151esimo giorno di conflitto

Crisi a Gaza si aggrava: stallo nei negoziati e incertezza ostaggi

Israele critica l’ONU, mentre l’UNRWA segnala abusi sui dipendenti. Rapporto ONU rivela violenze, e danni ai cavi internet influenzano il traffico globale.

Crisi a Gaza si aggrava: stallo nei negoziati e incertezza ostaggi

La persistente tensione a Gaza entra nel suo 151° giorno, con un impasse nei negoziati che lascia incertezza sulla sorte degli ostaggi. La situazione diplomatica si complica ulteriormente con il ritiro dell’ambasciatore israeliano dalle Nazioni Unite e le gravi accuse rivolte al Segretario Generale António Guterres. Nel frattempo, l’agenzia UNRWA denuncia maltrattamenti subiti dai propri lavoratori, e un recente rapporto ONU riporta episodi di violenza inaudita. A ciò si aggiungono danni infrastrutturali che hanno colpito le comunicazioni globali, evidenziando la fragilità di connessioni cruciali per il nostro mondo interconnesso.

 

Il punto morto dei dialoghi

La situazione a Gaza rimane tesa e complessa. Dopo cinque mesi di conflitto, i negoziati tra le parti sembrano non progredire, lasciando in sospeso la questione degli ostaggi. Hamas, il movimento politico e militare che governa la Striscia di Gaza, ha confermato la mancanza di informazioni concrete sulla condizione degli ostaggi rapiti il 7 ottobre.

In un'intervista alla Bbc un funzionario politico di Hamas, Basim Naim, ammette che "finora non è stata presentata alcuna lista: tecnicamente e praticamente, è impossibile sapere esattamente chi è ancora vivo, chi è morto per i raid israeliani o per fame a causa del blocco israeliano". Gli ostaggi "si trovano in zone diverse, nelle mani di gruppi diversi: abbiamo chiesto una tregua anche per raccogliere informazioni", ha aggiunto.

 

UNRWA, ONU e Israele denunce incrociate

L’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa dei rifugiati palestinesi, ha rilasciato una dichiarazione allarmante riguardo al trattamento subito da alcuni dei suoi dipendenti. "Alcuni membri del nostro personale hanno riferito di essere stati costretti a confessare sotto tortura e maltrattamenti" mentre veniva chiesto loro dell'attacco di Hamas contro Israele il 7 ottobre, ha precisato l'agenzia Onu. Le accuse di tortura sollevano questioni serie sui diritti umani e sulla sicurezza del personale impegnato in zone di conflitto. 

Un recente rapporto delle Nazioni Unite ha invece gettato luce su eventi tragici avvenuti il 7 ottobre, descrivendo dettagliatamente episodi di violenza sessuale. Queste rivelazioni hanno scosso la comunità internazionale, sollecitando un’azione immediata per prevenire ulteriori atrocità. Il ministro israeliano degli Esteri, Israel Katz, ha annunciato di aver richiamato l'ambasciatore di Tel Aviv presso le Nazioni Unite per consultazioni accusando le Nazioni Unite di aver tentato di nascondere un rapporto sugli episodi di violenza sessuale che sarebbero stati perpetrati da Hamas durante l'attacco del 7 ottobre. Lo riporta The Times of Israel, citando un post su X di Katz. "Ho ordinato al nostro ambasciatore alle Nazioni Unite, Gilad Erdan, di tornare in Israele per consultazioni immediate riguardo al tentativo di tenere nascosto il grave rapporto sugli stupri di massa commessi da Hamas e dai suoi sostenitori il 7 ottobre", afferma Katz.

"Nonostante l'autorità concessagli, il segretario generale delle Nazioni Unite" Antonio Guterres "non ha ordinato la convocazione del Consiglio di Sicurezza alla luce di quanto accertato, per dichiarare Hamas un'organizzazione terroristica e imporre sanzioni ai suoi sostenitori", aggiunge Katz.

 

 

 

I danni ai cavi sottomarini nel Mar Rosso

Il conflitto ha avuto ripercussioni anche sulle infrastrutture tecnologiche. Danni ai cavi sottomarini nel Mar Rosso hanno causato interruzioni significative, influenzando fino al 25% del traffico dati tra Europa e Asia e costringendo i fornitori di servizi Internet a reindirizzare circa un quarto del traffico tra Asia, Europa e Medio Oriente. Lo riporta la CNN. Secondo la società di telecomunicazioni di Hong Kong HGC Global Communications, il 25% del traffico tra Asia ed Europa, nonché Medio Oriente, è stato colpito, ha affermato la società in una nota. La società ha affermato che sta reindirizzando il traffico per ridurre al minimo i disagi per i clienti e sta anche "estendendo l'assistenza alle aziende interessate".

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