l’urgenza di un’azione collettiva

Doppia tragedia nel Mediterraneo: oltre 70 migranti morti o dispersi

Due naufragi in Calabria e a sud di Lampedusa, riportano all’attenzione la pericolosità delle rotte migratorie. Ventisei i bambini che hanno perso la vita.

Doppia tragedia nel Mediterraneo: oltre 70 migranti morti o dispersi

Il Mediterraneo si conferma nuovamente come una delle rotte migratorie più pericolose e mortali al mondo. Negli ultimi giorni, due naufragi hanno causato la morte e la scomparsa di oltre settanta migranti, tra cui numerosi bambini. Queste tragedie sottolineano l'urgenza di un'azione collettiva e coordinata da parte dell'Europa per affrontare le sfide delle migrazioni e garantire la sicurezza di chi tenta disperatamente di raggiungere le coste europee. È un richiamo all'umanità e alla responsabilità politica in un contesto che non può più tollerare tali perdite.

 

La tragedia in Calabria: un bilancio devastante

Ancora una volta, il Mediterraneo diventa teatro di tragedie umane di proporzioni sconvolgenti. Due episodi di naufragio hanno segnato le ultime ore, portando alla morte e alla scomparsa di oltre settanta migranti, tra cui almeno ventisei bambini

Una delle tragedie si è verificata a circa cento miglia dalla costa calabrese, dove una barca a vela con sessantasei migranti si è ribaltata. Tra i dispersi, vi sono almeno ventisei bambini. Un mercantile ha soccorso dodici persone, tra cui una donna che è deceduta poco dopo essere stata tratta in salvo dalla Guardia Costiera e portata a Roccella Ionica. Le operazioni di ricerca sono ancora in corso, con l'impiego di motovedette e un aereo della Guardia Costiera, oltre alla nave Dattilo. A bordo dei mezzi navali sono presenti anche team sanitari del Cisom. I migranti provenivano dalla Turchia e sono di nazionalità irachena, siriana e iraniana. Le autorità locali, coordinate dalla Procura della Repubblica di Locri, stanno indagando sull'accaduto. La mediatrice interculturale di Medici senza Frontiere, Shakilla Mohammadi, ha descritto una scena straziante con superstiti traumatizzati, evidenziando la perdita di intere famiglie afghane. 

 

Naufragio a Lampedusa: 10 morti su un'imbarcazione sovraffollata

Un'altra tragedia è avvenuta a sud di Lampedusa, dove un veliero della ONG Nadir ha trainato un'imbarcazione di otto metri con dieci cadaveri nella stiva. Le vittime, uomini giovani di probabile origine bangladese o pakistana, facevano parte di un gruppo di sessantuno migranti. L'ONG Resqship, che ha salvato cinquantuno persone e trovato i cadaveri, ha riferito che il motore della barca si era fermato e che i migranti erano stati esposti a vapori di benzina, provocando il soffocamento o la perdita di sensi prima di annegare. Questi migranti erano partiti da Zuwara, in Libia, pagando circa 3.500 dollari per il viaggio. Il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino, ha assistito all'arrivo dell'imbarcazione con i superstiti.

 

L'emergenza continua: appelli alla responsabilità

Nel frattempo, altri 173 migranti sono sbarcati a Lampedusa nelle ultime 48 ore su tre diverse imbarcazioni soccorse dalla Guardia di Finanza e dalla Guardia Costiera. Il numero di morti e dispersi nel Mediterraneo nel 2024 ha superato i 920, con una media di oltre cinque persone al giorno.

Dal 2014, le vittime sono state più di 29.800, rendendo questa rotta la più letale al mondo. Le agenzie umanitarie internazionali come UNHCR, OIM e UNICEF hanno espresso frustrazione per l'ennesimo fallimento delle operazioni di ricerca e soccorso, rinnovando l'appello per un rafforzamento delle risorse destinate alla protezione dei migranti. Anche Save the Children e la Croce Rossa Italiana hanno sollecitato un'assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni italiane ed europee, affinché mettano la vita delle persone al centro delle politiche migratorie. Il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha sottolineato l'urgenza di un'attenzione maggiore alle tratte migratorie, chiedendo un intervento europeo per prevenire ulteriori tragedie e trasformare il Mediterraneo da cimitero a simbolo di speranza.

 

La comunità internazionale deve rispondere con azioni concrete e tempestive per porre fine a queste tragedie ricorrenti. La perdita di vite umane nel Mediterraneo non può essere accettata come un evento inevitabile; è un richiamo all'umanità per garantire la sicurezza e la dignità di coloro che cercano rifugio e una vita migliore.

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