il 18 luglio il voto dell’Europarlamento

Meloni tra trattative europee e tensioni interne: un gioco complesso

Le delicate negoziazioni in Europa proseguono alla ricerca di deleghe importanti. Le opposizioni parlano di isolamento e Salvini denuncia un colpo di stato

Meloni tra trattative europee e tensioni interne: un gioco complesso

Le dinamiche politiche europee e italiane sono in fermento, con Giorgia Meloni al centro di complesse trattative per i ruoli chiave nell'Unione Europea. Durante il voto sui top jobs a Bruxelles, la presidente del Consiglio italiano ha preso una posizione netta, votando contro Kaja Kallas per il ruolo di Alto rappresentante e contro Antonio Costa per la presidenza del Consiglio europeo. Tuttavia, si è astenuta sulla conferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea, un gesto che potrebbe aprire spiragli di dialogo per negoziare ruoli e deleghe importanti per l'Italia. L'astensione di Meloni è stata interpretata come una mossa strategica, volta a facilitare le trattative sui commissari europei. Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, ha sottolineato l'importanza di questa posizione: "Ha tenuto conto della nostra posizione". Tajani ha cercato di mediare tra il governo italiano e il Partito Popolare Europeo (PPE), in un contesto politico tutt'altro che semplice.

L'importanza della presenza italiana nei ruoli chiave delle istituzioni europee non può essere sottovalutata. In passato, l'Italia ha sempre cercato di assicurarsi posizioni di rilievo per influenzare le politiche comunitarie e proteggere gli interessi nazionali. L'attuale contesto, però, è reso più complicato dalle dinamiche politiche interne e dalle alleanze mutevoli a Bruxelles. 

 

La strategia di Meloni e le ambizioni italiane

Nonostante le difficoltà, Meloni spera di ottenere per l'Italia una vicepresidenza della Commissione europea e una delega di rilievo, preferibilmente legata alla supervisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Questo strumento, infatti, rappresenta una delle leve principali per il rilancio economico post-pandemia, e avere un commissario italiano con tali responsabilità potrebbe garantire una gestione più favorevole agli interessi nazionali. In alcuni ambienti della maggioranza, si considera anche la possibilità di una delega sulla coesione o comunque connessa al Pnrr, benché raggiungere tali obiettivi appaia complesso.

Il nome del ministro Raffaele Fitto è uno dei papabili per un possibile trasferimento a Bruxelles. Se ciò dovesse avvenire, Meloni potrebbe assumere temporaneamente le deleghe di Fitto. Tuttavia, a Palazzo Chigi regna il riserbo sulle strategie precise della presidente del Consiglio.

 

Le opposizioni non sono convinte: "È la prima volta che l'Italia gioca a nascondino, per trattare sottobanco - ha commentato l'eurodeputato PD Brando Benifei - non è degno dell'Italia, siamo finiti a fare peggio di Orban". Anche l'europarlamentare M5S Pasquale Tridico ha criticato duramente la strategia, definendola un "euroflop" che isola l'Italia.

L'opposizione non si limita alle critiche, ma avanza anche proposte alternative per migliorare la posizione italiana in Europa. Tra queste, vi è l'idea di costruire alleanze più forti con altri Paesi membri per formare un blocco più coeso in grado di influenzare le decisioni europee. Tuttavia, la frammentazione politica interna rende difficile la formazione di una strategia unitaria. L'Italia, con una storia di divisioni politiche e di governi di coalizione, si trova spesso in una posizione di debolezza nei negoziati internazionali.

 

Salvini e le tensioni nella maggioranza

Le tensioni non mancano nemmeno all'interno della maggioranza. Matteo Salvini, leader della Lega, ha espresso la sua indignazione per la conferma di von der Leyen, definendola "un colpo di stato" e criticando l'arroganza e la mancanza di rispetto dei burocrati europei. "La democrazia ci impone di reagire con tutti i mezzi possibili", ha dichiarato Salvini. Le sue parole riflettono il malcontento di una parte dell'elettorato italiano, che vede nelle istituzioni europee un ostacolo alla sovranità nazionale.

Tuttavia, le parole di Salvini non sono state accolte favorevolmente da Tajani, che ha ribadito l'importanza di mantenere un linguaggio politico adeguato a livello europeo. "Queste parole a livello europeo assolutamente non influiscono. Sono giudizi politici. Non è il mio linguaggio, non influiscono sul peso dell'Italia, che è un Paese fondatore dell'Europa", ha risposto il vicepremier, sottolineando la necessità di un approccio più diplomatico.

Queste divisioni interne alla maggioranza complicano ulteriormente la posizione del governo italiano. Meloni deve bilanciare le esigenze di una coalizione eterogenea, cercando di evitare fratture che potrebbero indebolire ulteriormente la sua capacità di negoziare a Bruxelles. Le dichiarazioni forti e spesso contrastanti dei principali leader della maggioranza rischiano di trasmettere un'immagine di incertezza e mancanza di coesione, elementi che possono essere sfruttati dai partner europei nelle trattative.

 

Verso il voto in Europarlamento

La partita è ancora aperta e il voto dell'Europarlamento il 18 luglio sarà cruciale per la conferma di von der Leyen. Meloni potrebbe giocare la carta dei voti dei suoi eurodeputati, ma l'esito resta incerto. Tra le ipotesi, si considera che von der Leyen possa cercare l'appoggio dei Verdi per assicurarsi una maggioranza, data la frammentazione nel campo delle destre.

Un momento decisivo arriverà all'inizio di luglio, quando il Parlamento europeo definirà ufficialmente la composizione dei gruppi. L'accordo sui top jobs, infatti, è stato raggiunto da popolari, socialisti e liberali, lasciando l'Italia in una posizione delicata. La strategia di Meloni sarà messa alla prova, e solo il tempo dirà se riuscirà a ottenere le deleghe desiderate per rafforzare la posizione italiana in Europa.

 

Il contesto europeo è in continua evoluzione, con nuove alleanze e rivalità che emergono costantemente. Meloni dovrà navigare tra queste dinamiche complesse, cercando di costruire ponti con altri leader europei e di consolidare il supporto interno. La sua capacità di mediazione e la sua abilità nel gestire le pressioni politiche interne ed esterne saranno cruciali per determinare il successo della sua strategia. Nel frattempo, l'Italia osserva con attenzione e speranza, consapevole che il ruolo del Paese in Europa potrebbe essere decisivo per il futuro delle politiche nazionali. La posta in gioco è alta e il percorso è irto di ostacoli, ma con determinazione e abilità diplomatica, Meloni potrebbe riuscire a ottenere i risultati auspicati, rafforzando così la posizione dell'Italia nel panorama europeo.

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