81 i siti bloccati

Guerra dell’informazione, Mosca risponde e oscura i media europei

La Russia blocca l’accesso a 81 siti di media UE, inclusi quelli italiani, come ritorsione alle misure analoghe adottate dall’Europa contro tre media russi.

Guerra dell’informazione, Mosca risponde e oscura i media europei

La tensione tra Russia e Unione Europea ha raggiunto un nuovo apice con la recente decisione di Mosca di bloccare l'accesso a 81 siti di media appartenenti a Paesi dell'UE. Questo provvedimento, che include piattaforme italiane come Rai, La7, Repubblica e La Stampa, è una risposta diretta al bando imposto dall'UE su tre media russi: Ria Novosti, Izvestia e Rossiyskaya Gazeta. Le autorità europee avevano accusato questi organi di stampa di fungere da strumenti di propaganda del Cremlino, alimentando la guerra in Ucraina e destabilizzando i paesi vicini.

La Farnesina ha condannato fermamente la mossa russa, definendola "ingiustificata" e sottolineando che i media italiani hanno sempre offerto un'informazione oggettiva e imparziale sul conflitto. Il gruppo Gedi, editore di Repubblica e La Stampa, ha espresso il suo rammarico, evidenziando che tali misure danneggeranno principalmente i cittadini russi, limitando il loro accesso a un'informazione libera e di qualità.

 

I siti UE oscurati da Putin: le motivazioni dietro il blocco

Il recente blocco di 81 siti web di media appartenenti a Paesi dell'Unione Europea da parte del governo russo segna un ulteriore passo nella guerra dell'informazione tra Mosca e l'Occidente. Tra i siti oscurati vi sono importanti testate giornalistiche italiane come Rai, La7, Repubblica e La Stampa. Questa azione è stata presentata come una risposta "simmetrica e proporzionata" alle misure adottate dall'UE, che ha vietato la trasmissione dei media russi Ria Novosti, Izvestia e Rossiyskaya Gazeta, accusati di essere strumenti della propaganda del Cremlino. La Russia ha giustificato il blocco affermando che i media europei oscurati diffondono sistematicamente false informazioni riguardanti l'operazione militare speciale in Ucraina. Secondo il ministero degli Esteri russo, questa mossa era inevitabile dopo che Bruxelles e i Paesi membri hanno continuato a perseguitare politicamente i giornalisti russi, ignorando gli avvertimenti di Mosca. La decisione russa riflette una volontà di difendersi dalle sanzioni informative e di mantenere un controllo stretto sulle narrazioni riguardanti il conflitto in Ucraina, cercando al contempo di limitare l'influenza delle opinioni occidentali sulla propria popolazione.

 

Le accuse della Corte Penale Internazionale

Parallelamente a questi sviluppi, la Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso due nuovi mandati di arresto nei confronti dell'ex ministro della Difesa russo Serghei Shoigu e del capo di stato maggiore Valery Gerasimov. Entrambi sono accusati di crimini di guerra e crimini contro l'umanità per i bombardamenti missilistici sulle centrali elettriche in Ucraina. Secondo la CPI, tali attacchi, condotti tra ottobre 2022 e marzo 2023, erano mirati contro obiettivi civili, causando danni sproporzionati rispetto agli eventuali vantaggi militari.

Anche qui la risposta di Mosca non si è fatta attendere. Il Consiglio di Sicurezza nazionale russo ha definito "insignificante" la decisione della CPI, sottolineando che la giurisdizione della Corte non si estende alla Russia, che non è membro di questa istituzione. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, invece, ha accolto con favore i mandati di arresto, affermando che ogni criminale coinvolto negli attacchi deve sapere che sarà fatta giustizia.

 

Il pericolo delle armi Usa a Kiev

Le tensioni tra Russia e Occidente si sono ulteriormente complicate con l'intervento del ministro della Difesa russo Andrei Belousov, che ha messo in guardia gli Stati Uniti circa il rischio di un'ulteriore escalation a causa delle continue forniture di armi all'Ucraina. Durante una conversazione telefonica con il capo del Pentagono Lloyd Austin, Belousov ha evidenziato i pericoli derivanti dalle armi americane nelle mani delle forze armate ucraine.

La situazione è resa ancora più complessa dalle dichiarazioni del portavoce del Dipartimento di Stato americano, Matthew Miller, il quale ha ribadito l'impegno degli Stati Uniti a fornire armi all'Ucraina per difendere il suo territorio sovrano, inclusa la Crimea. Inoltre, i media americani riportano che Washington è pronta a inviare ulteriori 150 milioni di dollari in munizioni all'Ucraina, comprese quelle per i sistemi missilistici di artiglieria ad alta mobilità Himars.

 

L'impegno della comunità internazionale

A livello internazionale, il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg ha sottolineato la necessità di sostenere l'Ucraina, specialmente in vista del vertice di Washington previsto per luglio. Stoltenberg ha affermato che l'assistenza a lungo termine è fondamentale per garantire il successo dell'Ucraina contro l'aggressione russa.

L'Unione Europea, dal canto suo, ha creato il Fondo di Assistenza per l'Ucraina all'interno dell'European Peace Facility (EPF), destinando un budget di 5 miliardi di euro per il 2024. Questo fondo supporterà la fornitura di equipaggiamenti militari letali e non letali, oltre a offrire addestramento. L'UE ha anche promesso di mantenere e, se necessario, aumentare le sanzioni contro la Russia, mentre si impegna a integrare progressivamente l'Ucraina nel mercato unico europeo.

 

La guerra dell'informazione tra Russia e Occidente continua a intensificarsi, riflettendo le tensioni geopolitiche sul campo. La risposta di Mosca al bando dei suoi media da parte dell'UE, i nuovi mandati di arresto della CPI e il costante supporto militare all'Ucraina da parte degli Stati Uniti e della NATO sono tutti elementi di un quadro complesso e in continua evoluzione. La comunità internazionale è chiamata a navigare con attenzione in questo scenario per evitare un'ulteriore escalation e cercare soluzioni diplomatiche durature.

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