seggi aperti fino alle 15

Amministrative, ballottaggi elettorali: affluenza ai minimi storici

Secondo i dati del ministero dell’Interno, alle 23 di ieri aveva votato solo il 37%, ben 16 punti in meno rispetto al primo turno. Lo spoglio dopo le 15

Amministrative, ballottaggi elettorali: affluenza ai minimi storici

Con l'apertura, alle 7 di mattina, dei seggi per il secondo turno delle elezioni amministrative in oltre 100 comuni, l'attenzione è rivolta alle principali sfide nei capoluoghi di provincia, tra cui Firenze, Bari e Perugia. Tuttavia, un dato preoccupante emerge immediatamente: l'affluenza alle urne è in drastico calo, con una riduzione significativa rispetto al primo turno. Un fenomeno, questo della bassa affluenza, che cresce esponenzialmente da diversi anni e che inizia a far sollevare diversi e importanti interrogativi sul coinvolgimento dei cittadini e la loro fiducia nel processo democratico. 

Le operazioni di voto proseguiranno oggi fino alle ore 15, momento in cui inizierà immediatamente lo spoglio delle schede.

 

Le sfide principali nei capoluoghi

Questa mattina, i seggi si sono riaperti in 101 comuni italiani per il secondo turno delle elezioni amministrative. In gioco vi sono 14 capoluoghi di provincia, tra cui le sfide cruciali a Firenze, Bari e Perugia, senza dimenticare altre competizioni rilevanti a Campobasso, Potenza, Lecce e Caltanissetta. L'affluenza alle urne ha registrato un netto calo già nel primo giorno di voto: alle 23, solo il 37% degli elettori aventi diritto aveva espresso il proprio voto, una flessione di circa 16 punti percentuali rispetto al primo turno

 

Nel dettaglio, a Firenze, dove l'affluenza si attesta intorno al 28,67%, la candidata del centrosinistra Sara Funaro e il rivale del centrodestra Eike Schmidt si confrontano per il controllo di Palazzo Vecchio. Funaro, che al primo turno ha ottenuto il 43% dei voti, beneficia del sostegno del Movimento 5 Stelle e dell'Italia dei Valori. Schmidt, dal canto suo, ha raccolto l'appoggio della Democrazia Cristiana fiorentina. Questa dinamica di alleanze potrebbe giocare un ruolo determinante nel risultato finale, riflettendo l'importanza delle coalizioni politiche locali.

 

A Bari, l'affluenza è significativamente bassa, con solo il 18,53% dei votanti recatisi alle urne. Qui la sfida è tra il candidato del Partito Democratico, Vito Leccese, e Fabio Romito del centrodestra. Leccese, che al primo turno ha ottenuto il 48%, ha consolidato la sua posizione grazie a un accordo con Michele Laforgia, sostenuto dai Pentastellati e da Alleanza Verdi e Sinistra. Romito, che si è fermato al 29% al primo turno, cerca una rimonta e ha segnalato presunte irregolarità in una sezione elettorale. Questo tipo di denuncia, sebbene frequente in contesti elettorali, sottolinea le tensioni e le frizioni che caratterizzano queste competizioni.

 

A Perugia, l'affluenza alle 19 era del 38,05%, la più alta tra i capoluoghi in ballottaggio. Qui, la competizione è tra Vittoria Ferdinandi del centrosinistra e Margherita Scoccia del centrodestra. Ferdinandi ha superato di poco la rivale al primo turno con il 49% contro il 48,3% di Scoccia. Entrambe le candidate hanno votato nella stessa scuola, ma in sezioni diverse. Questo scenario illustra come, anche in contesti di forte polarizzazione, le differenze tra i candidati possano essere minime, rendendo ogni voto cruciale.

 

Sfide secondarie e curiosità

Anche nelle altre città, l'andamento dell'affluenza offre spunti di riflessione. A Campobasso, l'affluenza alle 19 era del 25,76%. Il candidato del centrodestra, Aldo De Benedittis, è in vantaggio dopo aver sfiorato il 50% al primo turno. La sua avversaria, Marialuisa Forte, può contare sull'appoggio del candidato del primo turno Pino Ruta, che aveva ottenuto il 20% dei voti. Questa dinamica di coalizioni post-primo turno è tipica delle elezioni amministrative italiane, dove le alleanze sono spesso decisive per il risultato finale.

A Lecce, dove l'affluenza è stata del 31,15%, il confronto è tra Adriana Poli Bortone del centrodestra e il sindaco uscente Carlo Salvemini del centrosinistra. La competizione qui è stata segnata da un episodio curioso: un giovane elettore si è presentato al seggio con una pecora. Questo evento, sebbene insolito, mette in luce l'eterogeneità e la vivacità del contesto elettorale locale, spesso teatro di episodi unici che caratterizzano la vita politica di una comunità.

Infine, a Potenza, l'affluenza alle 19 era del 27,3%. Francesco Fanelli del centrodestra, vicepresidente uscente della Giunta lucana, è in corsa contro Vincenzo Telesca del centrosinistra. Al primo turno, Fanelli aveva ottenuto il 40,6% dei voti, mentre Telesca si era fermato al 32,4%. La competizione a Potenza riflette un quadro di polarizzazione simile a quello di altre città, dove le differenze tra i candidati si giocano spesso su pochi punti percentuali.

 

Affluenza ai minimi storici

Il netto calo dell'affluenza alle urne in questo secondo turno delle amministrative solleva importanti domande sullo stato della democrazia locale in Italia. Diversi fattori possono aver contribuito a questa flessione. In primo luogo, la disillusione e la mancanza di fiducia nel sistema politico potrebbero aver scoraggiato molti elettori. Inoltre, la sovrapposizione con altre competizioni elettorali, come le Europee, che avevano già registrato un'affluenza bassa, potrebbe aver esacerbato la situazione.

Un altro elemento da considerare è l'effetto del campo largo delle alleanze politiche, che, sebbene mirato a consolidare il supporto per i candidati principali, potrebbe aver disorientato o alienato alcuni elettori. La frammentazione del voto al primo turno e le successive alleanze strategiche hanno creato un panorama elettorale complesso, che potrebbe aver contribuito al disinteresse degli elettori.

Il fenomeno del calo dell'affluenza è preoccupante non solo per la sua entità, ma anche per le sue implicazioni a lungo termine. Un'affluenza bassa può infatti indicare una crisi di legittimità per gli eletti, che si trovano a rappresentare una fetta ridotta della popolazione. Inoltre, la partecipazione elettorale è un indicatore chiave della salute democratica di un paese: un calo costante e significativo può segnalare problemi strutturali che vanno oltre la contingenza delle singole elezioni.

 

L'andamento dell'affluenza ai ballottaggi nelle elezioni amministrative rappresenta un segnale d'allarme per la politica italiana. Il calo significativo della partecipazione elettorale riflette una crescente disaffezione degli elettori e pone una sfida importante per i futuri candidati e partiti politici: recuperare la fiducia dei cittadini e rivitalizzare la partecipazione democratica a livello locale. Solo attraverso un rinnovato impegno nel dialogo con i cittadini e nella trasparenza delle istituzioni si potrà invertire questa tendenza e garantire una partecipazione più ampia e consapevole al processo democratico.

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