Legge di Bilancio

Pensioni, nulla di fatto: ‘braccio di ferro’ tra governo e sindacati

Il clima resta teso, l’intesa non c’è. Intanto nella maggioranza si riaccende lo scontro sul ddl Zan: non si rinvia, oggi riprende l’esame a Palazzo Madama

Pensioni, nulla di fatto: ‘braccio di ferro’ tra governo e sindacati

Non si scioglie ancora il nodo pensioni. L’incontro tra governo e sindacati “non è andato bene”, fanno sapere questi ultimi. Oggi si dovrebbe replicare a Palazzo Chigi per “approfondire alcuni aspetti specifici”. Sul tavolo c’è l’intera manovra di Bilancio che l’esecutivo si appresta a varare, ma sulla previdenza il ‘braccio di ferro’ continua.

 

Dunque, le principali sigle sindacali si sono confrontate ieri con il premier Mario Draghi che a un certo punto, per precedenti impegni, ha lasciato la riunione, proseguita con i ministri Daniele Franco, Andrea Orlando e Renato Brunetta. In giornata Maurizio Landini, leader della Cgil, aveva sollecitato ancora una volta la necessità “di una riforma delle pensioni in grado di superare i limiti di questi anni, a partire dalla legge Fornero”. Per Corso d’Italia “non è solo un problema di quote, ma si tratta di rimettere in discussione una riforma complessiva”. Il tema centrale è “la crescita del salario e delle pensioni nette, la garanzia di una pensione futura ai giovani, ma anche un sistema che riconosca le differenze delle donne e i lavori gravosi”.

 

All’uscita da Palazzo Chigi il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, ha parlato di una manovra che “nel merito” presenta “luci e ombre” ma le risorse sono “largamente insufficienti” sia per le pensioni, che per gli ammortizzatori sociali. Nelle prossime ore decideremo”, ha detto. “come dare luogo alla mobilitazione” unitaria dei  sindacati. Il clima è teso.

Per il momento Il governo resta sulla proposta di un meccanismo graduale di “ritorno alla normalità”, ovvero alla legge ordinaria. Ma il dossier pensioni agita anche i partiti. La Lega lavora adesso per l’obiettivo Quota 41 “con la possibilità di lasciare l’impiego dopo 41 anni di contributi”. Secondo il ministro Luigi Di Maio il punto fermo è che non si torni alla Fornero e a Quota 100. Tutte le forze di maggioranza sarebbero d’accordo su questo.

 

In ogni caso, ad essere certa sembra la decisione del governo di riconfermare ‘Opzione Donna e l’ampliamento di Ape sociale, la misura previdenziale introdotta nel 2017, e in vigore fino alla fine di quest’anno, che consente l’uscita anticipata dal lavoro per chi è in possesso di determinati requisiti. Sicuro anche l’accantonamento in Bilancio di un ‘tesoretto’ da 8 miliardi di euro per il taglio delle tasse, le cui modalità saranno però decise nel corso del dibattito parlamentare. Oggi dovrebbe tenersi un Consiglio dei ministri per il via libera a un nuovo decreto per l’attuazione di alcune norme relative al Recovery Plan. E domani un ulteriore Cdm per il varo della manovra di Bilancio. Ma i tempi potrebbero essere nuovamente riconsiderati.

 

Nel frattempo c’è un altro fronte aperto, anzi apertissimo: è quello della proposta di legge Zan contro l’omotransfobia. Dopo una giornata convulsa di riunioni per un confronto che si è rivelato accesissimo, i partiti nella capigruppo di Palazzo Madama non hanno trovato la quadra. Nel pomeriggio Italia Viva, Forza Italia e Lega avevano chiesto un rinvio di una settimana, che però non ci sarà. La discussione, come da calendario, riprende oggi in Senato. Un passaggio delicato, visto che i gruppi di Fratelli d’Italia e Lega hanno chiesto che si passi direttamente al voto sul provvedimento senza procedere all’esame dei singoli articoli.

La cosiddetta ‘tagliola’ è un rischio che sembra non spaventare il Pd: “A noi dispiace molto perché c'era una bella opportunità di poter lavorare insieme, ma non c’è stata voglia di trattare. Si vedrà chi voleva affossare davvero il provvedimento”, dichiara la presidente dei senatori dem, Simona Malpezzi. “È da irresponsabili aver deciso di andare subito in Aula senza trovare prima un accordo”, replicano i renziani.

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