Alla Camera

Giorgetti in commissione Bilancio e opposizioni sul piede di guerra

Il ministro dell’Economia nella sua audizione ha parlato di manovra e debito, Patto di stabilità, superbonus e negato di aver promesso la ratifica del Mes

Giorgetti in commissione Bilancio e opposizioni sul piede di guerra

Il 2023 si chiude con una serie di sfide politiche ed economiche per il governo guidato da Giorgia Meloni, alle prese con la legge di bilancio, il rifiuto al Mes e il nuovo Patto di stabilità europeo. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha affrontato questi temi in un’audizione in commissione Bilancio alla Camera, dove ha risposto alle domande dei deputati e ha espresso le sue posizioni. 

 

Manovra, ok della commissione

La legge di bilancio ha ottenuto il consenso della commissione Bilancio della Camera, che ha votato il mandato al relatore a riferire in Aula, dove la manovra arriverà oggi 28 dicembre alle ore 9. Il voto finale è previsto per domani 29 dicembre nel tardo pomeriggio. La commissione ha respinto tutti i quasi mille emendamenti presentati dalle opposizioni, che hanno contestato la manovra per la sua inefficacia e per il suo impatto sul debito pubblico.

 

Giorgetti difende il nuovo Patto di stabilità

Prima del voto in commissione, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha sostenuto che le previsioni del governo con i documenti programmatici sono coerenti con il nuovo Patto di stabilità, che non prevede manovre aggiuntive. Ha ammesso che l’accordo sul patto è un compromesso, di cui si potrà valutare la convenienza in futuro. Ha poi evidenziato il successo italiano nell’ottenere la possibilità di allungare fino a sette anni il periodo di flessibilità per i Paesi che rispettano il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), a condizione che lo si rispetti in tutto.

 

Poi attacca il superbonus

Il ministro dell’Economia ha anche espresso il suo giudizio negativo sul superbonus al 110% per le ristrutturazioni edilizie, che ha paragonato a una centrale nucleare che non si riesce a gestire. Ha ricordato che è il Parlamento a decidere sul superbonus, ma ha anche detto di conoscere il limite oltre il quale non si può andare, in base alla realtà dei numeri. Ha criticato anche il bonus al 70%, che ha definito eccessivo, e ha invitato a uscire dall’allucinazione di questi anni in cui ci sembra tutto dovuto. Ha poi sottolineato che il debito si paga e che sono miliardi sottratti alle famiglie italiane e alla spesa per la previdenza.

 

Nega di aver promesso la ratifica del Mes

Infine, il ministro dell’Economia ha affrontato la questione del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), che l’Italia non ha ratificato, con il no della Camera e l’astensione di Forza Italia. Giorgetti ha negato di aver mai detto in nessuna sede che l’Italia avrebbe ratificato il Mes e ha definito assurde e false le notizie che lo davano per scontato. Ha spiegato di aver sollecitato il Parlamento a prendere una decisione dopo quattro rinvii, per una questione di serietà. Ha poi affermato che il Mes non è né la causa né la soluzione del problema del debito italiano, che deve essere tenuto sotto controllo per il bene del Paese. Ha infine ribadito che la missione del governo è premiare chi fa produzione, chi lavora e chi intraprende, e non mantenere la rendita, come direbbe qualche vecchio marxista.

 

E dice basta con il debito senza regole

«Abbiamo vissuto quattro anni in cui abbiamo pensato che gli scostamenti si potessero fare, che il debito e il deficit si potessero fare e si potesse andare avanti così senza tornare a un sistema di regole. Il problema non è l’austerità, il problema è la disciplina» ha detto il ministro dell’Economia, rispondendo alle domande in commissione. «Ci siamo assuefatti a questo Lsd che abbiamo preso in questi anni», ha aggiunto. Per Giorgetti, è necessario uscire da questa logica e tornare a una gestione responsabile del debito pubblico, che pesa sulle generazioni future e limita le possibilità di investimento e di crescita.

 

Al Senato migliorati tutti i saldi di finanza

«Con riferimento all’esame della legge di bilancio l’esame del Senato ha prodotto una serie di cambiamenti che hanno nel complesso» prodotto «un miglioramento di tutti i saldi di finanza pubblica» ha detto Giorgetti in commissione. Il ministro ha citato le modifiche intercorse nell’esame di Palazzo Madama e tra l’altro le misure sulla previdenza di medici, dipendenti di enti locali, maestri e ufficiali giudiziari ma anche le misure a contrasto del disagio abitativo o quelli relativi alle infrastrutture. «È stata mantenuta intatta - ha osservato - le quadratura e l’impianto della nostra proposta e il governo lo valuta positivamente».

 

Le opposizioni invocano le dimissioni di Giorgetti

Da giorni le opposizioni chiedono a gran voce le dimissioni del ministro dell’Economia, dopo il voto della maggioranza che ha bloccato la ratifica della riforma del Mes. Lo accusano soprattutto dopo averlo sentito dire che nel suo ruolo «aveva interesse che fosse approvato per motivazioni di tipo economico e finanziario» ma «non c’era aria» per farlo. Giorgetti è tranquillo - assicurano fonti a lui vicine -, se ci saranno domande è pronto a rispondere in commissione.

«Il Parlamento ha chiesto al ministro di parlare di Mes e Patto di stabilità - dichiara Luigi Marattin di Iv - e ci aspettiamo che parli di questo: in una repubblica parlamentare funziona così». Anche perché, nota Marco Grimaldi, di Avs, «vogliamo ci spieghi, alla luce del nuovo Patto, come la legge di bilancio e le politiche economiche del governo possano evitare un disastro sociale».

Le incognite sono tante secondo la dem Maria Cecilia Guerra: «Il nuovo Patto è meno flessibile di quanto sperava il governo, questo avrà ricadute rilevanti sulla legge».

 

Le misure principali della legge di bilancio 2024

Proroga del taglio del cuneo fiscale per il 2024 e Irpef che passa da 4 a 3 aliquote: sono le misure più importanti della Legge di Bilancio, approvata il 22 dicembre in Senato, e che approda alla Camera per avere il via libera definitivo il 29 dicembre. Da sole, queste due misure assorbono metà dei 28 miliardi di euro stanziati dalla manovra. Il testo che ha ottenuto l’ok del Senato consta di 109 articoli. La maggioranza alla Camera potrà sostanzialmente solo approvarlo. Nella legge viene confermato il taglio del cuneo fiscale, già in vigore da luglio (6 punti in meno per i redditi fino a 35mila euro e 7 per quelli fino a 25mila). Ma la riduzione non sarà applicata alle tredicesime ed è finanziata solo per il 2024.

- Poi c’è la nuova Irpef, che passa da quattro a tre aliquote, con l’accorpamento dei primi due scaglioni (l’aliquota del 23% sarà applicata sui redditi fino a 28mila euro): l’effetto combinato di cuneo ed Irpef, secondo il Tesoro, aumenterà le buste paga dei dipendenti fino 1.298 euro annui.

- Sul fronte pensioni si torna a Quota 103, ma con penalizzazioni: si potrà andare in pensione con 62 anni di età e 41 di contributi, ma con una riduzione dell’assegno del 3% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni di età previsti dalla legge Fornero. La misura sarà valida per il 2024 e il 2025.

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