le “logiche di caminetto”

L’Italia e l’Unione Europa: nomine e un futuro da ricalibrare

Meloni in aula a Montecitorio e Palazzo Madama in vista del Consiglio UE critica l’autoreferenzialità dell’Europa. Mattarella: “Ruolo cruciale dell’Italia”

L’Italia e l’Unione Europa: nomine e un futuro da ricalibrare

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha rivolto alla Camera dei Deputati un discorso significativo alla vigilia del Consiglio europeo, esprimendo dure critiche sulla direzione dell'Unione Europea. Le sue comunicazioni sono state approvate anche dal Senato, confermando la volontà di un cambiamento sostanziale nelle politiche comunitarie.

 

Un'Europa da ripensare

Nelle sue dichiarazioni alla Camera, Giorgia Meloni ha sottolineato che il nuovo Parlamento europeo, frutto delle recenti elezioni, rappresenta un'importante svolta storica. Ha ribadito che tutte le forze politiche concordano sulla necessità di una svolta nelle politiche UE, dichiarando: "L'Europa deve intraprendere una direzione diversa rispetto al posizionamento preso finora". La risoluzione della maggioranza, approvata con 178 voti favorevoli e 98 contrari alla Camera e successivamente con 93 voti favorevoli e 54 contrari al Senato, riflette questa esigenza condivisa di cambiamento.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ulteriormente evidenziato l'importanza dell'Italia in Europa, affermando che non si può prescindere dal contributo italiano nelle dinamiche europee. Durante un incontro al Quirinale, ha ribadito il ruolo centrale dell'Italia, sebbene non spetti a lui intervenire nelle specifiche trattative politiche in corso per i nuovi incarichi nell'UE.

 

La critica alle politiche UE e l’emergenza di cambiamento

Meloni ha criticato apertamente l'Unione Europea per la sua invadenza normativa e la sua debolezza sui fronti globali. Ha evidenziato che solo il 45% dei cittadini europei esprime gradimento per le istituzioni comunitarie, con un astensionismo in crescita, soprattutto in Italia dove la partecipazione al voto è stata la più bassa di sempre. "L'Europa appare troppo invasiva internamente e vulnerabile esternamente", ha dichiarato, sostenendo che l'UE deve ripensare le sue priorità e lasciare maggiore autonomia decisionale agli Stati nazionali. Secondo la premier, la percezione degli italiani e degli europei è di un’Unione troppo invadente, che impone direttive su questioni che potrebbero essere gestite a livello nazionale, come l’agricoltura e le ristrutturazioni edilizie.

 

Meloni ha espresso preoccupazione per la debolezza dell'UE negli scenari globali, che la rende vulnerabile agli shock esterni. Ha poi affermato che l'Europa deve affrontare un compito arduo: ripensare le sue priorità, il suo approccio e la sua postura. Ha insistito sulla necessità di "fare meno e fare meglio", lasciando agli Stati membri la decisione su ciò che non richiede una centralizzazione.

 

In tema di immigrazione, Meloni ha esortato l'UE a fermare il traffico di esseri umani e a combattere quello che ha definito "il nuovo schiavismo". Ha sottolineato l'importanza di accordi con Paesi come Egitto e Tunisia per gestire i flussi migratori e ha ribadito che in Italia e nell'UE si entra solo legalmente. La lotta contro le mafie che gestiscono i flussi migratori illegali è un punto cardine della sua politica.

 

Riforme ambientali e demografiche

Meloni ha posto l'accento anche sulla necessità di rivedere le normative ideologiche del Green Deal, promuovendo una neutralità tecnologica che permetta di difendere la natura senza penalizzare l’uomo. Ha annunciato l’intenzione di rivedere la direttiva sulle case green, sostenendo che le politiche ambientali devono includere l'uso di tutte le tecnologie disponibili.

Un altro tema centrale del discorso è stato la demografia. Meloni ha dichiarato che l'Europa deve affrontare con decisione la sfida demografica e includere il tema della natalità tra le priorità strategiche dell’agenda europea. Ha sottolineato che ogni euro investito nella natalità è un euro speso in modo produttivo, sia per l’Italia che per l’Europa. "Il 'Next Generation' rischia di non esistere se non affrontiamo la sfida demografica con forza", ha affermato, evidenziando l’importanza di considerare gli investimenti per la natalità come prioritari.

 

La battaglia per le nomine europee

La premier non ha nascosto la sua insoddisfazione per l'accordo tra popolari, socialisti e liberali sulle nomine europee, giudicandolo non rappresentativo del voto dei cittadini. Ha criticato sia il metodo sia il merito delle scelte, dichiarando che il dissenso italiano potrebbe tradursi in un'astensione durante la votazione delle nomine, una mossa senza precedenti che potrebbe complicare la rielezione di Ursula von der Leyen. Ha contestato le "logiche di caminetto" che escludono alcune forze politiche, affermando che il consenso deve essere rispettato e che le decisioni non possono essere prese da una minoranza che ignora la volontà popolare.

Il riferimento è alla mancanza di trasparenza e inclusività nelle recenti trattative per le nomine europee, un processo che secondo Meloni non rispetta i principi democratici. Ha ribadito la sua determinazione a portare avanti le istanze italiane, senza compromessi che potrebbero svantaggiare il paese. "L'Italia porterà a casa quello che le spetta", ha dichiarato con fermezza, promettendo di ottenere risultati migliori rispetto alla legislatura precedente.

I contatti con gli altri leader europei continuano a ritmo serrato, e Meloni ha garantito che l'Italia non accetterà di essere messa in un angolo. L'obiettivo è ottenere deleghe e posizioni che permettano al paese di avere un ruolo di primo piano nella futura agenda europea, con particolare attenzione ai temi della migrazione, delle politiche green e della sburocratizzazione.

 

Il Consiglio europeo di oggi e domani sarà dunque un banco di prova cruciale per testare la determinazione e la capacità dell'Italia di far valere le proprie ragioni in Europa.

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