Accusa e difesa

Turetta in Italia, interrogatorio martedì per l’omicidio di Giulia

Filippo, ex fidanzato della vittima, è stato estradato dalla Germania e portato nel carcere di Verona. Il suo avvocato: “E’ molto provato e disorientato”

Turetta in Italia, interrogatorio martedì per l’omicidio di Giulia

Filippo Turetta, l’ex fidanzato di Giulia Cecchettin, la ragazza di 22 anni uccisa a coltellate e poi abbandonata in un dirupo, è tornato in Italia dopo essere stato arrestato in Germania. Il giovane di 22 anni è stato consegnato dalle autorità tedesche agli agenti del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia a Francoforte e poi trasferito con un volo militare a Venezia. Da lì, scortato dai carabinieri, è stato portato nel carcere di Verona, dove resterà in custodia cautelare in attesa dell’interrogatorio davanti al gip, previsto per martedì. Turetta era fuggito in auto dopo aver ucciso la sua ex fidanzata, ma era rimasto senza benzina in autostrada vicino Lipsia. Qui era stato fermato dalla polizia tedesca, che lo aveva riconosciuto grazie a un mandato di arresto europeo.

 

Le indagini e le accuse

Turetta dovrà rispondere di omicidio volontario aggravato e sequestro di persona. Secondo gli inquirenti, avrebbe aggredito Giulia con un coltello, calci e spinte. Il corpo della ragazza era stato ritrovato il 24 novembre, dopo quasi una settimana di ricerche, coperto da dei teli di plastica che Turetta avrebbe portato con sé. Questo e altri elementi potrebbero far pensare a una premeditazione del delitto, che la Procura di Venezia potrebbe contestare all’indagato. Turetta, in carcere ad Halle, aveva già ammesso in sostanza di aver ucciso la sua ex fidanzata e di aver tentato il suicidio senza riuscirci.

 

Le condizioni e la difesa

Turetta si è presentato agli agenti italiani con la barba incolta, silenzioso, rassegnato e disinteressato. Era ammanettato alle mani e ai piedi, come previsto dalla normativa tedesca per i detenuti pericolosi. Al suo arrivo in carcere, è stato subito sottoposto a una visita medica e a una valutazione psicologica, per prevenire eventuali gesti autolesionistici. La direttrice del carcere, Francesca Gioieni, ha dichiarato che il ragazzo è “normale, tranquillo” e che è stato trattato “come tutti i nuovi che arrivano”.

Il suo avvocato, Giovanni Caruso, ha avuto un primo colloquio con lui e ha riferito che è “molto, molto provato, disorientato”, ma in grado di dialogare. Il legale ha precisato di non aver affrontato i dettagli della vicenda, ma solo di aver fatto una presentazione reciproca.

 

Le possibili conseguenze dopo l'interrogatorio

Dopo l’interrogatorio di martedì, ci saranno diverse possibili conseguenze per Filippo Turetta, il 22enne accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin, la sua ex fidanzata.
- Se Turetta decide di confessare e collaborare con gli inquirenti, potrà chiarire molti aspetti al vaglio delle indagini, come le modalità dell’aggressione, il movente, l’eventuale premeditazione, l’arma del delitto e il luogo dove ha abbandonato il corpo della vittima. Questo potrebbe comportare una riduzione della pena, in base alle circostanze attenuanti e al rito scelto.
- Se Turetta si avvale della facoltà di non rispondere o nega le accuse, gli inquirenti dovranno basarsi sugli elementi raccolti finora, come le immagini delle telecamere, le testimonianze, i reperti, le perizie e le analisi del suo cellulare e della sua auto. Questo potrebbe rendere più difficile la ricostruzione dei fatti e la prova della sua responsabilità, ma non impossibile.
- Se Turetta sottoposto alla perizia psichiatrica, sarà valutato incapace di intendere e di volere, potrebbe essere dichiarato inimputabile e quindi non punibile penalmente, ma sottoposto a una misura di sicurezza, come l’internamento in un ospedale psichiatrico giudiziario. Se invece la perizia dovesse stabilire che Turetta era capace di intendere e di volere, ma con una ridotta capacità, potrebbe essere applicata una pena ridotta, in base al grado di infermità mentale.
- Se la Procura di Venezia contesta a Turetta la premeditazione dell’omicidio, basandosi su elementi come i teli di plastica portati con sé per coprire il corpo o la scusa usata per attirare la vittima, potrebbe aggravare la sua posizione e far scattare l’ergastolo, la pena massima prevista dal nostro ordinamento per l’omicidio volontario aggravato.

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