per la libertà di stampa

Julian Assange patteggia e torna in Australia da uomo libero

Il fondatore di WikiLeaks si dichiara colpevole di un solo reato dopo 62 mesi di carcere. L’accordo con gli USA chiude una lunga battaglia legale e politica

Julian Assange patteggia e torna in Australia da uomo libero

Julian Assange, il controverso fondatore di WikiLeaks, ha raggiunto un accordo con gli Stati Uniti che gli permette di tornare in libertà in Australia. Dopo una lunga battaglia legale e diplomatica, Assange si è dichiarato colpevole di un solo capo d'accusa legato alla pubblicazione di documenti riservati. La condanna a 62 mesi di carcere, già scontati durante la detenzione preventiva a Londra, segna la conclusione di un decennio di incertezze e polemiche. Questo accordo potrebbe rappresentare una svolta significativa per la libertà di stampa e la trasparenza governativa a livello globale.

 

Chi è Julian Assange

Julian Assange è un giornalista e attivista australiano, noto per aver fondato WikiLeaks nel 2006, una piattaforma dedicata alla divulgazione di documenti riservati. La sua notorietà esplose nel 2010, quando WikiLeaks pubblicò centinaia di migliaia di documenti militari e diplomatici statunitensi, rivelando dettagli segreti sulle guerre in Afghanistan e Iraq. Queste rivelazioni portarono a una serie di accuse contro Assange, compresa quella di spionaggio, dopo che documenti trafugati da Chelsea Manning, un'ex analista dell'intelligence militare, furono pubblicati. Nel 2010, Assange fu arrestato in Gran Bretagna per un mandato d'arresto europeo emesso dalla Svezia per accuse di crimini sessuali, poi ritirate. Per evitare l'estradizione, si rifugiò nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, dove rimase per sette anni fino al suo arresto nel 2019.

 

Un accordo per la libertà

Il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, ora ha raggiunto un accordo con gli Stati Uniti che pone fine alla sua lunga e tormentata vicenda giudiziaria, ed ha accettato di dichiararsi colpevole di un solo capo d'accusa. In cambio, ha ottenuto una condanna a 62 mesi di carcere, già interamente scontati durante la sua detenzione preventiva. Questo accordo permetterà ad Assange di evitare ulteriori pene detentive negli Stati Uniti e di tornare in Australia, il suo paese d'origine. 

 

Le origini della controversia

Nel 2010, WikiLeaks pubblicò una vasta quantità di documenti militari classificati degli Stati Uniti riguardanti le guerre in Afghanistan e Iraq. Questa operazione, la più grande violazione della sicurezza militare americana della storia, includeva cablogrammi diplomatici e video come quello del 2007 che mostrava un elicottero Apache americano aprire il fuoco su presunti insorti in Iraq, uccidendo dodici persone, tra cui due giornalisti della Reuters. Queste rivelazioni scatenarono un acceso dibattito globale sul diritto all'informazione e sui limiti della sicurezza nazionale.

L'incriminazione di Assange avvenne durante l'amministrazione Trump, in seguito alla pubblicazione dei documenti trafugati da Chelsea Manning, ex analista dell'intelligence militare statunitense. Manning fu condannata in base alla legge sullo spionaggio, e lo stesso destino sembrava attendere Assange. Dopo essere stato arrestato nel 2010 in Gran Bretagna con un mandato d'arresto europeo emesso dalla Svezia per accuse di crimini sessuali – poi cadute – Assange si rifugiò nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra. Qui rimase per sette anni, evitando l'estradizione in Svezia, fino a quando nel 2019 fu arrestato e incarcerato nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh.

 

Il patteggiamento

L'accordo con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti prevede che Assange sconti una condanna di 62 mesi, periodo già trascorso nel carcere londinese di Belmarsh. Se fosse stato processato per tutti i 18 capi d'accusa a suo carico, avrebbe rischiato fino a 175 anni di carcere. Tuttavia, l'approvazione definitiva dell'accordo richiede il via libera di un giudice federale statunitense.

Il patteggiamento arriva dopo mesi di trattative e pressioni internazionali. Il presidente Joe Biden ha dichiarato di voler esaminare la richiesta australiana di chiudere il caso contro Assange. Da parte sua, il governo australiano ha espresso sollievo per la conclusione della vicenda, sottolineando come il caso si sia protratto troppo a lungo senza reali benefici per nessuna delle parti coinvolte.

 

Il ritorno in Australia

Assange sta già facendo ritorno in Australia. Un volo lo porterà prima alle Isole Marianne Settentrionali nel Pacifico, con una breve sosta a Bangkok per fare rifornimento. L’arrivo di Assange in patria metterà fine a una saga durata oltre un decennio, caratterizzata da battaglie legali, tensioni diplomatiche e un intenso dibattito pubblico sul ruolo della trasparenza e della sicurezza nazionale.

Questa vicenda ha sollevato importanti questioni etiche e legali riguardanti la libertà di stampa e il diritto all'informazione. L'attività di WikiLeaks ha messo in evidenza le tensioni tra la necessità di mantenere segreti di stato e il diritto del pubblico a conoscere le azioni dei propri governi. Il patteggiamento di Assange potrebbe essere visto come un compromesso, un tentativo di bilanciare questi due principi fondamentali.

 

Il ritorno di Assange in Australia segna la fine di un capitolo tumultuoso nella storia del giornalismo investigativo e della giustizia internazionale. Mentre il dibattito su libertà di stampa e sicurezza nazionale continua, il caso Assange rimarrà un punto di riferimento per le future generazioni di giornalisti, avvocati e attivisti.

 

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