La dichiarazione finale

Il vertice di Burgenstock: sfide e speranze per l’integrità ucraina

Il summit di pace a Lucerna, in Svizzera, si chiude con 12 Paesi non firmatari, tra cui India, Messico e Arabia Saudita. Meloni: ’Pace sì, non resa’.

Il vertice di Burgenstock: sfide e speranze per l’integrità ucraina

Il vertice di pace tenutosi a Burgenstock ha rappresentato un momento cruciale nella complessa dinamica internazionale riguardante il conflitto in Ucraina. Nonostante l’ampia partecipazione di 93 Paesi e 8 organizzazioni internazionali, il summit ha evidenziato divisioni significative, con dodici nazioni che hanno scelto di non sottoscrivere il documento finale. Tra questi, alcuni attori globali di primo piano come India, Arabia Saudita e Messico. Queste defezioni sottolineano le sfide ancora presenti nel raggiungere una soluzione condivisa e duratura per la pace in Ucraina. Tuttavia, il vertice ha anche aperto nuove prospettive e messo in evidenza la determinazione della comunità internazionale a cercare un percorso verso la risoluzione del conflitto.

 

Il contesto e le posizioni dei leader

La dichiarazione finale del summit ha riaffermato con forza l’importanza di difendere la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale di tutti gli Stati, Ucraina compresa. Parallelamente, è stata sottolineata la necessità di un dialogo inclusivo tra tutte le parti coinvolte per porre fine al conflitto. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accolto positivamente l’esito del vertice, nonostante le mancate adesioni, vedendo comunque un progresso significativo verso la pace. Zelensky ha sottolineato come la Russia abbia cercato di ostacolare questi sforzi, ma la tenacia dell'Ucraina e il sostegno internazionale continuano a essere decisivi.

Per Zelensky, la partecipazione di così tanti paesi e organizzazioni rappresenta un chiaro segnale di solidarietà globale verso l’Ucraina. Durante il summit, il presidente ucraino ha tenuto numerosi incontri bilaterali, sia ufficiali che informali, cercando di rafforzare le alleanze e ottenere un sostegno più concreto. "È un grande successo", ha dichiarato Zelensky, sottolineando come la Russia abbia remato contro ogni tentativo di pace. La resistenza ucraina non è solo militare ma anche diplomatica, e questo vertice ne è una chiara dimostrazione.

 

Conferenza di pace in Svizzera, defezioni e divergenze

Nonostante l’entusiasmo di Zelensky, il mancato appoggio di dodici Paesi, inclusi pesi massimi come India, Arabia Saudita, Messico, Indonesia e Sud Africa, evidenzia le profonde divergenze esistenti. Mentre alcuni paesi, come la Turchia, hanno mostrato segni di adesione, altri restano scettici o neutrali. Questa situazione indica chiaramente che il percorso verso una pace duratura è ancora lungo e complesso. Tuttavia, Zelensky ha annunciato l’istituzione di gruppi di lavoro per pianificare un secondo summit, questa volta potenzialmente aperto anche alla Russia, dimostrando così la volontà di mantenere aperto il dialogo.

La decisione di alcuni paesi di non firmare il documento finale del summit potrebbe essere vista come un tentativo di mantenere un equilibrio diplomatico, evitando di schierarsi apertamente in un conflitto che ha implicazioni globali. Tuttavia, questa mancanza di consenso mette in luce le difficoltà nel raggiungere un accordo che soddisfi tutte le parti coinvolte. 

 

Strategia e prospettive future

La strategia di Kiev si articola in un approccio che combina forma e sostanza, cercando di coinvolgere il maggior numero possibile di nazioni in una serie di summit itineranti a livello di consiglieri sulla sicurezza e ministri, per poi mirare a incontri tra leader. L'Arabia Saudita è stata annoverata come un possibile prossimo ospite, ma tutto resta ancora incerto. Intanto, il Cremlino continua a esercitare una forte pressione, sia sul campo di battaglia che nell'arena diplomatica. Dmitry Peskov, portavoce del presidente russo, ha ribadito che la Russia è aperta ai negoziati, purché questi siano condotti con un governo ucraino legittimo, escludendo implicitamente Zelensky.

La posizione del Cremlino è chiara: qualsiasi negoziato deve avvenire con un governo ucraino considerato legittimo dalla Russia. Questo crea una complicazione ulteriore, poiché Mosca non riconosce la legittimità dell'attuale governo ucraino. Peskov ha inoltre sottolineato che Vladimir Putin non rifiuta i negoziati, ma insiste che il loro esito deve essere approvato da un governo legittimo, aumentando la tensione e la complessità del conflitto. Nel frattempo, la Svizzera, paese ospitante del summit, ha indicato che potrebbe fare eccezioni legali per permettere a Putin di partecipare a futuri incontri di pace, un segnale che sottolinea la delicatezza e l'importanza delle negoziazioni in corso.

 

La reazione dell'Occidente

Durante il vertice, diversi leader occidentali hanno respinto categoricamente le proposte di pace russe, considerandole inaccettabili. La premier italiana Giorgia Meloni ha ribadito che la pace non può essere sinonimo di resa, e che l’Italia continuerà a sostenere l'Ucraina, sottolineando che confondere la pace con la sottomissione sarebbe un grave errore e un pericoloso precedente. Ha inoltre affermato che l'Italia ha sempre svolto il proprio ruolo nel sostenere l'Ucraina e che continuerà a farlo, impegnandosi a unire gli sforzi internazionali per aiutare l'Ucraina a guardare al futuro. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan hanno entrambi sottolineato che nessun paese responsabile potrebbe accettare i termini proposti da Putin, che sfidano i principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite e il buon senso morale.

 

Il ruolo della Cina e la speranza per il futuro

Un altro grande assente al summit è stata la Cina, che potrebbe giocare un ruolo decisivo nel mediare tra le parti. Zelensky ha sottolineato l'importanza della Cina nel contesto internazionale, sperando in un suo futuro coinvolgimento. Ha ribadito il rispetto per l'integrità territoriale della Cina, auspicando reciprocità. Infine, ha evidenziato che il presidente russo Putin è sempre più isolato sulla scena internazionale, un dato riconosciuto anche da paesi con visioni diverse.

Zelensky ha fatto appello alla Cina affinché utilizzi la sua influenza politica sulla Russia per aiutare a risolvere il conflitto. Ha ricordato che l'Ucraina rispetta l'integrità territoriale della Cina, facendo riferimento a Taiwan, e ha chiesto lo stesso rispetto per l'Ucraina. Ha inoltre sottolineato che l'unico nemico dell'Ucraina è Putin, che continua a combattere per il proprio interesse personale, sapendo di essere sempre più isolato. La speranza di Zelensky è che la Cina possa riconoscere questa realtà e giocare un ruolo costruttivo nel processo di pace.

 

Il vertice di Burgenstock ha rappresentato un passo significativo verso la pace, ma le numerose sfide restano. Le divergenze tra i Paesi partecipanti e le pressioni russe indicano che il cammino è ancora lungo e complesso. Tuttavia, la determinazione dell'Ucraina e il sostegno internazionale potrebbero essere determinanti per trovare una soluzione che garantisca una pace duratura e giusta. L'istituzione di gruppi di lavoro e la prospettiva di un secondo summit dimostrano la volontà di continuare a cercare una via diplomatica per la risoluzione del conflitto, coinvolgendo anche la Russia in un processo di dialogo inclusivo. Con l’auspicio che le prossime fasi del processo di pace vedano una maggiore partecipazione e consenso internazionale, il vertice di Burgenstock potrebbe essere ricordato come un punto di svolta nella complessa vicenda del conflitto ucraino. Resta da vedere se le promesse e le speranze emerse durante questi incontri si tradurranno in azioni.

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