La guerra di Gaza, giorno 237

Crisi in Medio Oriente: Israele intensifica operazioni militari

Tel Aviv rafforza il controllo su Gaza, mentre prosegue attacchi e raid al confine con Egitto e Cisgiordania, suscitando la preoccupazione internazionale

Crisi in Medio Oriente: Israele intensifica operazioni militari

In un periodo di crescente instabilità geopolitica, il Medio Oriente si trova nuovamente al centro dell’attenzione mondiale. Israele ha intensificato le sue operazioni militari lungo i confini con Gaza ed Egitto, provocando una serie di eventi e incidenti che hanno attirato l’occhio critico della comunità internazionale, come gli attacchi contro civili e soccorritori.

 

Operazioni militari e conflitti

La situazione in Medio Oriente continua a essere tesa, con Israele che ha recentemente dichiarato di aver preso il controllo di una zona cuscinetto tra la Striscia di Gaza e l’Egitto, vicino alla città di Rafah. Una mossa questa che potrebbe essere vista come un’escalation nel conflitto con Hamas, con conseguenze dirette sulla popolazione civile. La CNN ha riportato l’uso di munizioni americane nei recenti attacchi, che hanno incluso il bombardamento del campo profughi di Neuseirat, risultando nella morte di quattro persone e nel ferimento di altre quattordici, come confermato da Al Jazeera.

Parallelamente, si sono verificati scontri in Cisgiordania, con un incendio scoppiato al mercato di Ramallah durante i raid israeliani. L’agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito che gli operatori dei servizi di emergenza hanno dovuto spegnere un incendio causato da munizioni israeliane. Nonostante non si segnalino vittime, la tensione rimane alta, con scontri tra forze israeliane e palestinesi che hanno portato all’uso di munizioni vere, granate stordenti e gas lacrimogeni.

 

Ripercussioni geopolitiche e reazioni internazionali 

Le azioni di Israele hanno suscitato reazioni a livello internazionale. L’Onu ha espresso preoccupazione per una possibile carestia, mentre il presidente turco Erdogan ha esortato l’Italia, sotto la guida di Meloni, a riconoscere lo stato di Palestina. L’ayatollah Ali Khamenei ha invece espresso solidarietà agli studenti americani pro-Palestina, lodando la loro resistenza contro il sostegno del governo USA a Israele. Inoltre, un attacco israeliano contro una base di Hezbollah in Siria ha causato la morte di sei persone, aggravando ulteriormente le tensioni regionali.

Nonostante le critiche e l’indignazione internazionale, l’esercito israeliano persiste nella sua offensiva a Rafah. La Mezzaluna Rossa palestinese ha denunciato la morte di due paramedici in un attacco diretto, e l’esercito israeliano ha schierato truppe in diverse città della Cisgiordania occupata in risposta a un attacco automobilistico che ha ucciso due israeliani. La situazione rimane fluida e incerta, con l’Onu che segnala circa un milione di palestinesi sfollati da Rafah nelle ultime tre settimane, in un esodo forzato verso aree già sovrappopolate.

La Casa Bianca ha recentemente confermato che le operazioni tattiche di Israele nel Corridoio Philadelphi sono in linea con una strategia di intervento “limitata” a Rafah. Il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby, ha chiarito che le azioni israeliane, compreso il controllo della zona cuscinetto lungo il confine meridionale della Striscia di Gaza, erano state precedentemente comunicate al presidente Joe Biden. Kirby ha sottolineato che il movimento delle truppe israeliane lungo il corridoio e fuori dalla città di Rafah è parte di una pressione calcolata su Hamas.

 

Crisi umanitaria a Gaza: l’allarme carestia dell’Onu

L’Onu ha lanciato un allarme carestia a Gaza, segnalando una drastica riduzione degli aiuti umanitari nell’enclave. Da quando Israele ha avviato l’operazione militare a Rafah, la quantità di aiuti è diminuita di due terzi. L’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha) ha rivelato che dal 7 maggio, la media giornaliera di camion di aiuti che raggiungono Gaza è scesa a 58, rispetto ai 176 precedenti al 6 maggio. Questo calo del 67% esclude i carichi del settore privato e il carburante. Le Nazioni Unite sostengono che almeno 500 camion di aiuti e merci commerciali dovrebbero entrare quotidianamente a Gaza. Le forniture sono state interrotte a seguito dell’intensificazione delle operazioni militari israeliane a Rafah, mirate a neutralizzare le unità di combattenti di Hamas. L’Egitto ha temporaneamente chiuso il valico di Rafah, ma ha accettato di inviare aiuti e carburante attraverso Kerem Shalom.

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA