contro le restrizioni

Covid e restrizioni, se i ristoratori aprono “per sopravvivenza”

Oggi manifestazione a Piazza Montecitorio e dal 7 saracinesche alzate per ristoranti, pizzerie e pub aderenti a Mio Italia: “Attendiamo risposte vere”

Covid e restrizioni, se i ristoratori aprono “per sopravvivenza”

Non si ferma la protesta dei ristoratori italiani. Oggi, gli aderenti a MIO-Movimento Imprese Ospitalità Italia assieme al Movimento ‘Io Apro’, La Rete delle Partite Iva, Apit Italia e Pin, si sono dati appuntamento alle 15.00 in piazza Montecitorio a Roma per un’iniziativa pubblica. E domani riapriranno sia a pranzo che a cena nonostante i divieti: “Siamo pronti a aprire le porte ai clienti non per protesta, ma per sopravvivenza”.

 

Da mesi movimenti e associazioni del Comparto ospitalità a Tavola (Horeca) contestano le misure adottate prima dall’esecutivo Conte e, ora, da quello guidato da Mario Draghi. “Dall’attesissimo decreto Sostegni di aprile, quello che dovrà concentrare l’erogazione di risorse importanti, attendiamo ancora risposte vere”, dichiara Paolo Bianchini, presidente del Movimento imprese ospitalità.

 

Tra i problemi più urgenti “gli affitti, che i piccoli imprenditori devono continuare a pagare nonostante siano stati costretti a chiudere. Il blocco della ripartenza dei mutui e dei finanziamenti, il blocco degli sfratti commerciali e di quelli in esecuzione per le imprese entrate in crisi a causa della pandemia. Infine, il blocco - indispensabile - delle licenze per alcuni anni. L’obiettivo è evitare che la criminalità organizzata, o investitori esteri, per pochi euro possano acquistare eccellenze del nostro Paese, strangolate dalle restrizioni”.

 

Migliaia tra ristoranti, bar, pizzerie e pub, dunque, sono pronti ad alzare domani le saracinesche. La protesta segue azioni di disobbedienza fiscale che tutte le associazioni coinvolte hanno già attivato da qualche settimana, fermando “il pagamento di tasse e tributi che gravano da quando è cominciato il lockdown, praticamente da marzo 2020”.

Sono state intentate azioni legali “perché siamo nell’impossibilità di pagare la giungla di balzelli che risucchia il 70% degli incassi a causa dell’evidente crollo del fatturato. La media nazionale è di -57% con punte anche del 95%”. Bloccato il pagamento “della Tari, della tassa sulle insegne, della Siae, dei contributi Inps, esclusa la quota dipendente. Perché i piccoli imprenditori devono pagare la tassa sulle insegne, solo per fare un esempio, se queste ultime sono rimaste spente?”.

 

Secondo quanto riferito dai vertici “un pool di avvocati, tributaristi, commercialisti” è pronta a dare “assistenza legale gratuita ai piccoli imprenditori già da quando arriverà il primo avviso di pagamento. Sarà, infatti, presentato un immediato ricorso e offerta copertura legale in tutti e tre i gradi di giudizio. La nostra sarà una battaglia pubblica, a testa alta, che auspichiamo raccolga il massimo del consenso”. Il comparto della ristorazione che vale complessivamente il 30% del Pil è tra i più duramente colpiti In Italia dalle chiusure dovute alla pandemia da Covid 19. Secondo la Federazione italiana pubblici esercizi nel 2020 sono stati persi oltre 34 miliardi di fatturato.

 

A subire le perdite maggiori i piccoli e i medi imprenditori. Per le sigle aderenti alle iniziative dei prossimi giorni, è necessario che il Parlamento provveda subito ad approvare “un nuovo scostamento di bilancio”. I sostegni previsti fino a questo momento vengono definiti “qualcosa di simile a un’elemosina di Stato. Una manciata di euro, pari al 5% delle perdite del 2020, che non può fermare lo stillicidio di fallimenti e di sfratti esecutivi in atto”.

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