Pensioni

Draghi ha deciso: addio a Quota 100. Salvini stavolta non alza muri

Dal Consiglio Ue l’annuncio del premier. I sindacati reclamano una “riforma vera”. Intanto i conflitti interni lacerano Forza Italia e i Cinque Stelle

Draghi ha deciso: addio a Quota 100. Salvini stavolta non alza muri

Ancora una volta a fare irruzione nel dibattito politico nostrano è Quota 100, uno dei retaggi del governo giallo-verde del 2019. Il premier Mario Draghi nel corso della conferenza stampa al termine del Consiglio europeo lo ha detto chiaramente: “Non concordavo con Quota 100 e non verrà rinnovata, ora occorre assicurare una gradualità nel passaggio a quella che era una normalità”.  Questo significa che la Lega di Matteo Salvini perde una delle sue battaglie di bandiera, il mantenimento del sistema per l’accesso anticipato alla pensione al raggiungimento dei 62 anni di età ma con almeno 38 anni di contributi.

 

La reazione del segretario del Carroccio sembra però aperta al dialogo. “Non mi interessano le etichette, mi interessa difendere lavoratori e pensionati ed evitare il ritorno alla legge Fornero”. Assicura che si sta lavorando con la presidenza del Consiglio per trovare una “soluzione positiva, partendo dalla tutela dei lavoratori precoci e dei dipendenti delle piccole imprese”. Il tema, come ha precisato Draghi, sarà oggetto della legge di bilancio” che il governo presenterà la settimana prossima.  

 

Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, precisa che l’obiettivo è “superare le distorsioni” della legge che volle la Lega, approvata durante il Conte I. “Quindi si terrà più conto delle condizioni di lavoro delle diverse categorie e si proverà a recuperare il fatto che abbia mandato in pensione prevalentemente uomini”. Dai sindacati, intanto, arrivano critiche. “Il governo prende tempo per lasciare le cose come stanno”, attacca il segretario della Cgil, Maurizio Landini, che reclamauna riforma vera”.

 

Il capo della Cisl, Luigi Sbarra, parte invece dalla “piattaforma unitaria” che le confederazioni sindacali hanno presentato al governo. E nella quale, spiega, “non accenniamo a Quota 100, ma diciamo chiaramente che poiché i lavori non sono tutti uguali bisogna assicurare forme di flessibilità in uscita dal mercato del lavoro”. Sbarra chiede che venga data “l’opportunità di uscire volontariamente dal lavoro a partire dai 62 anni e conquistare l’obiettivo di 41 anni di contributi, a prescindere dall’età”. Il confronto è aperto. Il ministro del Lavoro invita i sindacati a valutare la proposta del governo: “il documento indica una direzione, non la soluzione”.

 

Nel frattempo, sul fronte partiti si registra aria di scissione in Forza Italia. L’anima moderata e antisovranista del partito che fa capo ai ministri azzurri, Renato Brunetta, Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna, non condivide la ‘riconciliazione’ del Cavaliere con gli alleati di centrodestra, Salvini e Meloni. A dar fuoco alla miccia anche la scelta del nuovo capogruppo alla Camera, Paolo Barelli, in sostituzione di Roberto Occhiuto eletto alla guida della Regione Calabria. Quello che i ministri lamentano è anche una sostanziale esclusione dalle decisioni del partito. Berlusconi lascerebbe troppa mano a libera all’altra anima del partito, quella di Antonio Tajani e Licia Ronzulli, più vicina a Salvini.

 

Ha fatto parecchio rumore l’intervista rilasciata al quotidiano la Repubblica dal ministro Brunetta che pensa piuttosto a “un’alleanza con popolari, liberali e socialisti”. Ormai lo scontro negli azzurri è aperto e va avanti senza esclusione di colpi. Le cose non vanno meglio in un’altra forza di maggioranza: il M5S. La nomina dei 5 vice segretari da parte del leader Giuseppe Conte ha provocato nuove crepe e fratture. Difficile sapere se sarà possibile una ricomposizione: al momento una trentina di parlamentari vengono dati in uscita dai gruppi pentastellati. Per l’ex premier sarebbe un ulteriore duro colpo dopo il flop alle amministrative

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