyahu è evidente tra i manifestanti. Molti lo accusano di non aver fatto abbastanza per risolvere la crisi, sacrificando la sicurezza del paese per mantenere la propria posizione politica. Due membri di estrema destra del suo governo hanno minacciato di dimettersi se fosse raggiunto un accordo di tregua. Le manifestazioni contro Netanyahu sono diventate un appuntamento fisso del sabato sera, ma recentemente si sono intensificate. La protesta di sabato sera ha visto una partecipazione massiccia di circa 176.000 persone, secondo gli organizzatori, riuniti nella "Piazza della Democrazia" di Tel Aviv.

Le proteste non sono limitate alla capitale. Anche in altre città israeliane, le persone si sono unite in massa, mostrando un fronte unito contro la continuazione del conflitto. La pressione sul governo è palpabile, con i cittadini che chiedono risposte immediate e soluzioni concrete. La comunità internazionale osserva attentamente, mentre le tensioni interne aumentano, potenzialmente destabilizzando ulteriormente la situazione già precaria del Medio Oriente.

 

Hamas e i negoziati sugli ostaggi

In un'importante dichiarazione, un alto funzionario di Hamas ha confermato la disponibilità della fazione a negoziare sugli ostaggi anche senza un cessate il fuoco permanente. Hamas aveva inizialmente richiesto un cessate il fuoco completo per avviare i colloqui sullo scambio di prigionieri e porre fine alla guerra. Tuttavia, i mediatori del Qatar hanno garantito che, finché continueranno le trattative sui prigionieri, il cessate il fuoco temporaneo resterà in vigore.

Questo sviluppo potrebbe rappresentare una svolta significativa. L'apertura di Hamas ai negoziati senza precondizioni potrebbe facilitare un dialogo più ampio, coinvolgendo altri attori regionali e internazionali. L'obiettivo principale è il rilascio degli ostaggi, ma le trattative potrebbero anche aprire la strada a discussioni più ampie sulla stabilità a lungo termine della regione. La comunità internazionale, inclusi gli Stati Uniti e l'Unione Europea, ha accolto con cautela questa notizia, vedendo in essa un potenziale punto di partenza per future negoziazioni di pace.

 

Incontri internazionali per un accordo

La diplomazia internazionale si muove per trovare una soluzione alla crisi. Mercoledì, a Doha, il capo della CIA William Burns, i suoi omologhi del Mossad e dell'intelligence egiziana, David Barnea e Abbas Kamel, insieme al primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al Thani, si incontreranno per discutere di un possibile accordo tra Israele e Hamas per il cessate il fuoco in cambio della liberazione degli ostaggi.

Questi incontri rappresentano un'opportunità cruciale per la mediazione e la negoziazione. Il coinvolgimento di alti funzionari dell'intelligence sottolinea la gravità della situazione e l'urgenza di trovare una soluzione pacifica. Il Qatar, che ha svolto un ruolo di mediatore in vari conflitti regionali, si trova nuovamente al centro degli sforzi diplomatici. La speranza è che questi incontri possano portare a un accordo concreto, riducendo le sofferenze umanitarie e portando stabilità alla regione.

 

La tragedia umanitaria a Gaza

Intanto, il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza continua a salire. Secondo le autorità locali, il numero dei morti ha superato i 38.100, con quasi 88.000 feriti. Il Ministero della Sanità di Gaza ha riferito che solo nelle ultime 24 ore sono state accertate 55 nuove vittime. Gli ultimi bombardamenti israeliani hanno causato tre "massacri", secondo quanto riportato, con decine di morti e feriti. Il Ministero ha inoltre sottolineato che molte vittime sono ancora sotto le macerie, in attesa di essere soccorse.

La situazione umanitaria a Gaza è drammatica. Le strutture sanitarie sono al collasso, con ospedali che operano oltre la loro capacità e mancanza di forniture mediche essenziali. Le organizzazioni umanitarie internazionali stanno cercando di fornire assistenza, ma le condizioni di sicurezza rendono difficile il loro lavoro. La comunità internazionale ha fatto appelli urgenti per un cessate il fuoco umanitario, ma finora senza successo.

Le immagini di devastazione e sofferenza umana provenienti da Gaza hanno suscitato un'ondata di solidarietà globale, ma anche di rabbia e frustrazione. La risoluzione del conflitto è cruciale non solo per la stabilità regionale, ma anche per la tutela dei diritti umani e la protezione delle vite innocenti.

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA