Conti pubblici

Manovra, Draghi non concede spazi. La ‘palla’ passa al Parlamento

Nessun nuovo esame in Cdm, ma su alcuni temi il dibattito potrebbe riaccendersi. Partiti in fibrillazione, sullo sfondo la sfida più importante: il Colle

Manovra, Draghi non concede spazi. La ‘palla’ passa al Parlamento

Il disegno di legge di Bilancio è stato approvato formalmente dal Consiglio dei Ministri nella riunione di giovedì 28 ottobre. Per questo motivo non si rende necessario alcun nuovo passaggio o esame in Cdm”. È telegrafica la nota di Palazzo Chigi su eventuali modifiche alla manovra di Bilancio da parte del governo. Spetterà al Parlamento apportare variazioni, ma di tempo ce n’è davvero poco. E l’esame approfondito delle singole norme è probabile che possa avvenire solo in una delle due Camere per procedere molto più speditamente nell’altra.

 

Dunque, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, dà sostanzialmente un altolà ai partiti e ai capi delegazione della maggioranza. E mette la parola fine, almeno dell’esecutivo, sulla legge più importante relativa ai conti pubblici che ogni anno va approvata entro la fine dicembre. Ma il punto è che i partiti sono in fibrillazione su alcuni temi su cui è presumibile che il dibattito in Aula si riaccenda: bonus edilizi del 110%, reddito di cittadinanza, pensioni, taglio delle tasse.

 

Il M5S spinge per una modifica del tetto Isee di 25 mila euro per i proprietari di villette che vogliano accedere al superbonus del 110%. E anche sul reddito di cittadinanza non tutti sono d’accordo con le conclusioni maturate, che confermano che non scatterà un decalage automatico. L’assegno dovrebbe subire una prima decurtazione al rifiuto della prima offerta di lavoro ed essere bloccato al secondo. Ma prima di procedere entrerà in gioco anche un meccanismo di verifica per accertare che il beneficiario abbia effettivamente ricevuto e nel caso rifiutato la proposta di lavoro, oltre ai meccanismi per facilitare l’incontro tra domanda e offerta.

 

In tema previdenziale, su Opzione Donna, vengono rivisti i requisiti di età per l’uscita anticipata delle donne lavoratrici con il ritorno a 58 anni per le dipendenti e 59 per le autonome. Si tratta, tuttavia, di ritocchi che non risolvono il nodo di una riforma strutturale delle pensioni su cui il dialogo tra governo e sindacati si è sostanzialmente interrotto. Dovrebbe riprendere nel 2022. Il premier ha già dato la sua disponibilità partendo però dal punto fermo del sistema contributivo.

 

In ogni caso ora il ddl Bilancio è atteso in Senato per l’inizio del dibattito parlamentare. Ci sono malumori nella maggioranza e non è piaciuto alla Lega l’incontro di ieri del premier con i ministri Stefano Patuanelli del M5s, Andrea Orlando del Pd e Renato Brunetta di Forza Italia, per definire proprio le norme sul reddito di cittadinanza. “Non è più il governo M5s-Pd”, ricordano da Via Bellerio. Ma c’è da scommettere che tante delle tensioni sulla manovra siano in realtà il preludio alla partita del Quirinale, su cui le forze politiche sembrano brancolare nel buio più di quanto vogliano dare ad intendere.

 

Inoltre, c’è il Piano di ripresa e resilienza di cui ultimamente si parla poco ma che resta il pilastro dell’azione di governo per traghettare il Paese verso una crescita duratura e transizione ‘green’ e digitale. Il ministro dell’Economia, Daniele Franco, a margine della riunione dell’Ecofin a Bruxelles dice che il governo confida di “chiudere tutti” gli obiettivi previsti nel 2021.

 

Intanto, il Consiglio di Stato si è pronunciato su un altro argomento che è stato al centro della discussione politica nei giorni appena trascorsi: quello delle concessioni balneari. La proroga delle attuali concessioni è fissata al 2023 e non fino al 2033, come deciso dal governo Conte.

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA